Se c'è una scena che sarà per sempre tramandata nella storia delle console, quella è senza ombra di dubbio il siparietto in cui l'allora presidente di Sony Interactive Entertainment Shuei Yoshida spiegava come condividere i videogiochi su PS4 nella maniera più semplice possibile, passando un disco fisico dalle proprie mani a quelle del vicepresidente Adam Boyes. Da quell'istante sono passati esattamente dieci anni, si potrebbero fare dozzine di riflessioni sul modo in cui effettivamente l'industria e il concetto stesso di "game sharing" hanno finito per evolversi, ma ce n'è una in particolare che ha un significato di grande impatto: a partire da oggi la console ammiraglia di Sony sarà una macchina fondamentalmente digitale, perché il lettore ottico sarà venduto anche come un semplice accessorio.
Sony ha presentato i nuovi modelli di PlayStation 5: non si tratta di un'alternativa, di una classica versione "Slim" o di una variante "Pro", ma del design ufficiale della macchina che da ora in avanti - all'esaurimento delle scorte precedenti - si troverà sugli scaffali dei negozi. Le differenze sul piano tecnico e ingegneristico si limitano infatti alla riduzione del volume del 30%, alla presenza di due porte USB-C sul frontale della console, al raggiungimento del Tera effettivo su SSD, all'assenza della base per il posizionamento verticale dalla confezione, nonché ovviamente alla diversa struttura della scocca, che permette d'inserire o rimuovere il lettore estraibile che la distingue dalla vecchia offerta.
Per quanto riguarda il prezzo, si parla di 549,99€ per la variante standard e 449,99€ per quella senza lettore: dal momento che il lettore viene venduto separatamente a 119,99€, la rinnovata "all digital" finisce per avere un prezzo potenziale più alto della controparte, senza contare che anche la base per il posizionamento verticale - da acquistare disgiunta in ambedue i casi - costerà invece 29,99€. Basta uno sguardo alle specifiche delle macchine per rendersi conto che si tratta di un redesign orientato prevalentemente al segmento della produzione: escludendo la riduzione del volume e la presenza della doppia porta USB-C, è evidente che Sony si sia mossa nella direzione di abbattere i costi e le difficoltà legate all'avere due modelli differenti - nonché ingombranti - da costruire e stoccare.
Il lancio della nuova versione definitiva di PS5 lascia spazio a tantissime domande: si tratta di un'operazione pensata per i nuovi arrivati in attesa di una vera variante Pro? Siamo di fronte a un primo passo verso il ritorno degli hardware da salotto modulabili? Possibile che i nuovi modelli segnino il distacco definitivo con il passato di Sony, un'accettazione silenziosa della rivoluzione "all digital", magari il cancello d'ingresso in una nuova era per la compagnia? La nuova PlayStation 5 "slim" è un'occasione per riflettere sul futuro delle console per videogiochi.
Una console Slim, ma anche un po' Shady
A onor del vero, Sony non ha mai utilizzato la denominazione "Slim" per indicare particolari edizioni delle sue console: nel corso delle generazioni abbiamo infatti incontrato PS One, PS2 Slimline, una PS3 priva di nome e infine la celebre PS4 D Chassis. Ciò detto, la nuova versione di PlayStation 5 - per quanto riguarda la percezione dell'utente finale - trova la sua ragion d'essere quasi esclusivamente nella riduzione del volume, in quella del peso e nella presenza del lettore estraibile, configurandosi di fatto come erede diretta di quella vecchia filosofia. Si tratta di una revisione a tutti gli effetti: da ora in avanti PS5 sarà questa, le altre non saranno più prodotte, ed è opinione diffusa che gli ingegneri della compagnia abbiano puntato lo sguardo esclusivamente verso i cicli di produzione e le catene di montaggio, senza preoccuparsi particolarmente di ricamarla attorno alle esigenze dei giocatori. Ovviamente quella di tradire il form factor della macchina originale non sarebbe stata un'opzione percorribile, allo stesso modo in cui interventi sull'architettura avrebbero di fatto spaccato l'utenza ben prima dell'emersione di una reale variante "Pro".
