Questa sera alle 23 verrà trasmesso il consueto Nintendo Direct di febbraio che, per stessa dichiarazione dell'azienda giapponese, mostrerà i giochi in uscita nella prima metà dell'anno. Praticamente impossibile che non ci sia The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, in arrivo il 12 maggio, séguito di quello che, dalla critica, è stato considerato il miglior gioco dello scorso decennio. Non sappiamo se sarà l'ultimo trailer prima della pubblicazione, quindi dell'ultima volta di cui sentiremo parlare del gioco prima del 12 maggio, oppure di un atto prodromico a un Direct specifico su The Legend of Zelda (non sarebbe una scelta inusitata).
Per certo, tuttavia, sappiamo due cose. Pur riutilizzando lo stesso engine di Breath of the Wild, Tears of the Kingdom sarà il secondo episodio home console, escludendo capitoli portatili e remake (e spin-off), con maggiore distanza temporale dal predecessore: più di sei anni. Nonostante sia stato presentato nel 2019 e tre/quattro trailer/teaser trailer, non sappiamo quasi niente del gioco, se non che ci saranno delle isole volanti, e Link avrà almeno tre nuove capacità. Poco altro, in pratica; Nintendo ha mantenuto un grande riserbo su questa produzione, e la nostra sensazione è che non sia sintomo di insicurezza, bensì del sentimento esattamente opposto.
La teoria che vi proponiamo, che riguarda l'impostazione di Tears of the Kingdom, nonché della collocazione stessa del gioco nella caotica timeline della serie, non è venuta in mente soltanto a noi; basti pensare che è stata recentemente condivisa da uno dei più seguiti youtuber a tema zeldiano, Zeltik, e non è l'unico - ne parleremo tra poco - ad averla presa in considerazione. Avevamo accennato a questa possibilità qualche mese fa, in una puntata de la Bustina di Lakitu su Tears of the Kingdom. The Legend of Zelda è sempre stata una saga ciclica, rituale, una serie che ha riproposto - in epoche differenti - le stesse tematiche. In tutta la sua storia, quantomeno limitatamente ai capitoli principali, soltanto tre - quattro col prossimo - sono i seguiti diretti: gli altri giochi propongono degli enormi salti temporali, con diversi Link a difendere altrettante Hyrule.
Quale sarebbe questa teoria? Ebbene: Tears of the Kingdom potrebbe essere davvero ciclico nel vero senso dalla parola. Breath of the Wild è l'ultimo The Legend of Zelda in linea temporale, l'episodio che ha unificato le dispersive diramazioni della storia e Tears of the Kingdom ne è un seguito diretto. Quindi, per forza di cose, sarà l'ultimo episodio della serie (cronologicamente parlando). E se, al contempo, fosse anche il primo? Se la sua storia trattasse sia gli eventi dopo Breath of the Wild, sia quelli prima di Skyward Sword?
Musica
Tra i primi a pensare che Tears of the Kingdom potesse essere palindromico, ben prima che venisse mostrato il logo rimandante all'uroboro (ancora, ne scriveremo dopo), è stato il musicista/youtuber Tim de Man. Nei suoi tanti speciali ha illustrato le novità sonore introdotte dal gioco, nonché le caratteristiche in continuità con Breath of the Wild: tra queste ultime la predominanza del piano, calato però in un contesto più maestoso e dinamico, e accompagnato da percussioni che, secondo lui, sarebbero prodotte da uno djembe. Al di là di simili aspetti, in questo filmato ha espresso la sua teoria: guardandolo potete assorbire le motivazioni tecniche che hanno originato l'ipotesi, che noi ci limitiamo a sintetizzare. In pratica, il tema del secondo trailer di Tears of the Kingdom sarebbe una diretta prosecuzione di quello di Breath of the Wild. Nintendo, in particolare con questa serie, non è certo nuova a rimandi musicali tra episodio ed episodio: Ballad of the Goddess, la musica principale di Skyward Sword, non è altro che un arrangiamento sontuoso di quello della principessa, Zelda's Lullaby, disposto al contrario. Il legame tra Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, però, sembrerebbe ancor più complesso.
Nel video qui sopra potete ascoltare un'esecuzione dello stesso Tim, atta a dimostrare la sua teoria. Non solo l'inizio di Tears of the Kingdom sarebbe in diretta prosecuzione con la fine di Breath of the Wild, ma... lo stesso inizio del tema principale di Breath of the Wild sarebbe un continuo della fine di quello di Tears of the Kingdom. Confusi? Be', è comprensibile. In pratica, indicando con A, B e C l'inizio, il corpo e la fine del tema di Breath of the Wild, e con D il corpo (la sezione centrale) di quello di Tears of the Kingdom, avremmo questa struttura: A, B, C, C, D, A... A, B, C, C, D, A... A, B, C, C, D, A: siamo intrappolati in un ciclo senza fine, appunto. Dove c'è la coda di uno, inizia la testa dell'altro, e viceversa. Vi ricorda qualcosa?
