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Smash EVO, il riassunto

Le finali di Super Smash Bros. Ultimate sono state l'evento più seguito della storia dell'EVO, con 279.000 spettatori. Come sono andate?

SPECIALE di Alessandro Bacchetta   —   06/08/2019
Super Smash Bros. Ultimate
Super Smash Bros. Ultimate
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L'Evolution Championship Series, il più importante torneo di Super Smash Bros. Ultimate al mondo, è terminato in Italia lunedì all'alba, a causa del fuso orario; si è svolto a Las Vegas dal due al quattro agosto, e vi hanno partecipato più di tremila giocatori, una cifra mai raggiunta prima da nessun altro titolo ospitato all'EVO. Le fasi finali dell'evento, trasmesse in streaming, hanno totalizzato ben 279.000 spettatori, un altro record per l'intera manifestazione: che lo si chiami brawler o picchiaduro, non c'è dubbio che Super Smash Bros. stia scrivendo, mai come adesso, la storia di questo genere. Detto questo, prima di parlare dell'andamento delle finali, ci sono due piccole informazioni che dovremmo darvi, così che possiate comprendere appieno il pathos dell'ultimo scontro.

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Le partite di Super Smash Bros. Ultimate, quantomeno all'EVO, si svolgono uno contro uno, su pochi stage ristretti (non in versione Omega), che vengono scelti dal perdente dell'incontro precedente (con alcune limitazioni che non stiamo a specificare). Non ci sono, come ad ogni torneo che si rispetti, le armi. Un set è considerato uno scontro a tre vite, dalla durata massima di sette minuti: nei turni iniziali vince chi raggiunge prima due set, mentre le fasi finali, come i tennistici Master 1000 di una volta, sono tre su cinque. A differenza del tennis però, in Super Smash Bros. chi perde non va fuori... o almeno non immediatamente. Questo per far sì, almeno secondo gli intenti, di premiare sempre il più meritevole. Dopo una sconfitta quindi si passa nel tabellone dei perdenti e, a quel punto, ogni scontro perso significa eliminazione. In sostanza, ogni giocatore ha, per dirla nei nostri termini, "due vite". Tenete a mente questo dettaglio.

I finalisti

Le fasi finali hanno ospitato otto giocatori, quattro dal tabellone "winners", quattro dal tabellone "losers", e si è arrivati a questa scrematura in soli tre giorni di torneo. I fantastici otto sono stati: MkLeo, Tweek, Glutonny, Samsora, ProtoBanham, Raito, Zackray e Light. Tra questi c'era un europeo, il francese Glutonny (detto Gluto), un messicano (il numero uno del mondo, MkLeo), c'erano tre giapponesi (ma nessuno di loro è salito sul podio) e ben quattro statunitensi. Solo due delle quattro principali teste di serie, che vi avevamo presentato qualche giorno fa, sono arrivate in finale. Ci riferiamo a Leonardo Lopez Perez, il già citato MkLeo (classe 2001), e a Gavin Dampsey, detto Tweek (nato nel 1998). Le altre due erano state battute il giorno prima, quando da sessantaquattro i giocatori erano rimasti otto: erano stati eliminati Marss (stimato numero tre al mondo) e Dabuz (numero quattro). Ma la cosa più importante di quella giornata era stata la sconfitta di MkLeo, il grande favorito: era passato dal tabellone dei vincitori a quello dei perdenti, per mano di Kameme, uno strepitoso Mega Man (potete vedere qui l'incontro). Da lì sarebbe comunque arrivato in finale, ma con un grande handicap, come dicevamo prima: ormai aveva una sola vita a sua disposizione.

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Iniziamo il nostro resoconto proprio dalla sfida tra i due finalisti del tabellone vincitori, ovvero quella tra Tweek e Gluto. Il lottatore principale di Tweek è l'Allenatrice Pokémon, e lui ha un aspetto a metà tra Gru (di Cattivissimo Me) e Draco Malfoy: è arrivato sul palco con la mano in tasca, scostandosi i capelli biondi dagli occhi molte più volte del necessario, e ha messo in mostra due strani tic. Il primo consiste nel chinare il capo verso lo schermo, accarezzandone la sommità; il secondo nell'annuire con la testa, tendenzialmente dopo una sconfitta, per non perdere la concentrazione. Gluto, all'anagrafe William Belaid (nato nel 1995), è forse l'unico degli otto finalisti che non apparirebbe fuori luogo in discoteca: piuttosto slanciato, barbetta ben tenuta, bermuda alle gambe e, soprattutto, nessun atteggiamento tipico di chi ha passato tante, tantissime ore ad allenarsi da solo davanti a uno schermo.