Nelle ultime ore si è accesa la discussione nell'orbita del prezzo e della modulazione dell'offerta: la scelta di non integrare la base verticale e di venderla separatamente, unitamente all'elevato costo del lettore, non possono che riportare la memoria al classico modus operandi di Apple, che ha avuto un ruolo pionieristico nella creazione di questo genere di formula. Di fatto, acquistando la "versione digital" per poi aggiungere al carrello anche il lettore e lo stand, si raggiungerebbe quota 599.97€, ovvero 100€ in più rispetto alla versione "standard" presentata al lancio del 2020; nel territorio americano la situazione è ancora più delicata, perché la linea Slim si è portata dietro un necessario incremento di prezzo della console senza lettore. Se da una parte la scelta di 'scontare' il pacchetto standard nasconde l'intento di continuare a puntare sulla variante più redditizia della macchina, è decisamente più difficile leggere la questione legata alla basetta: quella di passare da uno stand universale - per quanto fosse stato criticato - a una periferica extra è una decisione estremamente complessa da giustificare, per non dire un vistoso passo indietro.
Lo spettro della console modulabile
A conti fatti, la nuova PlayStation 5 si presenta in una variante base che può essere arricchita tramite periferiche, sempre che una semplice base per il posizionamento verticale si possa definire una periferica in senso stretto. Sebbene siamo ancora lontani dall'idea di un effettivo ritorno all'idea dell'antica "console modulabile", non si può non pensare al futuro delle macchine mid-gen, nel caso specifico alla tanto vociferata PlayStation 5 Pro che stando a diverse indiscrezioni sarebbe da tempo in cantiere e dovrebbe essere presentata nel corso del prossimo anno. Possibile che, in futuro, quello che negli anni è diventato un grande tabù del mercato console possa essere sfatato?
Nella memoria dell'industria è ancora impresso a fuoco il fallimento del Sega Mega Drive 32X così come quello del Nintendo 64DD, periferiche che violarono la più grande regola aurea del mercato console: quella di appianare le divergenze per anni senza realizzare scissioni fra gruppi di utenti. La soluzione più efficace fu quella adottata dalla Grande N per mezzo del piccolo Expansion Pak: dal 1996 furono solo due i titoli a richiederlo tassativamente, ovvero Donkey Kong 64 e The Legend of Zelda Majora's Mask, mentre un catalogo piuttosto ricco avrebbe potuto sfruttarlo per ottenere risoluzioni e funzionalità aggiuntive. Da allora, tra Network Adapter e Kinect vari, nessuna periferica ha più osato impattare direttamente sulle prestazioni, soprattutto sul roster di giochi a disposizione delle macchine. In compenso sono state introdotte le console di mezza generazione, un primo tentativo concreto di imitare la scalabilità cui sono soggetti i PC nell'arco degli otto canonici anni di ciclo vitale. L'idea di dover acquistare separatamente una base non piace a nessuno, quella del lettore è decisamente più comprensibile, ma cosa accadrebbe se in futuro rimuovendo una scocca e sostituendo un pezzo fosse possibile ottenere una versione "Pro" della console? Si tratterebbe di una gradita innovazione o del ritorno a un passato che sembrava ormai scomparso?
Il nuovo mondo è digitale
Se c'è un insegnamento che possiamo trarre dalla nuova struttura di PlayStation 5 è che il lettore ottico è diventato un semplice accessorio, se vogliamo un modulo extra: l'ammiraglia, o meglio la base comune alle due varianti, è ora una macchina completamente digitale. Il celebre video di Shuei Yoshida, divenuto virale al lancio di Xbox One, ha profondamente mutato il suo significato nel corso degli anni: il servizio di condivisione giochi di Microsoft è senza ombra di dubbio il più permissivo e conveniente in circolazione, l'esplosione delle librerie digitali è un fenomeno ormai sotto gli occhi di tutti, persino le edizioni da collezione sono ormai vendute da tempo senza disco, per non parlare dell'allora imprevedibile importanza raggiunta dai servizi in abbonamento e dal segmento nascente del cloud gaming. Il filmato divenuto simbolo dell'inscalfibile dominio di PlayStation 4, in poche parole, rischia di rivelarsi l'antitesi della nuova anima della compagnia.
È una Sony PlayStation molto diversa da allora, quella con cui ci troviamo a interagire oggi. Nonostante l'addio di Jim Ryan, Sony Interactive Entertainment sembra decisa a proseguire l'impegno nei giochi come servizi destinati ad affiancare le avventure per il giocatore singolo, il lettore CD è diventato una periferica, il nuovo PlayStation Plus offre una vasta libreria di titoli in abbonamento, la linea stessa della console si presenta aggressiva e "tamarra" come una Lamborghini, anziché elegante e minimalista come una Ferrari. Malgrado ciò, e soprattutto nonostante le reazioni critiche dell'utenza ad alcune scelte degli ultimi anni, il brand PlayStation è più forte che mai e l'intera gestione Ryan - sul piano finanziario - si può considerare uno straordinario successo. Oggi inizia di fatto una nuova epoca, fondata sull'avventura di un nuovo amministratore, su un'inedita filosofia creativa e sull'esordio della versione "definitiva" di PS5: considerando lo stato attuale dell'industria, per ipotizzare come andranno le cose servirebbe una sfera di cristallo.
