Gli spietati ninja ci fornirono preziosi consigli indicando i giusti sentieri che ci avrebbero fatto avanzare indisturbati e mimetizzati tra gli indigeni. 10
Una folta schiera si recava all'adorazione delle sacre reliquie; ci infiltrammo silenziosi fino a giungere all'agognata visione del castello ove venivano custodito il Graal del nostro errare. 3
Coscienti dei terribili pericoli che tramavano nell'ombra aldilà del sinistro fossato, potenziammo il nostro armamento. 17
Ingaggiammo una forsennata battaglia coi difensori della santa dimora, protetti da inusuali armature dalla foggia sgargiante. 19
Dopo lunghe colluttazioni immobilizzammo gli infedeli, ormai nulla poteva dividerci dalla vittoria e riportare il leggittimo bottino ai nostri fratelli. D'apprima raccogliemmo il "Calzario del Gigante", che avrebbe finalmente permesso al nostro fidato scudiero Almor, che bramante e fiducioso ci attendeva in patria, di raggiungere un'altezza consona alla sua importanza. 13
Giravamo dubbiosi, poi finalmente, un soave odore s'insinuò nell'aere, era lei, l'ottava meraviglia del globo che ci invocava. Animati di nuova gioia e determinazione seguimmo quella sinuosa scia olfattiva fino alla teca del sanctum sanctorum : "La Topina in scatola". 14
Ma, ahimè era un falso, credevano forse di ingannare gli infallibili gaijin? Stolti. Ci accorgemmo di un passaggio segreto proprio al di sotto dei nostri piedi. Finalmente il trofeo di Nostro Signore Sir Pucci era nelle nostre mani, ben presto sarebbe tornata nella sua naturale sistemazione. 15
Fiaccati e spossati dalla giornata, ma tronfi d'orgoglio, tornammo ai nostri alloggi per godere del meritato riposo. 2
Una buona novella c'attendeva, evidente segno che Iddio stesso gioiva per la nostra impeccabile vittoria; il mio bagaglio era stato ritrovato e finalmente potevo ritornare ad usufruire di quel capo d'abbigliamento che da diversi secoli va tanto di moda e del quale ero sprovvisto da ormai due giorni: le mutande. 11
Capitolo 2: Le folte insidie delle terre lontane
Di buona lena c'apprestammo a ritornare alla nostra missione, ristorati da 2 o 3 abbondanti ore di sonno, nonchè aiutati dall'orario che appariva piuttosto fuso. 4
Poco lontano sorgeva una struttura specializzata in comunicazioni: spedivano piccioni ovunque con messaggi vari. Approfittammo subito per far sapere ai cavalieri che ansiosamente confidavano nella nostra crociata che il viaggio procedeva. 8
Il sacro impegno andava portato fino in fondo, occorreva riportare le sacre insegne a Sir Pucci nell'italico feudo. Inizialmente confidavammo nel destino, rivolgendoci a delle sfere magiche prodotte da delle strane apparecchiature di metallo. 9
Ma per quante lire infilassimo nell'orifizio nessun globo fuorisciva. Chissà come mai? Gli dei stranieri ci erano avversi, ne eravamo certi. Sicchè, non perdendoci d'animo, riversammo le nostre speranze al pagano, scommettendo alle corse dei cavalli, dove accettavano tutti i nostri denari. 5
Costernati dalla vastità dei luoghi e dalle strane fiere che cercavano di impedire il nostro percorso, ci siamo fermati a consumare delle pietanze locali, consapevoli che con lo stomaco pieno il ragionamento sorge più spontaneo. 12
Afflitti dai nostri dilemmi, affogavamo i dispiaceri nell'ingordigia, discutendo sommessamente sulla nostra deprecabile condizione. D'un tratto, meraviglia delle meraviglie un figuro, si accosta alle signorie nostre comunicando in una lingua a noi comune. 20
Trattavansi di un ronin che conosceva il nostro idioma per lunghe ed imperscrutabili combinazioni e non aveva potuto astenersi dall'ascoltare in nostro dire e condividere il nostro dolore. Spontaneamente ci offriva il suo aiuto, visto che tramava per la sovversione della vigente dinastia. Ci indicò la giusta via tra la città straniera. 16
Strani ed esotici sobborghi sorgevano innanzi i nostri passi. 7
Seguendo le indicazioni dell'astuto ronin, scaltramente cercammo asilo nel covo delle spie che lavoravano per soverchiare l'imperatore. 6