Mostri ed eroi
Sebbene inscritto nell'ambientazione più classica cui un gioco di ruolo possa aspirare, The Third Age mostra subito di non avere molto a che spartire con il consueto canone degli RPG di stampo occidentale quali Baldur's Gate o Neverwinter Nights.
Al contrario, sono sufficienti pochi secondi di azione per riscontrare le evidenti analogie con il gameplay cui ci hanno abituati i tipici giochi di ruolo nipponici per console.
Interrogato dal sottoscritto su questa curioso elemento, Jason è stato lieto di ammettere che effettivamente fu quello il modello seguito nel corso dello sviluppo, trattandosi di giochi che loro tessi hanno amato, e il fatto che il produttore esecutivo Steve Gray avesse a sua volta collaborato con Squaresoft, non può che sottolineare ancora una volta questo felice sposalizio di idee.
Ritroviamo quindi i familiari combattimenti a turni generati casualmente, l'interfaccia testuale per la gestione di equipaggiamento, incantesimi, abilità e del party di personaggi, configurabile a seconda di quanti ne avremo "sbloccati" procedendo nel gioco.
Con un comparto grafico di grande impatto ed eccezionale qualità (tanto tecnica quanto stilistica) si nota come ogni particolare del gioco - in particolare durante gli scontri a suon di incantesimi e attacchi speciali - si sia cercato di riprodurre quell'epico "sense of wonder" che spesso latita nei prodotti videoludici occidentali e altresì abbonda nella trilogia cinematografica come nella saga di Final Fantasy, da cui TTA prende chiara ispirazione.
Uno dei punti di forza ricorrenti in questo tipo di RPG è senza dubbio la varietà di equipaggiamenti: non a caso abbiamo constatato la presenza di dozzine di varianti del solo, banale, scudo da battaglia, ciascuno diverso per foggia, colore e addirittura epoca di appartenenza (la Prima Era, delle battaglie contro Morgoth, la Seconda, ascesa e caduta di Nùmenor e prima disfatta di Sauron, e infine della Terza, che si concluse appunto con la Guerra dell'Anello e la definitiva disfatta del Nemico).
Il lavoro di background insomma sembra davvero incredibile, e tale abbondanza di oggetti, con tanto di descrizione e relative variabili numeriche, non è semplicemente una giustificazione alla preponderante componente tattica del gioco stesso, ma la stessa legittimazione di armi e capacità "magiche" (non presenti nel mondo di Tolkien alla maniera cui il fantasy moderno ci ha abituato), sebbene frutto di alcune licenze creative, si sposa alla perfezione con il taglio dato all'ambientazione dalla produzione cinematografica. Così la capacità di guarigione dell'elfa al nostro comando porta il nome di "Dono di Elrond", mentre la capacità di alcuni goblin di Moria di potenziare gli attacchi col fuoco è detta "Fiamma di Udùn".
Il gioco dunque è estremamente ricco di riferimenti a questo o quel particolare dell'immaginario tolkieniano che faranno la felicità degli amanti più "hardcore" del libro, che non mancheranno di individuare con piacere le tante piccole sfumature, in quanto inserite da appassionati loro pari.
Oltre il libro, oltre il film
Ambientato lungo l'intero arco narrativo dei tre film/libri, TTA ci pone al comando di un manipolo di eroi che, nel cuore di una Terra di Mezzo infiammata dalla guerra, si ritroveranno a calcare coi loro piedi molti dei luoghi visitati dai componenti della Compagnia dell'Anello, a volte anticipandoli, a volte seguendo i loro passi e a volte prestando loro man forte, come in occasione dell'icontro col Balrog o nel Fosso di Helm.
Si tratta in verità di personaggi alquanto stereotipati (il Nano, il Ramingo del Nord, il soldato di Gondor...) ma rappresentano ugualmente una valida alternativa ai soliti volti noti, offrendo inoltre le potenzialità di una trama tutta loro.
Ad intrecciarsi con la storyline principale infatti (che non può che essere quella della Guerra dell'Anello e della caduta di Sauron) ci saranno le quest relative a ciascun membro della nostra squadra di eroi, che seppure meno famosi, sapranno sfoderare un arsenale di drammi, avventure e colpi di scena degno, almeno sulla carta, di quello delle loro controparti "ufficiali".
Tali quest forniranno anche l'occasione per esplorare a fondo il mondo della Terra di Mezzo, non solo visitando le locazioni ritratte nei film (e riprodotte con minuzia di particolari grazie ai dati e ai progetti delle scenografie in possesso del team di sviluppo) ma anche per approfondire luoghi e momenti che non trovarono spazio nella versione cinematografica, e meritano ugualmente di essere sondati dal giocatore curioso amante della saga.
Nonostante la volontà di sfruttare a dovere le immense potenzialità dell'ambientazione (e della costosa licenza...), e pur mantenendo una struttura fondamentalmente lineare, The Third Age mira comunque ad essere autosufficiente dal punto di vista narrativo e non dovrebbe costringerci più del necessario entro gli argini di una trama che ormai conosciamo fin troppo bene.
A tal fine l'effettivo spessore dei personaggi si rivelerà decisivo, ma per ora le premesse fanno ben sperare e ci lasciano con un'acquolina in bocca che è sintomo di ottime aspettative.
Il gioco vanta estese sequenze parlate che, per quanto riguarda i personaggi "classici", vedono cimentarsi le voci degli attori corrispondenti, ma la versione italiana sarà completamente localizzata e non è ancora dato di sapere se vi si dedicheranno gli originali talenti nostrani del doppiaggio.
In arrivo per la prima settimana di Novembre su tutte le console.
Il successo dell'ottima trilogia cinematografica del Signore degli Anelli ha dato vita in pochi anni a parecchi videogiochi appartenenti a generi diversi, e presumibilmente molti altri li seguiranno, considerato che Electronic Arts ne deterrà i diritti per i prossimi dieci anni circa. E' curioso però notare come di tanti prodotti ispirati al genio di J.R.R. Tolkien, nessuno, fino ad ora, fosse legittimamente ascrivibile al genere dei giochi di ruolo, il che suona in qualche modo inappropriato, se pensiamo che all'opera dello scrittore britannico si tende a riferire la nascita della corrente letteraria Fantasy, la medesima che - più di 30 anni fa - ambientò e ispirò le basi del moderno gioco di ruolo pen and paper (della cui costola videoludica ci nutriamo quotidianamente).
A questa evidente lacuna si è evidentemente deciso di porre rimedio, e chi meglio di un "avido roleplayer" - come Jason VandenBerghe si è autodefinito - potrebbe assolvere a un simile compito, oltre naturalmente a illustrarci i pregi della sua creazione?