Vent'anni fa, nel momento in cui Xbox è venuta al mondo, l'industria dei videogiochi era in piena espansione ed era già chiaro che sarebbe diventata una questione universale. Lo sapevano tutti e lo sapeva anche Microsoft, già impegnata dagli anni '90 nella pubblicazione di videogiochi e con un piede nel mondo delle console, con il Windows CE del Dreamcast. Gli inizi sono stati difficili e il Giappone resiste ancora (si racconta di Nintendo che ha riso in faccia ai primi approcci di Microsoft), ma gli sforzi sono stati ripagati e il marchio di Xbox si è affermato ed è entrato nelle case di milioni di videogiocatori.
Eppure, 12 anni dopo il debutto della prima massiccia console, Microsoft è arrivata un passo da chiudere l'intera divisione Xbox, proprio in un momento in cui gran parte dell'intero settore ha iniziato a rivolgersi ai videogiochi. Per celebrare i 20 anni di questo marchio, oggi vogliamo parliamo di uno dei suoi momenti più critici, ovvero del giorno in cui Xbox è quasi morta.
Xbox: la console che è quasi morta e che ha rischiato di non nascere
La nascita di Xbox è dipesa dal confronto tra un dirigente e un presidente di Microsoft, proprio come la sua sopravvivenza dopo il disastro Xbox One. Al tempo, l'abbiamo già detto, era già chiaro che il videogioco sarebbe cresciuto fino a permeare quasi totalmente la società. Da qui l'attenzione verso questo mercato da parte di una Microsoft che, dopo aver messo un piede nel gaming attraverso Windows, le periferiche e la pubblicazioni di giochi come Age of Empire, si era inserita anche nel mondo delle console con Windows CE per Dreamcast.
L'atto d'investire su una console è una cosa pericolosa anche per una compagnia potente come quella fondata da Bill Gates. Parliamo di prodotti dedicati al volubile mercato dell'intrattenimento che richiedono un'intera divisione, con tutta la complessità e le spese che questo comporta, e che hanno messo in ginocchio anche chi i videogiochi li ha creati e li ha fatti crescere. Lo sa bene chi ha fatto parte della Atari di fine anni '70 e inizi anni '80, schiacciata dal peso del troppo entusiasmo del mercato, e anche chi ha vissuto l'inizio del millennio in casa SEGA. Normale, quindi, una certa diffidenza, soprattutto da parte di un'azienda che i soldi li ha fatti sui fogli di calcolo e che incassa ancora gran parte dei suoi mastodontici guadagni dal segmento business.
Per tutto questo è stato fondamentale il lavoro di pochi uomini che dopo aver messo insieme il prototipo sono riusciti a portare dalla loro parte Bill Gates, sulle prime offeso dal fatto che qualcuno avesse pensato di creare una macchina Microsoft senza Windows al suo interno. Per nostra fortuna hanno prevalso la passione di Ed Fries, la testardaggine di Seamus Blackley e l'interesse dello stesso Gates per quel mercato che riteneva senza alcun dubbio stimolante. Ed è in quel momento che la prima Xbox è diventata una realtà e lo ha fatto con la forza che ci si aspetta da un prodotto di una compagnia massiccia e decisa come Microsoft.
Xbox è scesa in campo con arroganza, potenza, attenzione al multiplayer e giochi in grado di dare spettacolo, guadagnandosi un posto di rilievo nella storia dei videogiochi. Sulle prime, però, ha sofferto l'immagine di Microsoft come monopolista dei sistemi operativi e di azienda titanica, lontana dall'idea naif che si aveva delle compagnie impegnate nei videogiochi. Ed è importante tenere conto di come in parte fosse proprio così, almeno all'epoca, per capire come la divisione Xbox sia arrivata a un passo dalla chiusura in un momento in cui quasi ogni compagnia tecnologia del pianeta stava investendo nei videogiochi. Dal punto di vista di una parte di Microsoft, infatti, questi erano marginali, per lo più un esperimento che non avrebbe dovuto pesare sul bilancio di un'azienda che il grosso dei guadagni li ha sempre fatti con servizi e sistemi operativi.
Il disastro Xbox One
La presentazione di Xbox One non è stato l'unico fattore a rendere complicate le cose nella divisione gaming di Microsoft, ma ha senza dubbio avuto un peso sulla percezione della console che dopo il lancio ha dovuto fare i conti con prestazioni nettamente inferiori alla concorrenza e con l'effettiva carenza di titoli degni di nota. A quel punto è iniziato l'abbandono di diversi dirigenti a partire da Don Mattrick, ormai compromesso ma non certo colpevole di tutto. Aveva, lo sappiamo, il comando di Xbox ed è quello che alle lamentele sulla connettività obbligatoria ha risposto "se non avete possibilità di connettervi, comprate una 360", ma non è mai stato solo in tutto questo. Anche Mattrick aveva un capo e doveva rispondere a una dirigenza che, tra l'altro, non ha trovato niente da ridire di fronte alla scellerata idea di rendere obbligatorio connettersi ogni 24 ore per poter usare Xbox One.
