C'è questa bellissima donna che si aggira di notte per le strade delle città giapponesi. Indossa una mascherina. Quando la incontri, ti rivolge una domanda: "mi trovi bella?". Se le rispondi affermativamente, si toglie la mascherina e rivela un taglio che le attraversa il volto da orecchio a orecchio. Poi ripete la domanda. A volte spalanca le fauci per divorarti, altre volte ti lascia andare, ma la sua risata ti perseguiterà per la vita.
In Giappone tutti conoscono questa leggenda metropolitana. La chiamano kuchisake-onna, la donna con la bocca tagliata. È una storiella che i bambini si raccontano per spaventarsi e che poi non dimenticano più. È stata una delle prime leggende metropolitane a diffondersi in Giappone, Paese zeppo di oscure chiacchiere che spesso includono gli yurei, i fantasmi. Proprio come quello della donna con la bocca tagliata. In effetti, in Giappone c'è una lunga tradizione di storie come questa che si sono diffuse tra gli anni '70 e '80, quelli del boom dell'occulto. Ma quante di queste sono vere? Quante invece hanno una spiegazione perfettamente razionale? Sta a noi scoprirlo in Urban Myth Dissolution Center, il nuovo videogioco pubblicato da Shueisha Games e atteso per i primi mesi del 2025. Abbiamo avuto modo di provare in anteprima la demo che verrà resa disponibile durante lo Steam Next Fest, dal 14 al 21 ottobre.
Psicometria e chiaroveggenza
Quando la studentessa universitaria Azami Fukurai arriva al Centro Dissezione Leggende Metropolitane, non si aspetta di certo di trovarci dentro dei colletti bianchi come in una qualsiasi azienda, ma nemmeno un tipo strano come Ayumu Meguriya, il direttore. Un uomo in sedia a rotelle che è un fenomenale detective dotato di chiaroveggenza, talmente in gamba da anticipare la richiesta di Azami.
La ragazza è infatti in possesso di uno strano potere, la psicometria. È in grado di visualizzare i ricordi e i pensieri delle persone. Negli anni non è mai riuscita a darsi una spiegazione a proposito di questa sua straordinaria capacità, ma quando ha sentito dell'esistenza di un centro specializzato nello studio dell'occulto, ha pensato che quello fosse il posto giusto dove ottenere risposte. Colpita dalla perspicacia del direttore, Azami finirà per essere reclutata come agente sul campo, con la promessa che contestualmente le sarà possibile indagare sui suoi poteri. Dovrà risolvere casi apparentemente inspiegabili, tutti basati su diverse leggende metropolitane. Le indagini iniziali la toccano proprio da vicino dal momento che il primo caso riguarda la sua amica Mio e uno strano stalker fantasma che non le dà pace.
Sarà realmente uno spettro? Quanto c'è di vero in questa leggenda metropolitana e quanto invece è il risultato di una suggestione?
Indagini spettrali
Il contesto delle leggende metropolitane è molto affascinante. Si fa fatica a tirarne fuori una definizione univoca, ma su un punto tutti gli studiosi di folklore sono d'accordo: sono storie non realmente accadute, ma raccontate come fossero vere, e spesso danno sfogo ad ansie sociali. Dicerie, insomma. Urban Myth Dissolution Center riesce ad attualizzare perfettamente questa definizione, dal momento che, quando si ottiene un nuovo caso, la ricerca parte proprio dalle voci sulla rete, e in particolare sui social network.
