Ve la siete goduta questa Summer Game Fest? Probabilmente la risposta cambierà a seconda dei vostri gusti videoludici: i fan di Final Fantasy VII festeggiano oramai da diverse ore il ritorno del pantagruelico remake, quelli di Kojima invece si stanno chiedendo dove sia finito il loro atteso DS2. In questo articolo però non parleremo strettamente di videogiochi, ma dell'evento vero e proprio che, oltre a tante novità, porta con sé emozioni che non provavamo da tempo.
Attori e sviluppatori
La cosa che ci ha colpito di più di questa Summer Game Fest è, infatti, l'organizzazione tanto sfacciata da ricordare, almeno nella formula, quella che era una classica conferenza dell'E3. Dopo essere scesi dal nostro Uber, mentre ci avvicinavamo a piedi verso il fantomatico Youtube Theater scelto da Geoff Keighley e dal suo team per l'evento, prendevamo lentamente atto che quest'anno le cose sarebbero andate in modo molto differente rispetto al 2022. Il primo segnale che qualcosa non stava andando come previsto lo abbiamo avuto dal pubblico: variegato, sferzato da una contagiosa allegria e incredibilmente numeroso. L'esatto contrario di quanto accaduto lo scorso anno quando lo stesso evento andò in onda in diretta streaming senza pubblico in sala, con Geoff e i suoi ospiti davanti a una platea silenziosa e drammaticamente vuota per le norme di sicurezza anti Covid. Il resto lo abbiamo visto durante lo show, dove tra un elegantissimo Sam Lake e un dolcissimo Ed Boon, la cui rabbia è usata al 100 per creare nuovi Mortal Kombat, c'è stato posto anche per un Nicolas Cage in grandissimo spolvero.
San Geoff?
È Mentre aspettavamo che tutto iniziasse che di botto siamo stati trascinati indietro negli anni: l'emozione dell'attesa, il brusio di sottofondo dal quale, aguzzando l'orecchio, si distinguono speranze e sogni dei presenti. Per un attimo abbiamo immaginato che, usciti dallo Youtube Theater, ad aspettarci avremmo trovato un Los Angeles Convention Center luminosissimo e strapieno di software house, publisher e videogiochi. In quel momento, lo ammettiamo, è stato molto difficile trattenere l'esplosione di felicità scaturita dall'idea che San Geoff ci riportasse a quei fasti oramai sempre più lontani.
Niente di più sbagliato, dannazione. La mancanza di titoli davvero grossi e sorprendenti ci ha alla fine riportato con i piedi per terra e nel mezzo di tutt'altra situazione: Geoff Keighley ce la sta mettendo davvero tutta e apprezziamo naturalmente lo sforzo ma, senza avere il supporto totale dell'industria dei videogiochi, un evento come la Summer Game Fest si riduce oggi ad ambiguo simulacro di un passato che forse, più o meno a ragione, non tornerà più.
Informazione peer-to-peer
La morte dell'E3 non è avvenuta di botto e la fine delle conferenze dal vivo non è una scelta che è stata presa alla leggera. Questi sono strumenti che, nel momento in cui vengono riproposti, mostrano tutta la loro inadeguatezza in un mondo dove da una parte l'informazione viaggia sempre più veloce e dall'altra i publisher non sono più in grado di creare giochi con la stessa scioltezza: vogliamo di più, ma possono offrirci sempre di meno. Inoltre, ma questo è un problema che esiste da oramai una ventina di anni, le conferenze sono da tempo calibrate per parlare direttamente al pubblico, saltando l'analisi logica offerta agli utenti dai giornalisti più in gamba. E per avere il totale controllo dell'informazione cosa c'è di meglio di uno showcase digitale senza domande e reazioni del pubblico in sala, cosa c'è di meglio di uno State of Play, un Direct o un "Come li chiama Microsoft"? Il giornalista Aldo Grasso ha recentemente fatto le stesse considerazione parlando delle dirette social dei politici, un canale d'informazione un peer-to-peer senza filtri né contraddittori che sta sostituendo in parte le ospitate televisive già fin troppo accondiscendenti.
La conferenza del futuro
Se quindi dovessimo ripensare le conferenze, forse dovremmo ripartire proprio dal pubblico verso il quale queste dovrebbero rivolgersi. Ma anche per questo, forse, è oramai troppo tardi. Il pubblico vuole sincerità, informazione di qualità, lamentandosi poi di ogni critica mossa verso i loro giochi preferiti, capolavori istantanei e acquisti obbligati ben prima che qualcuno possa provarli e descriverli nel dettaglio.
Decidiamo ancora cosa comprare, o qualcuno decide per noi? La risposta - forse - la troveremo in un'intervista "senza filtri" di un CEO sul suo blog ufficiale...