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Xenoblade Chronicles: Definitive Edition, il provato

Stiamo rigiocando uno dei JRPG più memorabili di tutti i tempi in versione definitiva: in attesa della recensione, vi rispieghiamo che cos'è Xenoblade Chronicles: Definitive Edition

PROVATO di Christian Colli   —   13/05/2020
Xenoblade Chronicles: Definitive Edition
Xenoblade Chronicles: Definitive Edition
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Invidiamo non poco tutti quei giocatori che inizieranno Xenoblade Chronicles: Definitive Edition per la prima volta. Loro stanno per cominciare un viaggio straordinario in compagnia di un cast indimenticabile, tra allucinanti colpi di scena, panorami mozzafiato e battaglie all'ultimo sangue. Noi abbiamo già vissuto quest'avventura due volte: nel 2011, quando il gioco uscì per la prima volta su Wii, e poi di nuovo nel 2015, quando fu convertito per New Nintendo 3DS.

Insomma, questa è la terza volta che iniziamo Xenoblade Chronicles, e nonostante sia venuto meno l'effetto sorpresa, il titolo Monolith Soft resta ancora un piacere da giocare, e ora anche da guardare, grazie al revamp grafico operato dallo sviluppatore giapponese per il passaggio a Switch, che è andato a migliorare una cosmesi che aveva dell'incredibile già tanti anni fa per la console su cui girava. Se non sapete che cos'è Xenoblade Chronicles, comunque, vi invitiamo a leggere le prossime righe per capire meglio di che cosa stiamo parlando, e la retrospettiva su Monolith Soft che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa.

Come inizia la storia

Premesso che Xenoblade Chronicles non si svolge nello stesso mondo di Xenoblade Chronicles 2 - anche se esiste un importante collegamento narrativo tra i due giochi - questa storia comincia miliardi di anni fa, in un oceano immenso su cui torreggiano due gigantesche divinità: Bionis e Mechonis. L'eterno duello tra i due colossi si conclude con la morte di entrambi e col passare del tempo sul corpo di uno sorge una moltitudine di specie organiche, tra le quali spiccano gli Homs, quelli che noi chiameremmo esseri umani. Sul corpo del Mechonis, invece, prolifera una specie meccanica violenta, aggressiva e, soprattutto, invulnerabile: l'unico modo per ferire i Mechan sembrerebbe essere una misteriosa arma chiamata Monade che prosciuga l'energia vitale di chi la impugna. Quando i Mechan attaccano la Colonia 9 in cui vive il giovane scienziato Shulk, quest'ultimo è costretto a brandire la Monade per difendere i suoi amici, ma l'arma gli conferisce anche il potere, fino a quel momento sconosciuto, di prevedere il futuro.

Xenoblade Chronicles Definitive Edition 9

Purtroppo non basta prevedere il futuro per poterlo cambiare, così Shulk lascia la Colonia 9 insieme al suo amico Reyn per trovare i Mechan e farli fuori prima che possano attaccare nuovamente i suoi simili. Per raggiungere il Mechonis, che è rimasto collegato al Bionis attraverso la gigantesca spada che l'ha trafitto, i due protagonisti dovranno scalare il corpo della divinità su cui è prosperata la loro specie, ma questo lungo viaggio li porterà a conoscere nuovi alleati, a combattere nuovi nemici e a scoprire segreti che metteranno in discussione tutto ciò che credevano di sapere sulla vita e sul destino.

Lo sceneggiatore Tetsuya Takahashi, già autore di Xenogears e XenoSaga, racconta una storia profonda, stratificata e significativa che mescola fantasy e fantascienza senza disdegnare più o meno subdoli richiami alla mitologia religiosa e alla filosofia. Nel complesso, la storia di Xenoblade Chronicles ha un taglio forse meno epico rispetto alle opere precedenti di Takahashi, ma sicuramente più autonomo e compiuto, e si conclude senza cliffhanger grazie anche alla nuova Storia extra "Un futuro comune".

Xenoblade Chronicles Definitive Edition 4

Come prosegue la storia

Se non avete mai giocato e completato Xenoblade Chronicles in precedenza, e non volete assolutamente nessuna anticipazione di alcun tipo, vi consigliamo di smettere subito di leggere e passare immediatamente al paragrafo successivo di questo provato. Se invece siete curiosi di sapere qualcosa di più su "Un futuro comune", il capitolo inedito che Monolith Soft ha sviluppato specificatamente per questa Definitive Edition del gioco, allora proseguite pure con la lettura. La cosa più importante da sottolineare, però, è che potete giocare "Un futuro comune" subito, senza dover prima completare la storia originale di Xenoblade Chronicles: vi basterà selezionare la voce Storia extra dal menù principale per accedere a un nuovo menù, un po' come succedeva in Xenoblade Chronicles 2 per chi aveva acquistato l'espansione Torna ~ The Golden Country. "Un futuro comune" è infatti gestito come un file di salvataggio completamente separato da quello del gioco originale, perciò potete anche giocare le due esperienze contemporaneamente.

