Se al momento di scegliere la vostra PlayStation 5 siete andati senza battere ciglio verso la Digital Edition, siete già pronti per un'era in cui i supporti fisici sono ormai vicinissimi alla pensione. Se invece alla fine siete andati verso la versione della console con il drive ottico incluso, magari anche dopo avere tentennato un po', allora vuol dire che ancora non siete pronti per compiere il grande salto. Un salto destinato ad avvenire prima o poi, che ci piaccia o no e con buone probabilità all'interno della generazione in cui ci troviamo. Un cambio epocale che si lascerà dietro i ricordi di anni e anni legati ai vari supporti fisici che ci hanno accompagnato insieme alla passione per i videogiochi. Prima che tutto quanto finisca nel baule del vecchiume in soffitta e il download diventi l'unico modo per ottenere il videogioco di turno appena uscito, abbiamo deciso di fermare per un attimo le lancette del tempo, approfittandone per farle tornare indietro per ripercorrere la storia dei supporti fisici usati nei videogiochi.
Pronti? Via!
Cassette magnetiche
Iniziamo la nostra carrellata dalle magnifiche cassette magnetiche, forse l'oggetto più nostalgico in assoluto tra quelli che vedremo in questo articolo. Sono del resto un vero e proprio pezzo d'antiquariato anche per il settore che a suo tempo ne faceva il maggior uso: quello musicale. Accanto all'immancabile stereo con relativo lettore di nastri, soprattutto guardando agli anni '80 si ricorda in molte case la presenza di altri dispositivi analoghi, legati però ai videogiochi. Quello che sarà rimasto impresso nella mente della maggior parte di noi è probabilmente il Datassette del Commodore 64, attraverso il quale era possibile leggere le cassette che contenevano videogiochi sul loro nastro (per un massimo teorico di 97 kilobyte su una cassetta da 60 minuti) per poi eseguirli. Il motivo principale per il quale le cassette magnetiche sono rimaste impresse nella mente di chi le ha viste all'opera è senza dubbio la loro lentezza in fase di lettura, che di fatto costringeva ad aspettare diversi minuti prima di vedere il gioco in esecuzione sullo schermo. Il tempo di una puntatina in bagno in tutta tranquillità o di andare in cucina per uno snack. Sempre che il caricamento andasse in porto senza problemi...
Floppy Disk
L'onda lunga della nostalgia passa ovviamente anche attraverso i floppy disk, comunemente detti "dischetti" dai genitori dell'epoca. In realtà ancora oggi i floppy restano conosciutissimi anche dai più piccoli: rappresentano infatti l'icona universale di salvataggio dati all'interno dei programmi che usiamo su PC e tablet. Un tempo, però, questi dischi magnetici venivano usati anche per ospitare videogiochi, tipicamente su computer visto che nel mondo console pur provandoci essi non hanno mai sfondato. Tra le varie dimensioni quello più famoso è senza dubbio il floppy da 3,5 pollici, sia nel suo formato a doppia densità con capacità di 720 kilobyte, sia ad alta densità con la possibilità di ospitare ben 1,44 megabyte. Nel momento in cui i giochi superarono tali dimensioni, vennero divisi in più floppy disk da intercambiare a caldo su sistemi come Amiga e, ovviamente, il PC. Leggendari da questo punto di vista gli undici dischi nei quali si trovavano avventure grafiche famosissime dell'epoca, come Indiana Jones and the Fate of Atlantis e Monkey Island 2: LeChuck's Revenge.
Cartucce
Alte e basse, larghe e strette, nere e grigie. Se c'è un supporto fisico sul quale i designer hanno potuto sbizzarrirsi nel corso della storia dei videogiochi questo è la famosa cartuccia, per anni usata prevalentemente in ambito console. Prima di issare bandiera bianca di fronte all'affermazione del CD-ROM, la cartuccia ha attraversato indenne diverse generazioni videoludiche, diventandone così uno dei simboli per tantissime persone. Lo è stato per chi per esempio ha avuto in casa un Atari 2600 proprio negli anni in cui le cartucce facevano la loro comparsa, ma anche per chi negli anni successivi ha posseduto una delle console targate Nintendo o Sega, insieme ai loro inconfondibili supporti. Proprio la società attualmente guidata da Shuntaro Furukawa è stata quella che più a lungo ha sostenuto la causa delle cartucce per le proprie console, scegliendole anche nel caso di Nintendo 64 a fine anni '90 in barba ai supporti ottici che avevano ormai già preso il sopravvento. N64 è stata di fatto l'ultima console casalinga di una certa importanza a fare uso delle cartucce come supporto fisico, prima che Nintendo Switch si affidasse in tempi più recenti a un tipo di media molto simile. Ma non identico.
Game Card
Immaginate un oggetto simile per dimensioni a quello di una carta di credito, identico come funzionamento a quello di una cartuccia ma spogliato della plastica esterna che contraddistingueva quest'ultima. Non sono tante in realtà le console che hanno fatto uso della game card come supporto fisico, ma spulciando in giro per Internet qualche testimonianza è possibile trovarla: è il caso per esempio della SG-1000 di Sega, console commercializzata prevalentemente nel solo Giappone con qualche puntata in giro per il mondo tra Oceania, Italia e Spagna. Come dicevamo nel paragrafo precedente, prima con DS e poi con Switch Nintendo ha di fatto rispolverato l'uso della game card come supporto fisico, a distanza di anni dalle ultime viste in circolazione e in formato sensibilmente ridotto rispetto a quello delle origini.
Supporti ottici
L'ultimo grande salto prima dell'avvento del solo-digitale è ovviamente quello che ha visto il mercato muoversi verso i supporti ottici. Anche se i primi sono stati i Laser Disc già negli anni '80, furono i CD-ROM ad alimentare definitivamente l'esplosione di questo tipo di media: non a caso li usò Sony per la prima PlayStation, contribuendo a decretare lo straordinario successo di questa piattaforma nel corso degli anni. Come in altri casi, i CD sono durati fino a quando sono stati in grado di soddisfare abbastanza bene sempre più crescenti esigenze di spazio per immagazzinare i dati. Quanto i 700 megabyte di dimensione massima da essi offerti non sono più bastati è arrivato il DVD, tipicamente da 4,7 gigabyte nella sua prima incarnazione per raggiungere poi a livello di formato un massimo di 17,08 gigabyte per le versioni a doppio strato e doppia faccia. Come sappiamo il DVD è stato poi sostituito dal Blu-Ray coi suoi 25 gigabyte in versione base fino a un massimo di 100 gigabyte. Quest'ultimo supporto nella sua incarnazione 4K Ultra HD, è quello supportato da PlayStation 5 e Xbox Series X. Non dimentichiamo infine i formati proprietari, come il GD-ROM nel caso di Dreamcast, di UMD per PSP o del miniDVD usato da Nintendo per i giochi su GameCube.
E voi che ricordi avete dei formati fisici usati nel tempo per i videogiochi? Ne ricordate qualcuno in particolare? Ditecelo nei commenti!