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World of Warcraft Classic: ha davvero senso tornare in WoW?

Il gioco c'è, intatto e senza bug, ma senza il contesto quella magia non può ripetersi. Francesco si lancia in un monologo riguardante World of Warcraft Classic e il ritorno sulle scene della versione originale dell'MMORPG di Blizzard.

VIDEO di Francesco Serino   —   06/09/2019
World of Warcraft
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World of Warcraft Classic promette di farci tornare indietro nel tempo di quindici anni, e dal punto di vista del software ci riesce anche molto bene: l'operazione è ben studiata e spinta il giusto, tanto che i primi giorni era necessario attendere per un bel po' di tempo prima di riuscire ad entrare nel server giusto. Un'operazione nostalgia che però, in questo specifico caso, non può funzionare al meglio. Nel 2004, anno di uscita di World of Warcraft, Internet era diversa, noi eravamo diversi e il contesto, per un fenomeno del genere, è piuttosto importante. Chi vuole riprovare il brivido dopo averlo vissuto in pieno, dovrà farlo senza lo stesso tempo libero a disposizione, senza la stessa spensieratezza. Inoltre, la bellezza del primissimo World of Warcraft era anche nei suoi misteri, ed è andata irrimediabilmente perduta quando con un veloce alt+tab è stato possibile leggere in tempo reale soluzioni e strategie.

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Questo Classic invece ritorna come un libro già spalancato, con a disposizione dozzine di plug-in che fanno questo e quello, rendendo l'avventura un automatismo senza energia dove rimane soltanto la voglia di primeggiare, di portare a termine, di vedere dei titoli di coda che in questo caso nemmeno esistono. Chissà se per i nuovi arrivati sarà ancora possibile provare le stesse emozioni dei primi anni, sentire per esempio il cuore battere all'impazzata la prima volta che ci si trova davanti all'enorme portone di Orgrimmar, o mentre ci si nasconde nella stiva delle navi di Booty Bay per non farsi vedere dagli altri giocatori.

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Chissà se ci sarà ancora qualcuno disposto a giocare davvero di ruolo mettendo le statistiche ogni tanto da parte, per immergersi in chiacchiere intorno a un falò con degli sconosciuti, ognuno a raccontare a turno le proprie avventure, narrando storie e leggende. Per i veterani sarà comunque un'occasione per un catartico viaggio nel proprio passato, fatto di aule universitarie, gambe amiche intrecciate con le proprie e intere nottate a organizzare raid infiniti. Ma questo World of Warcraft Classic è anche un modo per capire a fondo quanto il gioco Blizzard ci ha dato, ma anche tolto: con la sua struttura ha messo fine agli MMORPG più complessi, quelli che riuscivano davvero a regalarti una vita parallela.

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Da WoW in poi, il genere si è trasformato in una sorta di parco a tema senza biglietto all'ingresso ma con una monetizzazione estrema al suo interno, tanto da spingere la stessa Blizzard a gettare la spugna: il successo di questo gioco è stato tale da distruggere ogni tentativo di farne un seguito. Sarà per questo che il genere, per tornare alla ribalta, sarà costretto a tornare alle sue vere origini?