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"Un futuro comune" comincia un anno dopo la conclusione di Xenoblade Chronicles. Nel nuovo mondo in cui vivono i nostri eroi, le specie che abitavano Bionis e Mechonis stanno cominciando a convivere pacificamente, non senza difficoltà e diffidenza. Shulk si imbarca con Melia in un viaggio di ricognizione, ma quella che doveva essere una spedizione con rientro in giornata si trasforma in una vera e propria avventura quando la navetta dei nostri eroi viene abbattuta nei pressi di Alcamoth e precipita su quel che resta della Spalla del Bionis. I nostri scoprono così un'eterogenea colonia improvvisata di Haientia che hanno tentato di riprendersi la capitale, ma che adesso devono fare i conti con il misterioso Re Nebbia che la presiede. Shulk e Melia ovviamente decidono di indagare sulla faccenda con l'aiuto di due Nopon, Nene e Kino, i figli del loro vecchio compagno Riki che si sono imbarcati clandestinamente sulla loro navetta.

Xenoblade Chronicles Definitive Edition 4

Avremo modo di parlare più approfonditamente di "Un futuro comune" in sede di recensione, ma intanto possiamo dirvi che il capitolo inedito in questione dura circa una decina di ore, tra storyline principale e missioni secondarie. "Un futuro comune" è infatti articolato esattamente come il gioco originale, col quale condivide la rinnovata interfaccia: la Spalla del Bionis, un'area di gioco che Monolith Soft non era riuscita a implementare nella prima versione di Xenoblade Chronicles, è una regione di enormi dimensioni, strutturata su più livelli di altezza e ricca di luoghi da scoprire, nemici da combattere e incarichi secondari da portare a termine.

Nene e Kino, i due nuovi personaggi, fanno sostanzialmente le veci rispettivamente di Reyn e Sharla in termini di abilità e ruoli nel gruppo: inizialmente eravamo un po' scettici, ma la loro tenerezza ci ha conquistato subito. Per il momento non possiamo aggiungere altro: vi suggeriamo soltanto di fantasticare meno sulla trama di questa Storia extra e sui potenziali collegamenti con gli altri titoli nel franchise.

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Esplorare e combattere

Xenoblade Chronicles non è un vero e proprio open world: le mappe sono enormi, vastissime, ma comunque separate in regioni diverse da confini e caricamenti. Ogni scenario è tuttavia davvero immenso e spesso è realisticamente possibile raggiungere ogni luogo visibile all'orizzonte. La complessità geografica è straordinaria: le mappe si diramano in cunicoli, alture, scarpate, sotterranei, fiumi e laghi che formano scenari intricati ma sempre coerenti. Shulk e i suoi compagni si muovono in questi ambienti, tra creature che cambiano seguendo un ciclo giorno/notte che comprende persino diverse variazioni atmosferiche. In alcune mappe si trovano veri e propri hub in cui i PNG, anch'essi soggetti al ritmo circadiano, non di rado chiederanno il nostro aiuto coi classici punti esclamativi sulla testa. Queste missioni secondarie, completamente facoltative, ricompensano i giocatori con oggetti, armi, denaro e punti esperienza, ma è innegabile che siano invecchiate male anche al netto dei miglioramenti che Monolith Soft ha apportato a obiettivi e interfaccia.

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Stiamo parlando di banali fetch quest in cui bisogna raccogliere i collezionabili disseminati per la mappa o annientare un certo numero di nemici: introdotte da semplici dialoghi, le missioni secondarie di Xenoblade Chronicles sono probabilmente l'aspetto meno riuscito dell'opera e anche quello che è invecchiato peggio, specialmente se lo paragoniamo a Xenoblade Chronicles 2 che impiegava la medesima impostazione ma la agghindava con piccole cinematiche e un taglio leggermente più sofisticato. Fortunatamente lo sviluppatore nipponico ha tenuto conto delle critiche che negli anni sono state rivolte a questa parte del gioco, ritoccando al ribasso alcuni numeri e intervenendo su quella vetusta interfaccia che nella Definitive Edition permette finalmente di tracciare in modo più immediato e intuitivo i singoli obiettivi, utile specialmente nelle mappe più intricate. Questa operazione di snellimento ha interessato praticamente ogni menù, da quello dell'equipaggiamento - che ora permette di scegliere l'aspetto di ogni singolo componente dell'armatura - a quello dei collezionabili, dell'inventario e del Diagramma intesa, lo schema dei rapporti che Shulk e compagni stringono coi vari abitanti.

