Normalmente le acquisizioni lasciano adito a molti dubbi e aprono moltissime domande, che trovano risposta solo con il passare del tempo. Pensate a quante volte ci siamo chiesti se i giochi di Bethesda sarebbero diventati esclusive Xbox dopo l'acquisizione di Microsoft o, più recentemente, quante analisi sono state prodotte per dare un senso all'acquisizione multimiliardaria di Activision Blizzard, sempre da parte di Microsoft. L'ultimo colpo di scena sul mercato, invece, appare davvero limpido nei suoi obiettivi. Vale comunque la pena di chiedersi perché Sony abbia comprato Bungie, anche se le risposte sono praticamente tutte negli annunci ufficiali.
I segni dell'acquisizione
Prima di proseguire chiariamo un punto: l'acquisizione di Bungie non è la risposta di Sony all'affare Microsoft / Activision Blizzard. Quantomeno non ne è la conseguenza diretta. Accordi come questo richiedono mesi, quando non anni, per essere perfezionati e nascono da lunghe pianificazioni, non certo dagli umori del momento. Che Bungie fosse sul mercato era oltretutto noto da almeno ottobre del 2020, quando nella scheda della compagnia su opencorporates.com è apparso un Corporation Service Company agent, ossia una "figura terza di mediazione che si occupa delle procedure legali nei casi di acquisizioni o vendite." Allora si pensò a un interessamento di Microsoft, per la passata vicinanza tra le due società, ma a questo punto è probabile che già da allora Sony si fosse fatta avanti. All'epoca scrivemmo in merito che "per avere qualche certezza bisognerebbe svolgere un'indagine più approfondita (probabilmente nemmeno possibile, a meno di non conoscere qualcuno dentro Bungie). Del resto, nel caso non sarebbe scontato nemmeno che dall'altra parte ci sia Microsoft (Bungie potrebbe aver raggiunto un accordo con qualcun'altro)." In un certo senso possiamo dire che siamo stati lungimiranti e oggi abbiamo saputo finalmente cosa stava succedendo dietro le quinte.
I fatti
Tra lo stupore generale, ieri Sony ha annunciato di l'acquisizione di Bungie per 3,6 miliardi di dollari. Chiedersi come mai lo studio che ha creato la serie Halo sia diventato parte del mondo PlayStation sarebbe un po' come chiedersi perché lo studio che possiede l'IP di Crash Bandicoot stia per diventare parte del mondo Xbox. Semplicemente si tratta di accordi economici di alto livello che prescindono da questioni di bottega o dagli affetti di alcuni videogiocatori, che sul mercato hanno scarso valore. Non è una questione di maglia, ma di soldi. La parte davvero stupefacente dell'intera faccenda è la chiarezza estrema con cui Sony ha illustrato la situazione, affermando che dopo l'acquisizione Bungie rimarrà una filiale indipendente, che avrà la totale libertà creativa, che continuerà ad auto pubblicare i suoi giochi e che questi ultimi rimarranno multipiattaforma. Sembra quasi che Sony si sia voluta rivolgere principalmente agli investitori, come a volerli rassicurare sulle motivazioni di una spesa tanto ingente, quindi ai videogiocatori.
In questo senso il comunicato ha utilizzato delle espressioni molto simili a quelle usate dai dirigenti Xbox per commentare l'apertura dell'ecosistema di Microsoft a tutte le piattaforme possibili, naturalmente ai tempi dei relativi annunci.
Sony e Bungie vogliono quindi "raggiungere i giocatori ovunque essi scelgano di giocare". Jim Ryan, il presidente di Sony, ha chiarito ancora meglio la questione sul PlayStation Blog: "I successi di Bungie nella pubblicazione multipiattaforma e nei giochi live service ci aiuteranno a realizzare le nostre ambizioni di portare PlayStation oltre le console e di far crescere il nostro pubblico potenziale."