Al comando della baracca c'era Steve Ballmer, non ricordato come il miglior presidente Microsft e in procinto di essere sostituito da Satya Nadella che nel pieno della crisi di Xbox One non ha dato una mano considerando il gaming tutt'altro che centrale per l'azienda. D'altronde era responsabile di Azure, prima che CEO, con il cloud che in quel frangente, a cavallo tra due presidenze e nel pieno dello sviluppo di Xbox, risultava l'interesse primario di Microsoft. Tutto questo ha influenzato la genesi della console, anche solo nella forma di un totale disinteresse da parte dei piani alti considerando che quella che è venuta fuori è stata una macchina povera di esclusive, con un sacco di restrizioni, una potenza non esaltante e con tante promesse più da centro multimediale che da macchina per videogiocatori.
Da qui la reazione inferocita dell'utenza, quasi una sommossa che ha senza dubbio contribuito al confronto tra Spencer e Nadella sul futuro di Xbox, ma che rappresenta solo il culmine di un evidente allontanamento di Microsoft dai videogiocatori, in funzione di dinamiche da business corporativo. A pagarne le spese, tra l'altro, sono stati sia i giocatori console, con la drastica diminuzione di esclusive nella seconda metà della vita di Xbox 360, sia i giocatori PC afflitti dal terrificante servizio Games for Windows LIVE e il mancato supporto per le DirectX 12 su Windows 7.
I segnali non erano particolarmente positivi e chi ha parlato di Xbox One come di un possibile riscatto da parte di Microsoft ha peggiorato la situazione. Ma le cose, alla fine, non sono andate nemmeno troppo male, almeno considerando la partenza disastrosa. La dirigenza non ha potuto evitare il disastro, separata in tre tronconi e lasciata senza linea di comando da Mattrick a pochi mesi dal lancio della console, ma in quel momento sono state posate le basi per il futuro di Xbox. In quei mesi si è infatti formata la dirigenza attuale, a partire da Phil Spencer, che si è subito conquistato l'amore dei fan salvando Xbox dalla ghigliottina.
Il giorno in cui Xbox è quasi morta, ma si si è salvata
Il 21 maggio 2013 un nemmeno troppo entusiasta Don Mattrick ha presentato una console incapace di funzionare senza connessione a internet, soggetta a una politica di sharing dei giochi che è valsa una presa in giro clamorosa da parte di Sony, più costosa del previsto e resa ancora più antipatica dai dubbi sulla possibilità che Kinect 2 potesse essere usato per spiare le persone. Per di più si è parlato pochissimo di giochi e questa è stata la cosa peggiore. D'improvviso tutte le speranze di vedere un lancio in grande stile a giustificare la fase finale calante di Xbox 360 hanno perso senso, mettendo di fronte i fan più accaniti di Xbox a una conferenza desolante.
Non sorprende quindi che Satya Nadella, con tutti dubbi sull'utilità del videogioco per la compagnia, abbia deciso di chiedere a Phil Spencer se avesse un senso tenere in vita Xbox. Ed è in quel momento che è stato deciso il futuro di Xbox. Non c'è stato un confronto epico, nessun duello all'ultimo sangue. C'è stato l'uomo giusto, nel punto giusto, al momento giusto. Phil Spencer, prima responsabile dei Microsoft Studios europei e in quel momento a capo della divisione first party, ha semplicemente spiegato a Nadella l'importanza dei videogiochi per il settore consumer, illustrando anche quello che avrebbe fatto se avesse avuto il posto di comando.
Ebbene, l'ha avuto e ha effettivamente cambiato le sorti di Xbox già con Xbox One X, trasformando anche la comunicazione del brand e tenendosi stretta Bonnie Ross, l'unica altra dirigente apparsa durante l'annuncio di Xbox One a lavorare ancora per Microsoft. Nel frattempo Satya Nadella è diventato un fan del gaming, crede in Xbox Cloud, ha acquistato l'intera Zenimax e nel frattempo ha contribuito e approvato il progetto Adaptive Controller, ispirato dalla disabilità del proprio figlio. In tutto questo xCloud ha coeso tutte le divisioni di Microsoft e Game Pass ha unito i giocatori PC a quelli delle console Xbox che, uscita del periodo più buio della sua storia, è tornata a essere un attore di primo piano nel mondo dei videogiochi.