Le finali

Per Gluto arrivare tra i primi otto sarebbe già stato un ottimo risultato, figuriamoci raggiungere il podio. I pronostici quindi erano tutti a favore di Tweek, che in effetti ha iniziato alla grande la partita, vincendo senza alcun problema i primi due set. Il suo livello medio è sembrato nettamente superiore a quello dell'avversario. Tuttavia Gluto, almeno tra gli otto finalisti, è quello ad aver dimostrato maggior sangue freddo, rivelandosi capace di dare il meglio di sé nei momenti più importanti: e infatti, grazie a delle prestazioni eccellenti, sfruttando benissimo l'attacco aereo verso l'alto, è riuscito a raggiungere Tweek sul due pari. L'incontro decisivo ha rappresentato un parziale anticlimax, perché è stato gestito alla grande dall'americano, che ha dominato il match, facendo valere le sue superiori qualità: solo per un momento Gluto si è riavvicinato, dimostrando ancora una volta la sua tenacia, quando - una vita pari - ha portato il dannometro dell'avversario a meno di venti danni percentuali dal suo.

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A questo punto Gluto ha disputo la finale del tabellone dei perdenti, contro MkLeo, il favorito del torneo. Non ve la raccontiamo nel dettaglio, perché è finita tre set a zero per il messicano, che ha mostrato di poter raggiungere delle vette qualitative sconosciute a tutti gli altri. In certi momenti, col suo Joker e il suo fedele pad rosso (era GameCube), sembra trasformare l'avversario in un burattino. Nell'aspetto è molto simile a quello che potrebbe essere il prototipo di un nerd, almeno nella cultura di massa: leggermente sovrappeso, introverso, poche emozioni mostrate e, naturalmente, occhiali da vista sul naso. Sbuffa spesso gonfiando le guance, volendo trovargli qualcosa di abitudinario. Arrivati a quel punto, MkLeo - per ottenere il titolo - avrebbe dovuto vincere due partite di fila, al meglio dei cinque set, contro Tweek. Questo perché, come dicevamo all'inizio, proveniva dal tabellone dei perdenti, mentre l'americano da quello dei vincenti; ed è impossibile perdere un torneo di Ultimate senza essere sconfitto almeno due volte. A sorpresa, Tweek è riuscito ad ottenere due set di vantaggio. MkLeo ha vinto quello successivo, portandosi sul 2-1.

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La partita seguente è stata quella più drammatica dell'interno torneo, perché Tweek conduceva per tre vite a una. MkLeo si è subito riavvicinato, ma in quel momento stavano comunque due a uno: una situazione di assoluto vantaggio per lo statunitense. Che, purtroppo per lui, si è emozionato proprio quando era più vicino alla vittoria: usando sempre Squirtle, il più veloce ma il meno resistente dei suoi pokémon, con la sua prima vita non è riuscito ad infliggere alcun danno ulteriore a Joker, che l'ha sbattuto fuori al 70%. Entrambi probabilmente sapevano che la partita si sarebbe decisa lì: Tweek al momento decisivo ha scelto Charizard, il più potente e grande mostro a sua disposizione, e, se così vogliamo chiamarli, ha sprecato tre match point. Il primo sul lato sinistro della piattaforma, quando MkLeo ha evitato il suo letale edge-guarding per pochissimo. Il secondo con una codata che, dal centro dello stage, ha spedito Joker a un millimetro dalla fine dello stesso, stavolta verso destra. Il terzo con una presa, che ha avuto un esito simile al colpo precedente. A quel punto, MkLeo è risalito sul ring, e con uno short hop verso l'alto ha spedito il drago fuori dallo schermo. Da qui in poi non c'è stata partita. Il giocatore messicano ha vinto in scioltezza il set decisivo, e anche i tre del match successivo. In definitiva, non si può dire che non sia stato un successo. Circa 300.000 spettatori in diretta, un numero che verrà facilmente superato dalle future visioni su Youtube. MkLeo ha intascato 21.000 dollari, Tweek 7.000, Glutonny 3.500. Abbiamo visto le finali dopo aver assistito, nel pomeriggio, a una grandissima gara di Lewis Hamilton; tanto per porre tutto nella giusta prospettiva, attraverso un servizio a pagamento, e nella sola Italia, il Gran Premio di Ungheria è stato visto da un milione e mezzo di persone. Il pilota in questione, che è anche il più pagato al mondo, incassa 57 milioni di Euro l'anno. La strada fare, per gli eSport, è ancora lunga... e non è detto sia in discesa.