Super Mario Sunshine, un giudizio.
Miyamoto ha una visione molto semplice del concetto di videogioco, ossia un mezzo per divertirsi. A volte i suoi prodotti, senza cambiare l’obiettivo principale, si riempiono di contenuti, di storie, prendendo i connotati di un’avventura (Zelda), altre volte sono dei semplici intrattenitori irresistibili, ed è proprio il caso di Mario. Fin dal primo istante, si ha la medesima sensazione provata giocando gli altri capitoli della serie: tutto è perfetto, i colori sullo schermo, la musichetta che ti entra subito violentemente in testa, la corsa accanita di Mario; il joypad si fonde nelle mani, si è immediatamente proiettati in situazioni divertenti da cui non si vuole uscire. Tutto ciò che non è il gioco, diventa un peso. Personalmente gioco da sempre e vivendo attualmente in Giappone ho la fortuna di poter giocare praticamente a tutto, sempre: non esistono squadre per cui tifare, grafica o altro, ma solo dei prodotti che si comprano per divertirsi; purtroppo la sensazione di essere preso seriamente da un videogioco si fa sempre più rara e ci si sente ad un certo punto un videogiocatore maturo, in cui non basta l’amore per una casa produttrice per giocare per ore delle immani boiate. Mario riazzera tutto: ci si ritrova davanti allo schermo a fare l’impossibile, si viene completamente rapiti da tutto ciò che anche questa volta Shigeru e il suo staff (quelli che hanno veramente fatto il gioco, in quanto lui è stato solo UNO dei produttori, non il responsabile del progetto o altro, su uno staff di almeno quaranta persone) è riuscito a produrre. Leggo in Rete dibattiti sul voto che una delle più importanti riviste giapponesi ha dato a Super Mario Sunshine, che per alcuni non è sufficientemente alto: la nota rivista ha fatto la recensione su una beta in cui era accessibile solo un terzo del gioco e lo so perché è la stessa che ho provato io ha inizio luglio, prima di ricevere una final 1 dieci giorni dopo, troppo tardi per provarla a fondo uscire con una rivista di più di cento pagine a colori in tutto il Giappone dopo quattro giorni. Non credete a niente che non sia: Mario è uno spettacolo.Super Mario Sunshine, un giudizio.
Ho giocato a Super Mario Sunshine per la prima volta agli inizi di luglio, per circa 20 ore di fila (con pause più o meno brevi, lasciando comunque la console accesa). L’ho rigiocato sporadicamente fino alla notte di giovedì 18, quando, alle 23 e 59, ero nel Don Kihotte di Roppongi per acquistare una copia del gioco allo scoccare della mezzanotte. Dopodiché c’è stata la full immersion durata fino ad oggi. Scrivo quindi un giudizio per TRANQUILLIZZARE coloro che stanno impazzendo cercando di capire se Miyamoto ce l’ha fatta oppure no. Ebbene sì, Super Mario Sunshine è, senza ombra dubbio, l’ennesimo colpo del caro Shigeru.