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The Last of Us, analogie e differenze del prologo tra gioco e serie TV

Abbiamo visto con gusto la prima puntata della serie TV di The Last of Us: quali analogie e quali differenze ci sono rispetto al videogioco?

SPECIALE di Lorenzo Kobe Fazio   —   21/01/2023
The Last of Us, analogie e differenze del prologo tra gioco e serie TV
The Last of Us
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Chi conosce a memoria il videogioco avrebbe dovuto essere mentalmente più pronto, in qualche modo allenato e preparato a sopportare lo shock, il contraccolpo emotivo, la potente scarica di commozione che uno dei prologhi più riusciti, toccanti ed emozionanti dei videogiochi è capace di riversare nel fruitore, suo malgrado passivo spettatore di un sublime, catartico ed annichilente climax di cui è davvero difficile dimenticarne l'intensità.

Essere propensi ad assorbire al meglio il colpo, non garantisce tuttavia di non uscirne ugualmente con le ossa rotte. Tantopiù se la serie TV di The Last of Us, in questa primissima puntata dimostra una certa abilità nell'espandere, senza deragliare; ampliare, senza snaturare; approfondire, senza modificare né il senso di ciò che accade, né la sua riuscita estetica.

Ancora una volta, insomma, siamo stati tristi ed ammutoliti testimoni di un dramma che si consuma nel giro di poche ore, uno stravolgimento completo della vita, così come i protagonisti della vicenda l'hanno sempre conosciuta, che investe con tanta più violenza Joel a cui viene letteralmente strappata la parte più felice ed innocente di sé, un trauma che, come ha già intuito anche chi ha conosciuto il brand solo con questo primo episodio, segnerà il resto della sua vita e il rapporto che lo lega ad Ellie.

Dal videogioco, alla serie TV e ritorno, vale la pena analizzare più nel dettaglio cosa accade nel prologo, sottolineando cosa unisca e cosa divida la prima puntata della produzione HBO dalla fonte d'ispirazione a caccia di quei dettagli e di quelle differenze, capaci di comunicare in modo diverso lo stesso doloroso dramma.

Il prologo “epico” della serie TV

Nico Parker interpreta magistralmente la piccola Sarah di The Last of Us
Nico Parker interpreta magistralmente la piccola Sarah di The Last of Us

Una mezz'ora piena, contro il quarto d'ora scarso, considerando esclusivamente cut-scene e azione vera e propria. Questo è lo scarto, in termini di durata, che separa il prologo della serie TV, da quello apprezzato originariamente nel 2013 su PlayStation 3, un minutaggio sensibilmente superiore che, come anticipato, traccia e demarca un proposito estetico e contenutistico volto a infarcire una storia già vista con molti più dettagli, utili sia per tenere alto l'interesse del fan della prima ora, sia per creare un contesto più comprensibile per il neofita di turno. Pur al prezzo di un effetto scenico lievemente meno intenso e sorprendente, come specificheremo meglio a breve.

Sì, perché se proprio vogliamo trovare qualcosa di controverso, a questa pur meravigliosa ed emozionante prima puntata, questo qualcosa va innanzitutto ricercato nella primissima scena, in quel talk show ambientato negli anni '60 in cui un bravissimo John Hannah, già amato ai tempi di Spartacus e qui nei panni di un epidemiologo, profetizza lo scenario post apocalittico causato dal Cordyceps.

Nella serie TV di The Last of Us diventa ancor più evidente la chiara sensazione di Joel di non sentirsi all'altezza del ruolo di padre
Nella serie TV di The Last of Us diventa ancor più evidente la chiara sensazione di Joel di non sentirsi all'altezza del ruolo di padre

Questa anticipazione, a ben vedere si ricollega direttamente al finale della prima stagione e del videogioco (e di cui in questa sede non faremo alcuno spoiler). Se da una parte, come detto, contestualizza e crea delle aspettative, dall'altra anticipando ciò che accadrà, aliena lo spettatore, emotivamente meno coinvolto da un'apocalisse annunciata e di cui, di fatto, conosce già l'esito. Accade qualcosa di estremamente simile nell'epilogo, quando lo spettatore ha già tutti gli elementi per intuirlo ed immaginarlo, e la chiusura è quanto mai asciutta, netta, priva di fronzoli estetici anche in termini registici, oltre che di scrittura.

Neil Druckmann, per dirla in altri termini, si rifà (più o meno consapevolmente) anche nel "nuovo" incipit della serie TV agli stessi precetti del Teatro Epico di Brecht che ne caratterizzano la conclusione, in cui la partecipazione attiva dello spettatore è incentivata, attraverso lo straniamento, non dal suo coinvolgimento emotivo, quanto da una presa in esame, distaccata e razionale, degli avvenimenti. Un effetto che, tra l'altro, spiega perché sia tanto più efficace e potente lo shock emotivo causato dalla morte violenta della piccola Sarah, scena che invece fa leva sul piano emozionale dello spettatore, tra primi piani e il toccante accompagnamento musicale.

