Ys è un franchise assurdo: poche settimane fa è arrivata nei negozi la conversione per Switch di Ys VIII, che abbiamo recensito su queste stesse pagine, e molti giocatori hanno scoperto solo in questo modo l'esistenza di una serie che lo sviluppatore Nihon Falcom ha inaugurato sul PC-88 della NEC nell'ormai lontanissimo 1987. Sì, avete letto bene: Ys ha trentuno anni. E pochissimi la conoscono. Ys è addirittura più vecchia di Final Fantasy, seppur di qualche mese, e precede tantissimi altri JRPG. È una saga che affonda le sue radici in un'epoca più semplice e ingenua, forse, ma alla quale è rimasta fedele: pur reinventandosi e trovando nuove soluzioni, Ys ha sempre mantenuto una specie di purezza e uno zoccolo duro di appassionati che hanno seguito le avventure del protagonista Adol Christin. Vediamole nel dettaglio.
La prima generazione
Ideato inizialmente dal programmatore Masaya Hashimoto e dallo scrittore Tomoyoshi Miyazaki, Ys (sottotitolato Anchent Ys Vanished, The Vanished Omens oppure The Ancient Land of Ys a seconda della conversione) esordisce come già detto su PC-8801 e viene ben presto portato su numerose piattaforme come X1, PC-9801, MSX2, Master System e NES, anche se ogni versione finisce col presentare dettagli e particolari unici. Per il 1987, Ys era un titolo rivoluzionario sotto diversi aspetti, a cominciare dal fatto che puntava tantissimo sulla narrazione nonostante Adol, il protagonista, fosse essenzialmente muto, rappresentando il giocatore un po' come succedeva con Link in The Legend of Zelda. In questa prima avventura, Adol raggiungere il villaggio di Minea e viene informato di una profezia secondo la quale sarebbe destinato a combattere le forze del male che minacciano la terra di Esteria: per riuscirci, però, Adol deve prima trovare alcuni manufatti perduti.
La colonna sonora di Yuzo Koshiro e Mieko Ishikawa fu probabilmente la caratteristica più distintiva del titolo Nihon Falcon: se un tempo lasciava a bocca aperta per la sua complessità, soprattutto paragonandola alla concorrenza degli anni '80, oggi è considerata una delle più variegati e influenti nella storia dei videogiochi. Un altro elemento che distingueva Ys da molti altri giochi di ruolo nipponici con visuale dall'alto era il sistema di combattimento: Hashimoto lo aveva ideato perché fosse istintivo, intuitivo e assuefacente quasi quanto schiacciare le palline di plastica negli imballi. Il giocatore, infatti, doveva schiantarsi letteralmente contro i nemici, cercando di investire il bordo degli sprite per infliggere più danni. Uno scontro testa a testa feriva sia Adol che il suo avversario e questa tecnica implicava un minimo di abilità perché bisognava imparare i movimenti dei nemici e attaccarli col dovuto tempismo. Alla base, il sistema di combattimento innovativo di Hashimoto obbligava il giocatore a muoversi continuamente, puntando tutto il tempo su una certa frenesia subliminale.
Ys II uscì alcuni mesi dopo e anche questa volta fu convertito per varie piattaforme. Hashimoto e Miyazaki avevano ideato un gioco solo, originariamente, e poi lo avevano diviso in due parti: per questo motivo, Ys II non differiva molto dall'episodio precedente, e cominciava immediatamente dopo il finale. Era un titolo quasi identico nelle meccaniche, anche se si svolgeva in uno scenario completamente diverso, il regno di Ys, e introduceva la magia sotto forma di incantesimi che Adol poteva usare per sconfiggere i suoi nemici e soprattutto i boss, immuni a ogni altro attacco convenzionale. Ys e Ys II furono successivamente riproposti in una versione riveduta e corretta, migliorata graficamente e ricca di intermezzi animati: intitolata Ys I & II, fu anche uno dei primi giochi a uscire su CD all'epoca del TurboGrafx-CD. Molti anni dopo, Nihon Falcom ha riproposto la compilation in diversi remake per console come PlayStation 2, Nintendo DS e PSP. In Europa è arrivata soltanto l'edizione per PSP del 2011 col titolo Ys I & Ys II Chronicles +.
Torniamo nel 1989, invece: sono passati due anni dall'uscita del primo Ys e di un altro gioco molto importante per la nostra storia, e cioè The Legend of Zelda II. Quest'ultimo aveva temporaneamente abbandonato la visuale dall'alto tanto cara anche a Hashimoto per adottare una dinamica completamente nuova, a metà tra il platform e i giochi d'azione a scorrimento orizzontale, che lasciava poco spazio alle pause per coinvolgere molto più attivamente il giocatore. Hashimoto convinse Nihon Falcom ad adottare la stessa impostazione in Ys III: Wanderers from Ys, mantenendo alcune innovazioni implementate in Ys II, come gli incantesimi, e reinventando il sistema di combattimento che non si basava più sull'attacco automatico e sugli urti, visto che ora il giocatore doveva effettivamente premere un tasto per colpire i nemici e un altro per saltare e così superare gli ostacoli. Anche Ys III è stato successivamente ripensato sotto forma di Ys: The Oath in Felghana, uscito su PSP, anche in Europa, nel 2011. Il remake impiegava lo stesso engine tridimensionale di Ys VI: The Ark of Napishtim, adottando una visuale isometrica al posto di quella originale.