Logo e uroboro
Senza entrare nei dettagli della storia dell'uroboro, della sua provenienza e del suo possibile sottotesto psicologico (o valore antropologico), limitiamoci a segnalare che, prevedibilmente, è un simbolo che rimanda alla ciclicità. Di norma viene rappresentato come un serpente disposto a cerchio, con la bocca che avvolge la sua stessa coda. Nel logo di Tears of the Kingdom, nonché nelle architetture ammirate nei trailer, c'è qualcosa di molto simile: un serpente che mangia la coda dell'altro, col secondo che, a sua volta, ingloba la coda del primo. Ci siete, giusto? A, B, C... C, D, A. Non sono, inoltre, "serpenti" (draghi?) qualsiasi: ricordano da vicino le decorazioni delle rovine Zonai, esplorabili nella giungla di Breath of the Wild, reperti di un'antica civiltà ormai estinta. Una civiltà autrice anche dei labirinti del gioco, che infatti presentano decorazioni simili, oltre a nascondere i tre pezzi che compongono l'armatura da barbaro, appartenente, in modo poco sorprendente, proprio agli Zonai. Le isole volanti che abbiamo visto nei trailer di Tears of the Kingdom sono piene di ornamenti ricalcanti quello stile. Vale la pena di ricordare, sebbene possa risultare scontato, che i simboli nei loghi di The Legend of Zelda rappresentano sempre qualcosa di importante per quel singolo episodio. La maschera in Majora's Mask, la nave in The Wind Waker, il lupo in Twilight Princess, la spada distrutta, e il fiore che emerge dalla "Z", in Breath of the Wild. Insomma, non è possibile - banalmente - che la scelta dell'uroboro "Zonai" sia casuale.
Isole volanti e 10.000 anni fa
Arriviamo alla parte finale di questa strampalata teoria, che sembra avere tante basi valide quante imprevedibili conseguenze. Breath of the Wild propone tre linee temporali: quella in cui si svolge il gioco, quella di 100 anni prima (in cui Link, Zelda e i Campioni sono stati sconfitti) e, in questo contesto la più interessante, quella di (!) 10.000 anni prima. Una storia narrata da Kass, il Rito con la fisarmonica, fin troppo dettagliata per l'importanza che ricopre nel gioco stesso: è vero, dona l'idea della ciclicità della lotta contro il male, dell'eterno reincarnarsi di Link, Ganon e Zelda, ma - lo ribadiamo - è piuttosto "precisa" per rappresentare un semplice mito. L'arazzo che viene mostrato durante la canzone, rappresentante quegli eventi, esibisce un Eroe dai capelli lunghi (e rossi). Be', basta guardare i trailer di Tears of the Kingdom per accorgersi che, in certi momenti, la capigliatura di Link somiglia a quella dell'arazzo. Esattamente come la veste che porta, verde e ariosa. Che il Link di 10.000 anni fa non sia altro che quello del presente spedito nel passato?
Eccoci all'ultima considerazione, riguardante le isole volanti, l'unica caratteristica dominante di Tears of the Kingdom divulgata da Nintendo. Non c'è bisogno di doti archeologiche per ricordarsi che l'unico episodio caratterizzato da una morfologia simile sia proprio Skyward Sword, il primo in linea temporale. Un titolo che narra la creazione della Spada Suprema, ma che al suo interno non esclude affatto un ulteriore passato da svelare: anzi, lo comunica proprio, sia con le arrugginite tecnologie del deserto, sia attraverso le parole degli abitanti di Oltrenuvola. Se Tears of the Kingdom presuppone un viaggio nel tempo, è probabile che gli eventi narrati saranno antecedenti proprio alla creazione di Oltrenuvola. Infine, una nota sul direttore del gioco, Hidemaro Fujibayashi. Escludendo i vari capitoli tascabili, finora ha diretto soltanto due The Legend of Zelda per home console: Skyward Sword, il primo della serie, e Breath of the Wild, l'ultimo. E se con Tears of the Kingdom chiudesse davvero il cerchio, avvolgendo il tutto in un ciclo senza fine? Stasera ne sapremo di più. Allacciate le cinture e preparate la Paravela...