Il rapporto tra Joel ed Ellie di The Last of Us può essere capito solo analizzando prima il legame dell'uomo con la figlia Sarah
Il rapporto tra Joel ed Ellie di The Last of Us può essere capito solo analizzando prima il legame dell'uomo con la figlia Sarah

La prima scena della serie TV è insomma controversa esclusivamente nella misura in cui non si vuole accettare questo voluto e ricercato smorzamento dell'effetto drammatico, restituito invece nel videogioco dove la totale impreparazione a ciò che accadrà di lì a poco concorre a creare tensione ed aspettative. Se pad alla mano si viveva la vicenda in primissima persona, attraverso gli occhi ingenui di Sarah, nella serie TV lo spettatore sa già del Cordyceps e dell'imminente apocalisse, e proprio per questo vive con distacco i primi segnali della pandemia.

La scelta consapevole di Neil Druckmann e di Craig Mazin, sceneggiatori dello show televisivo, unisce idealmente l'incipit con il prologo, entrambi annunciati, alienanti, anti-catartici. Questo perché come la serie videoludica insegna, soprattutto nell'ancor più sconvolgente sequel, il focus non è principalmente, né esclusivamente, cercare lo shock nello spettatore, quanto spingerlo razionalmente a considerare ed analizzare i rapporti interpersonali, nonché a studiare la vera natura dell'uomo, egoista, vendicativa e opportunista secondo la visione di Naughty Dog.

Un padre assente

Già la prima puntata di The Last of Us spiega molto meglio e molto di più tutta la complessità psicologica di Joel
Già la prima puntata di The Last of Us spiega molto meglio e molto di più tutta la complessità psicologica di Joel

Quando la serie entra nel vivo, il maggior minutaggio viene ulteriormente giustificato da una lunga serie di scene che non esistono nel videogioco, che inizia sostanzialmente in medias res a un paio di ore dall'inizio dell'incubo. Il grande pregio di questi spaccati di (non) normalità in più, servono a darci ulteriori dettagli sul rapporto che lega Joel a Sarah, a sua volta utile per carpire ancor meglio tutta la difficoltà che l'uomo proverà nel doversi prendere cura di Ellie.

Ci sono tre momenti, antecedenti alla morte di Sarah, in cui viene reso palese quanto Joel sia un padre indubbiamente affettuoso, ma al tempo stesso assente. Nonostante la figlia sia ancora giovanissima, è già una piccola donna pronta a badare a sé stessa e a preoccuparsi del padre. Quest'ultimo, difatti, dimentica di comprare il necessario per preparare i pancake per colazione (dettaglio che nelle prossime puntate si rivelerà tanto più prezioso per quanto sottilissimo) e viene ripreso da Sarah perché non si è accorto di aver indossato al contrario la t-shirt.

A conti fatti le differenze di questo primo episodio di The Last of Us rispetto al videogioco sono molte
A conti fatti le differenze di questo primo episodio di The Last of Us rispetto al videogioco sono molte

Cioè che è peggio, se nel videogioco Joel è presente quando entra in scena il primo infetto, nella serie TV Sarah si ritrova inizialmente da sola quando si ritrova a fronteggiare la vicina già preda del Cordyceps, ulteriore segnale di quanto la ragazza sia in realtà abbandonata a sé stessa, trascurata da un padre preso da molti altri doveri e da una vita complicata.

C'è poi la scena dell'orologio, simile per messa in scena a quella del videogioco, ma estremamente differente per quanto riguarda il significato profondo che ne scaturisce. Su PlayStation 3, Sarah comprava un orologio nuovo, nella serie TV gli ripara quello il padre possiede già, una metafora piuttosto esplicativa di ciò che accadrà a Sarah e al suo surrogato, ovvero Ellie (dettaglio su cui ci concentreremo meglio in un altro articolo, per non cedere agli spoiler in questa sede).

Tra tutte queste differenze, ci sono anche tante somiglianze tra i due prologhi. Al di là della già citata scena dell'orologio, la fuga in macchina è estremamente simile, così come la dolorosissima morte di Sarah, dove come già detto si abbandona qualsiasi intenzione di alienare lo spettatore, per coinvolgerlo emotivamente, anche con virtuosismi e orpelli estetici, nel dramma di Joel.

Ciò che più convince di questa prima puntata, insomma, è il perfetto equilibrio con cui viene ripreso ed espanso quanto visto nel videogioco. Tutto è al suo posto, eppure vengono aggiunti dettagli in più, molti dei quali fondamentali per capire ancora meglio la reticenza e l'iniziale rifiuto di Joel nel prendersi cura di Ellie. Una prima puntata davvero convincente, specchio di un prologo intenso, brillante, riuscitissimo.