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Super Princess Peach

1963: Prima donna sullo spazio. 2006: Prima donna protagonista di un platform Nintendo.

ANTEPRIMA di Alessandro Bacchetta   —   13/03/2006
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Ritorno al passato?

La prima cosa che viene da chiedersi è perché Nintendo abbia aspettato tanto a donare un successore a Super Mario World, e se questo Princess Peach possa realmente aspirare a tale titolo. Le cause sono probabilmente indirette, visto che col Nintendo 64 e col GameCube, escluso quello schizzetto di Yoshi’s Story, è stata data maggiore importanza ai giochi a tre dimensioni. Su Game Boy Advance invece EAD, il team che si occupa da sempre della principale serie di Mario, si è limitata a proporre remake su remake. Se dal punto di vista commerciale i risultati sono stati eccellenti, non si può dire che i giocatori siano rimasti molto soddisfatti, soprattutto alla luce di ciò che sta avvenendo col Nintendo DS: due nuovi Platform 2d in poco più di un anno. Se però New Super Mario Bros. era effettivamente difficile da proporre prima, Princess Peach poteva benissimo essere creato su GBA o, andando ancora più a ritroso nel tempo, su Super Nintendo. Quasi sicuramente sarà un grande gioco, vista l’esperienza praticamente unica che vanta la casa di Kyoto con questo genere, ma sarà un grande gioco che poteva essere fatto anche dieci anni fa. Se da un lato la qualità rimane immutata nel tempo, dall’altro era normale aspettarsi qualcosa di più, in relazione alle potenzialità sia grafiche che tecnologiche del DS.

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2 dimensioni x 2 schermi = 4 sentimenti

Princess Peach segue i canoni storici della serie Mariesca: otto mondi divisi in altrettanti livelli più vari Boss. All’interno di ogni stage bisogna affrontare una serie di pericoli per poter raggiungere l’agognato “goal”, che nella migliore tradizione proporrà una ruota della fortuna a base di funghi e fiori. Il bestiario di Peach, salvo sporadici nuovi mostri, è ripreso direttamente dai vecchi giochi: così avremo goomba, koopa, piante carnivore e ricci inseriti in ambientazioni piene di tubi, mattonelle cedevoli, mattoni e nuvolette volanti. Il gioco nonostante la considerevole quantità di livelli si dovrebbe poter concludere in poche ore, anche se così tutto il suo potenziale verrebbe sprecato. Come in Mario World infatti sembra che avranno una notevolissima importanza sia i sotto livelli che i segreti, rintracciabili solamente grazie ad un’attenta rivisitazione degli stage. Ciò che potrà rendere unico il gioco però è la protagonista stessa, che si presenta come un incrocio, ovviamente parlando del sistema di controllo, tra Mario e Yoshi. Dal primo riprende le mosse basilari, dal secondo il piccolo volo e la capacità di ingurgitare i nemici, ovviamente tramite l’ombrello che si porterà sempre appresso. Non mancano nemmeno le influenze provenienti da Wario, perché Peach potrà picchiare i nemici, afferrarli e lanciarli via come nella migliore tradizione del bruto Nintendo. Tutto questo minestrone verrà arricchito dai quattro stati d’animo di Peach (Gioia, Tristezza, Rabbia e Felicità), attivabili con la semplice pressione del Touch Screen, che provocheranno alla nostra principessa varie reazioni, corrispondenti, ovviamente, all’attivazione di altrettante mosse. Non certo il miglior modo di sfruttare lo schermo inferiore del DS, ma almeno si eviteranno complesse combo coi tasti normali. Le monete finalmente avranno un ruolo fondamentale, poiché permetteranno di acquistare nuove abilità per Peach, che a loro volta vi daranno la possibilità di sbloccare nuovi segreti nei livelli già conclusi in precedenza.

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Una pennellata per concludere

Lo stile del gioco è molto carino, ricorda da vicino quello di Mario e Luigi dell’Alpha Dream. Oltre ad essere molto colorato e ad avere un look addirittura fin troppo vivace, Princess Peach com’è ormai consuetudine per i giochi Nintendo vanta delle animazioni allo stato d’arte. Sia la principessa col suo piccolo ombrello che i nemici prendono vita in maniera adorabile sui piccoli schermi del DS, come forse non sarebbe stato possibile su GBA. Sulla qualità del gioco c’è poco da preoccuparsi, visto che per la maggior parte ripropone una meccanica estremamente collaudata e funzionale. Gli interrogativi riguardano il gran numero di mosse, che potrebbero rovinare l’abituale immediatezza dei titoli di Mario, e l’effettivo potenziale di un gioco così classico nel 2006. Anche se sarà bello come Super Mario World, ora come ora, sarà abbastanza?

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Il 2005 è stato un anno inaspettatamente fortunato per i platform: abbiamo assistito all’arrivo su console casalinghe di ben due potenziali capolavori, Psychonauts e Donkey Kong Jungle Beat, mentre per DS sono usciti il piacevole remake di Super Mario 64 e Kirby Convas Curse, che è sicuramente tra i migliori giochi disponibili per il portatile Nintendo. Escluso Super Mario 64 x 4 che è un rifacimento di una gloria del passato, tutti gli altri platform citati hanno in comune il fatto di avere delle caratteristiche uniche e anomale, difficilmente ripetibili in altre produzioni. Princess Peach, già uscito da mesi in versione Giapponese, per certi aspetti è meno ambizioso dei giochi appena elencati, perché meno originale, per altri lo è molto di più, perché si pone come obbiettivo quello di continuare e possibilmente migliore una saga celebre e importante come quella di Super Mario, che nella sua parte bidimensionale è ormai ferma dall’inizio degli anni ’90.