La prima scrematura, quindi, avviene navigando tra bugie, falsità, creepypasta, accuse e insulti, facendosi strada attraverso i post per individuare parole chiave da combinare sulla barra di ricerca. In questo modo si collezionano i primi indizi, e ci si fa una prima idea dell'accaduto. Ma è solo la prima delle fasi di investigazione. Arrivati in loco si prosegue interrogando i testimoni, analizzando gli oggetti, cercando di raccogliere più prove possibili. A tal proposito, Azami può contare sul prezioso aiuto dei suoi poteri mentali, che affina indossando un paio di occhiali magici che le consentono di vedere tracce del passato e indizi invisibili all'occhio umano. Superata questa fase arriva un momento cruciale: individuare la giusta leggenda metropolitana con cui abbiamo a che fare. In collegamento mentale con il direttore, che sfoglia il suo librone di storie dell'orrore, si risponde a una serie di domande finché non si isola la risposta corretta.
Solo dopo aver studiato le origini e i risvolti della leggenda, si parte con le deduzioni su cos'è appena accaduto. In questo frangente esce fuori l'anima più creativa di Urban Myth Dissolution Center: sullo schermo appare una frase incompiuta che va completata utilizzando i frammenti di prova che abbiamo esaminato fino a quel momento. In questo modo riusciremo a scoprire relazioni tra i personaggi, eventuali punti oscuri dell'indagine e magari ad azzardare qualche risposta. È un sistema molto divertente, che ci ha ricordato capolavori moderni delle avventure investigative come Return of the Obra Dinn e The Case of the Golden Idol.
Nel corso delle due ore che abbiamo avuto a disposizione, il ritmo dell'indagine ci è parso azzeccato, alternando momenti di dialoghi in stile visual novel, ad altri di indagine pura, anche se sempre estremamente guidati. Certo, siamo ancora nelle prime fasi del videogioco, ma il sistema di deduzione ci è sembrato molto semplice, e la mancanza di penalizzazione in caso di risposte sbagliate, rende possibile procedere a tentoni. La nostra speranza è che, nelle fasi avanzate, questa meccanica possa brillare offrendo soluzioni più creative.
Un mistero divertente e originale
Urban Myth Dissolution Center ci ha colpiti subito per il suo stile, vicino all'estetica di un manga, giocato su gradazioni monocromatiche che poi esplodono in particolari colorati, spesso di rosso. Ci ha ricordato in qualche modo un'altra piccola perla indie molto recente come World of Horror, benché qui lo stile scelto sia decisamente meno realistico e goda meno delle influenze di Junji Ito. Tutta la parte sul campo è invece rappresentata in modo assai minimale, quasi stilizzato, creando una commistione molto interessante.
Notevole è anche lo stile della scrittura: allo stesso tempo divertito e inquietante, così brillante da averci ricordato uno dei manga mistery del momento: DanDaDan di Yukinobu Tatsu (pubblicato in patria su Shonen Jump e quindi dalla stessa Shueisha), nel quale i giovani protagonisti indagano per scoprire misteri legati all'occulto, ai fantasmi e alle leggende metropolitane. Ecco, Urban Myth Dissolution Center vive di quella stessa scrittura ironica, senza arrivare agli eccessi dello shonen, ma sposando una chiave più equilibrata.
Urban Myth Dissolution Center sembra essere l'avventura perfetta per chi ama il folklore giapponese e le sue mille leggende metropolitane. Con uno stile di scrittura divertente e un'estetica veramente peculiare, presenta anche delle meccaniche investigative interessanti, con un sistema di deduzioni che ci ha ricordato i mostri sacri come Return of the Obra Dinn. La vera sfida sarà capire se il titolo riuscirà a stimolare sufficientemente l'intelletto del videogiocatore, o se continuerà a proporre l'esperienza molto guidata di queste prime ore di gioco.
CERTEZZE
- Stile da vendere, a metà tra l'anime e l'avventura grafica vecchia scuola
- Scrittura brillante, divertente e inquietante allo stesso tempo
- Può diventare un bel modo per conoscere le leggende metropolitane giapponesi
DUBBI
- Speriamo che i casi siano meno guidati rispetto a quello che abbiamo giocato
- Le meccaniche investigative del primo capitolo sono troppo basiche
- Riuscirà a proporre diverse formule per variare l'approccio ai casi?