E PlayStation 5 Pro?
Il 10 novembre del 2016 - tre anni e sette mesi dopo l'esordio di PS4, due mesi dopo la D Chassis - Sony ha lanciato PlayStation 4 Pro, una revisione hardware di fascia più alta orientata al supporto dei videogiochi in 4K. A breve cade il terzo anniversario di PS5, abbiamo appena fatto la conoscenza della nuova versione "Slim" definitiva, pertanto i tempi sembrano maturi per l'emersione di un'eventuale mid gen. Svanita da qualche tempo dal mirino degli insider, l'ipotetica PS5 Pro è stata citata da diverse figure - in particolar modo da Tom Henderson - nel corso del 2023: l'ultima apparizione risale allo scorso settembre, relativamente alla presunta notizia che un nuovo misterioso devkit firmato Sony sarebbe arrivato all'improvviso negli studi di Square Enix.
Senza perdersi a speculare sullo scopo della macchina, che secondo le voci più autorevoli guarderebbe con particolare attenzione al ray tracing, PS4 Pro ha insegnato che l'utenza è interessata ad aggiornare l'hardware: i numeri ufficiali non sono mai stati condivisi, ma all'epoca il 40% delle PlayStation 4 Pro furono vendute a felici possessori della console standard. Allora, tuttavia, il panorama era molto diverso da quello attuale: la risoluzione 4K era una rarità assoluta, la maggior parte delle produzioni non erano cross-gen, in linea generale un'evoluzione degli hardware avrebbe avuto decisamente più senso oltre che degli obiettivi più a fuoco. Molti videogiochi pensati appositamente per la current gen sono inesorabilmente bloccati a 30 fps, senza contare che lo spettro di una generazione che viaggia a velocità doppia si sta facendo ogni giorno più concreto. Tra le voci di sviluppatori che si lamentano dell'ottimizzazione su Xbox Series S - è emblematico il caso di Baldur's Gate 3 rinviato a data da destinarsi sulle sponde di Microsoft - e numerosi titoli ancora pubblicati per le macchine dell'ottava, l'emersione di un'ulteriore nuova "fascia" di console rischierebbe di caricare l'ennesimo macigno sulle spalle di studi già oberati di lavoro.
L'alba di una nuova era?
Una delle notizie che più fecero discutere prima del lancio di PS5 riguardava la stima dei costi di produzione nell'ordine dei $450, fattore che fece pensare a un quadro di vendita in perdita. Sono due le informazioni che si possono trarre con discreta sicurezza dalla revisione della macchina: in primis è stata pensata per ottimizzare e appiattire i costi e i processi di produzione e di distribuzione, in secondo luogo per chiudere il ciclo di adeguamento dei prezzi all'inflazione che ha caratterizzato l'ultimo triennio, anche e soprattutto negli Stati Uniti. A pesare sulle sue spalle è senza dubbio la base venduta separatamente a 29,99€, ma ci sono altre concomitanze quantomeno curiose: spicca su tutte la presentazione dei nuovi pannelli Deep Earth Collection non meno di tre settimane fa per una macchina oggi fuori produzione, nonché il recente aumento di prezzo degli accessori che ha appena toccato la regione giapponese. La percezione, in sostanza, è quella di un'operazione di "sgrammatura" o riporzionamento, ovvero una riduzione della dimensione del prodotto al mantenimento dello stesso costo che ha poco a che fare con la sfera dei consumatori.
Con il mese di ottobre si chiuderà il primo grande giro di boa per PlayStation 5: alla vigilia del terzo anniversario abbiamo fatto conoscenza della nuova versione definitiva della macchina, mentre Marvel's Spider-Man 2 si appresta a calare il sipario sulla prima infornata di videogiochi SIE ad aver graziato le sponde della console, lasciando tuttavia l'orizzonte pressoché spoglio di avventure vicine alla tradizione. Toccherà a questa versione Slim - ma soprattutto all'erede di Jim Ryan - traghettare PS5 verso acque più sicure, magari preparando il terreno per l'approdo di una versione Pro, magari tirando fuori dal cilindro un grande videogioco capace di trainarla finalmente lontano da questa piccola, si spera transitoria tempesta.