Di Vampire: The Masquerade abbiamo solo ottimi ricordi e l'intero universo narrativo è stato per anni uno dei punti di riferimento per gli amanti delle storie sui vampiri e, con tutta probabilità, lo è ancora oggi. Fa strano dunque vedere un certo disinnamoramento da parte dell'industria per i nostri amici succhiasangue, relegati a semplici comparse e con titoli di rilevanza minore, soprattutto se paragonati a quelli riservati ad altre creature.
Insomma, a parte la saga dei Belmont di giochi con i vampiri ne vediamo con il contagocce e ogni nuova iterazione non può che avere tutti i riflettori puntati addosso. Se poi uno di questi titoli riprende il brand di The Masquerade, le scalpitanti schiere di fan emergono dall'ombra desiderose di azzannare alla giugulare la nuova produzione, speranzose di ritrovare quell'avventura dai toni oscuri che ha caratterizzato i titoli dei primi anni duemila.
Il mondo, però, è cambiato e anche i vampiri si sono dovuti adeguare. Il provato di Vampire: The Masquerade Bloodhunt ci parla di un gioco che decide di tagliare i ponti con il passato lasciandosi alle spalle trama e narrativa per gettarsi nel saturo mondo dei battle royale. Una mossa folle?
Guerra tra clan per un gameplay sfizioso
Lo ammettiamo, ci siamo avvicinati a Bloodhunt con tantissime remore, un po' per il suo genere di appartenenza, di cui ci sentiamo sazi, un po' perché i vampiri per noi sono tutt'altro e una guerra di quartiere a viso aperto risulta poco affine al nostro immaginario. Ci è voluto poco però a cambiare opinione, quasi come se l'imprinting del titolo con i suoi colori cupi e i menu molto curati ci volesse rassicurare sulla cura con cui è stata realizzata la produzione, sensazione poi confermata una volta entrati in partita. Bloodhunt è un battle royale nudo e crudo, che si spoglia di tanti fronzoli per proporre qualcosa di leggero, veloce e ben digeribile da qualsiasi tipologia di videogiocatore.
Ne portano lo stendardo l'hub di gioco principale davvero ridotto all'osso con pochissimi elementi di interazione e un semplice comando per entrare in partita, da soli o con un gruppo di altri due giocatori. Una sola modalità principale, un classico battle royale per l'appunto, e una mappa nei quartieri di Praga, un assaggio funzionale a mostrare il prodotto per un Early Access dal buon potenziale. Fanno poi la loro comparsa tutti gli elementi portanti dei giochi free to play, come il Season Pass della durata di tre mesi, le skin per le armi e una buona customizzazione dei personaggi.
Parliamo al plurale visto che questa volta, invece di avere solo un alter ego uguale per tutti i giocatori, Sharkmob ha deciso di inserire sei differenti classi. L'ispirazione arriva, ovviamente, dai clan di Vampire che conferiscono abilità peculiari e diversificate ai loro appartenenti. Succede così che potrete scegliere un vampiro del clan dei Bruja, specializzati nel corpo a corpo e abili nel chiudere le distanze grazie a super salti o specializzarvi nell'uso di pipistrelli e bombe velenose con l'aiuto del clan Nosferatu o ancora usare potevi curativi e utility varie attraverso i Toreador. Grazie a questa varierà abbiamo un battle royale dove si può correre rapidamente diventando nebbia, effettuare balzi giganti o scalare qualsiasi parete a proprio piacimento, spesso spostando il combattimento con le armi da fuoco sui tetti.
La verticalità di Praga è infatti un fattore preponderante e il level design si avvicina molto più a quello di Hyper Scape di Ubisoft rispetto a quello di altri battle royale come CoD Warzone e Fortnite. Se da questo punto di vista quindi la cosa ci alletta e stuzzica, dall'altra la gestione del Time to Kill rende impossibile capire per tempo la direzione dei colpi, concludendo spesso il combattimento in pochi secondi. È l'elemento che deve essere ancora tarato maggiormente visto che, se è vero che rende i match brevi e adrenalinici, dall'altro toglie molto del divertimento rendendo quasi inutili le sopraccitate abilità.
Un po’ di cose da rivedere completamente
Insieme al TTK da rivedere è anche il sonoro laddove, senza l'utilizzo delle cuffie è sostanzialmente impossibile capire l'esatta provenienza dei proiettili o dei passi nemici. Una cosa che obbliga il giocatore a fare un uso smodato dell'effetto sonar, grazie al quale evidenziare gli armamenti, gli equipaggiamenti e anche i nemici attraverso i muri. Eppure il gioco, nonostante questi difetti, si lascia giocare piacevolmente, arricchito da un gunplay sfizioso, anche se non particolarmente ricercato, e alcune meccaniche nuove dovute all'assorbimento di poteri passivi dai civili. Nella mappa, oltre alle solite casse scorta con armi di varia natura, corazze e sacche di sangue per ripristinare parte dell'energia persa, si troveranno anche civili da sbranare e umani speciali capaci di donare poteri passivi interessanti per la durata dello scontro, come la riduzione dei cooldown o l'aumento dei danni in corpo a corpo tanto per citarne un paio. Per essere un Early Access, gratuito per di più, non possiamo che ritenerci soddisfatti sperando in qualche ritocco tecnico che vada a sistemare l'ottimizzazione e i vistosi problemi già evidenziati dalla community, una base di partenza comunque per arrivare ad avere un titolo piuttosto interessante.
Vampire: The Masquerade Bloodhunt non è esattamente quello che ci aspettavamo dal brand e dalla serie ma nel suo essere qualcosa di diverso riesce a stupire e a divertire. Il valore del pacchetto giustifica sicuramente almeno il download da Steam e qualche partita, soprattutto vista la sua gratuità: non sia mai che il fascino dei vampiri con le loro movenze sinuose e un'atmosfera cupa diversa dagli altri battle royale non riescano a farvi diventare dei fervidi sostenitori del culto.
CERTEZZE
- Buone animazioni e atmosfera
- Alcune idee interessanti
DUBBI
- Un altro battle royale...
- TTK e sonoro da rivedere il prima possibile