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I ragazzi di Monolith Soft hanno anche ridisegnato l'interfaccia durante l'esplorazione e, soprattutto, i combattimenti: riproporzionata, è ora meno invadente, molto più chiara ed elegante. Il che è certamente un bene, specialmente quando si gioca in portabilità, perché il sistema di combattimento in Xenoblade Chronicles, pur non raggiungendo i livelli di complessità visti in Xenoblade Chronicles 2, è comunque abbastanza elaborato. Gli scontri si svolgono in tempo reale, coi tre personaggi scelti per formare la squadra che colpiscono automaticamente il bersaglio in base alla velocità di attacco individuale. Il giocatore assume il controllo di un solo personaggio, il leader della squadra, e dispone di otto tecniche al massimo, mentre l'intelligenza artificiale muove gli altri membri del terzetto. Ogni tecnica ha un certo periodo di recupero - ma potenziandola coi punti guadagnati combattendo si può ridurre questo lasso di tempo, oltre a migliorarne l'efficacia - e la maggior parte degli attacchi prevede una componente posizionale, nel senso che infliggono più danni o specifiche condizioni anomale solo se si attacca un bersaglio da dietro, di fronte o dai fianchi.

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Concatenando alcune tecniche in un certo ordine è possibile stordire i nemici per infliggere più danni, ma non tutte le tecniche sono pensate in ottica aggressiva: alcune riducono i danni, altre aumentano l'ira dei nemici in modo che si concentrino sul personaggio che le usa, altre semplicemente guariscono o proteggono il gruppo. Scegliendo le otto tecniche che ogni personaggio può usare in combattimento, e impostando le cosiddette Linee abilità in modo che i nostri eroi apprendano specifici bonus, è possibile configurare ruoli molto precisi per controllare meglio il ritmo dei combattimenti. A ciò si aggiungono le tecniche personali dei singoli protagonisti, per esempio quelle legate alla Monade di Shulk, nonché la possibilità di incoraggiare o aiutare i compagni di battaglia tramite semplici Quick Time Event.

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Il sistema di combattimento in "Un futuro comune" è pressoché identico a quello del gioco originale, eccezion fatta per la cosiddetta barra della Tensione collocata in alto a sinistra che assume una funzione leggermente diversa. Nel gioco originale, la barra della Tensione serve comunque a rianimare i compagni caduti al costo di una su tre tacche massime, ma una volta caricata completamente è possibile consumarla in toto per lanciare un Attacco di gruppo: a questo punto il giocatore può scegliere una tecnica per ogni personaggio e colpire il bersaglio ripetutamente senza che questo possa reagire. Nella Storia extra, l'Assalto di gruppo è sostituito dai Colpi collettivi dei Ponspettori. I Ponspettori sono dodici Nopon che il giocatore deve trovare e aiutare in giro per la Spalla del Bionis: ogni Ponspettore che si unisce al team garantisce un nuovo bonus e più Ponspettori si trovano, più aumenta la potenza del Colpo collettivo. Consumando le tre tacche della Tensione, il giocatore può scegliere tra tre diversi Colpi collettivi che infliggono danni, guariscono la squadra o indeboliscono il bersaglio dopo una spettacolare cinematica.

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Xenoblade Chronicles è un JRPG mastodontico: servono almeno cinquanta ore per completare la storia, molte di più se volete scoprire ogni segreto. E poi ci sono alcuni contenuti nuovi di zecca che non possiamo ancora svelarvi, ma che vi metteranno ulteriormente alla prova. La nostra esperienza con la Definitive Edition sta riconfermando la qualità superlativa del titolo Monolith Soft, insomma, ma sta anche mettendo in evidenza quei piccoli acciacchi che nove anni fa erano sicuramente trascurabili, ma che oggi potrebbero far storcere il naso a chi è abituato a titoli più moderni, fortunatamente bilanciati da una revisione generale che impreziosisce tutto quello che di buono aveva da offrire il gioco già nel 2011, che era veramente tantissimo. Già la nuova espressività dei volti, in certe sequenze cinematiche particolarmente memorabili, ci ha quasi commosso. Ricordatevi, però, e questo è importante, che Xenoblade Chronicles: Definitive Edition non è un vero e proprio remake, ma di questo avremo occasione di parlarne meglio tra un paio di settimane nella nostra recensione.

CERTEZZE

  • È ancora il JRPG straordinario che ricordavamo
  • Monolith Soft non ha migliorato solo la grafica, ma tanti piccoli dettagli che rendono il gioco più intuitivo e funzionale

DUBBI

  • La Storia extra potrebbe deludere le aspettative di alcuni fan
  • Gli aspetti del gameplay che non sono invecchiati benissimo potrebbero pesare sui giocatori meno tolleranti