Non contento, ha poi ribadito che Bungie: "rimarrà indipendente e multipiattaforma, avrà libertà creativa e i suoi successi nello sviluppo e nel lancio di franchise di grande successo nel genere degli sparatutto fantascientifici saranno complementari al portfolio di proprietà intellettuali di Sony." La visione dell'espansione dell'ecosistema PlayStation oltre le console e verso un pubblico nuovo e più vasto possibile, è stata avallata anche da un messaggio di Hermen Hulst, il capo dei PlayStation Studios, che ha scritto con altrettanta chiarezza: "Penso che l'ingresso di Bungie nella famiglia PlayStation aumenterà le capacità dei PlayStation Studios e di Bungie, e realizzerà la nostra visione di espandere PlayStation a centinaia di milioni di giocatori. Come autori di videogiochi, questo è sempre stato il nostro obiettivo: portare la nostra visione a più persone possibili."
Bungie è così determinata a far capire che non si metterà a produrre esclusive PlayStation, da aver pubblicato una sessione di domande e risposte immediatamente dopo l'annuncio, in cui alla domanda: "Bungie sta sviluppando dei nuovi giochi, diventeranno esclusive PlayStation?" la risposta è stata "No. Vogliamo che i mondi che creiamo arrivino ovunque le persone giocano. Proseguiremo ad auto pubblicarci e a essere indipendenti a livello creativo e continueremo a guidare una sola comunità di Bungie."
Sony all'arrembaggio
Quindi, perché acquisire Bungie? Facile: Sony vuole rafforzarsi dov'è più debole, ossia nel settore dei live service e per farlo ha puntato su uno degli studi più ferrati sull'argomento, che non solo sta già gestendo un GaaS di successo (Destiny 2), ma che ne ha anche altri in preparazione e ha, quindi, una vasta esperienza nel settore. Le parole di Ryan sull'argomento non lasciano spazio al dibattito: "Bungie ha creato due dei franchise più iconici del mondo dei videogiochi, Halo e Destiny, e ha una grande capacità nel dare alla comunità dell'esperienze su larga scala incredibilmente coinvolgenti, tramite dei giochi che si sviluppano ed evolvono nel tempo."
Riassumendo: Sony ha acquisito Bungie perché sta pensando di amplicare la sua base utenti potenziale, andando oltre PS4 e PS5, e vuole avere dei prodotti e il know-how giusti per aggredire quello che è comunque un settore molto difficile, dove oltretutto i suoi studi hanno scarsa esperienza. Per questo sfrutterà Bungie non solo per i giochi, ma per creare sinergie con gli altri PlayStation Studios, così da ridurre i rischi. Ma allarghiamo il discorso: nelle scorse settimane si è parlato molto di Spartacus, quello che dovrebbe essere il nuovo servizio in abbonamento di Sony che, stando alle voci di corridoio, andrà a fondere gli abbonamenti PlayStation Now e PlayStation Plus.
Probabilmente non sarà a esclusivo appannaggio delle console PlayStation ma, come l'Xbox Game Pass, punterà anche ad altre piattaforme. Immaginiamo che il PC sarà supportato al 100%, visto che lo è già dal PS Now, ma al gruppo potrebbero aggiungersi anche altre piattaforme come quelle mobile. In questa prospettiva, Bungie e i suoi titoli diventerebbero una leva fortissima, perché andrebbero ad attirare un pubblico diverso da quello a cui solitamente si rivolgono i giochi dei PlayStation Studios e perché farebbero espandere l'ecosistema PlayStation oltre i suoi confini attuali, che sono sì vasti, ma comunque limitati rispetto al mercato inteso nella sua interezza.
Di fatto quella di Sony è una mossa che nessuno si aspettava, che però diventa logica nell'ottica del desiderio della compagnia di allargarsi il più possibile in settori differenti, in particolare quello dei servizi, seguendo il modello di Microsoft.
Per questo il mercato azionario ha reagito immediatamente alla notizia, facendo crescere il valore delle azioni di Sony del 4%: dopo anni di attendismo, dovuti comunque agli innegabili successi in ambito console, gli investitori hanno finalmente visto un segno tangibile della volontà della multinazionale giapponese di abbracciare dei settori che ormai non possono essere più ignorati, perché il modello tradizionale diventa sempre più difficile da sostenere, quindi sempre più rischioso. Così non è paradossale dire che Bungie è stata acquisita per continuare a fare Bungie dentro all'ecosistema PlayStation.