La seconda generazione
Nel 1990 Hashimoto e Miyazaki lasciarono Nihon Falcom per fondare una compagnia tutta loro, Quintet, e perciò decisero di concedere i diritti per lo sviluppo del nuovo Ys... a due compagnie diverse. La decisione generò quindi due Ys IV. Il primo, sviluppato da Tonkin House per conto di Taito, uscì per Super Famicom nel 1993 col sottotitolo Mask of the Sun. L'altro, sviluppato e prodotto da Hudson Soft, vide la luce lo stesso anno per PC Engine col sottotitolo The Dawn of Ys. La questione può apparire un po' complicata, ma in realtà è abbastanza semplice. Tra i due giochi, Nihon Falcom considera più ufficiale quello per Super Famicom - che sarebbe dovuto uscire anche per SEGA Mega Drive e Mega CD, salvo poi essere cancellato - ma alla fine dei conti sono praticamente identici: cambiano il prologo, alcuni passaggi della trama e poco altro. In Ys IV si torna alla visuale dall'alto e al sistema di combattimento basato sugli urti e sugli incantesimi che questa volta assumono la forma di diverse spade. La storia si svolge tra Ys II e Ys III e vede Adol impegnato a scoprire i segreti del regno di Celceta. Nihon Falcom affidò ad Arc System Works il compito di sviluppare un remake per PlayStation 2 nel 2005.
I due Ys IV non arrivarono mai in Occidente, ma erano in buona compagnia: non lo fece neppure Ys V. Il quinto episodio uscì infatti nel 1995 per Super Famicom (e nel 2006 sotto forma di remake per PlayStation 2) ma Nihon Falcom decise di non esportarlo fuori dal Giappone. La nuova avventura di Adol, impegnato questa volta a indagare su una misteriosa città nel deserto, manteneva la visuale dall'alto ma riprendeva le dinamiche action di Ys III: il giocatore doveva effettivamente premere il tasto di attacco per colpire i nemici con la spada, ma poteva anche saltare e difendersi con lo scudo, nonché caricare potenti incantesimi tenendo premuto un pulsante. Nonostante le novità, i fan criticarono aspramente il basso livello di difficoltà dell'avventura, e lo sviluppatore fu costretto a produrre una versione molto più ardua, intitolata Ys V Expert. La seconda generazione di Ys conta in effetti solo due giochi (be', tre se consideriamo il duplice Ys IV) e si conclude così, senza un vero perché, quando Nihon Falcom decide di abbandonare lo sviluppo per console, ibernando il franchise per ben otto anni.
La terza generazione
Ys VI uscì infatti nel 2003 per PC, PlayStation 2 e PSP col titolo The Ark of Napishtim. Nihon Falcom sviluppò principalmente la versione PC: le altre due furono pubblicate nel 2005 e sviluppate rispettivamente da Taito e Konami Shangai. Ogni versione di Ys VI introduceva qualche piccola novità: quella per PlayStation 2 sfoggiava modelli completamente tridimensionali per Adol e i vari boss, nonché il dual audio in alcune localizzazioni, mentre quella PSP manteneva un aspetto più sobrio ma era più ricca di contenuti grazie all'implementazione di missioni secondarie inedite. Il gioco cercava ancora una volta l'equilibrio perfetto, adottando un'impostazione isometrica e un sistema di combattimento completamente action in cui Adol poteva correre, saltare e attaccare i nemici a suon di combo e incantesimi.
Nei sei anni che separarono Ys VI e Ys VIII, Nihon Falcom si impegnò a riportare in auge il brand con una serie di spin-off sperimentali. Abbiamo già menzionato Ys: The Oath in Felghana, remake di Ys III uscito per PSP anche in Europa che adotta la stessa impostazione di Ys VI. Ys Strategy è invece un mediocre strategico (ma va?!) per Nintendo DS che non riscosse grande successo e convinse Nihon Falcom a evitare strani abbinamenti. Ys Online fu invece un fallimentare tentativo, nel 2007, di proiettare Ys nel mercato dei giochi di ruolo online in cui spadroneggiava World of Warcraft. L'esperimento duro pochissimo. Molto più interessante, invece, Ys Origin per PC, PlayStation 4, PlayStation Vita e Xbox One: come suggerisce il nome, è ambientato settecento anni prima del primissimo Ys e racconta le peripezie di tre personaggi inediti che offrono al giocatore stili di combattimento completamente diversi. Ricco di contenuti, Ys Origin è un titolo imprescindibile se si vuole approfondire la conoscenza di questo mondo, ed è anche l'unico gioco della serie senza Adol per protagonista... sebbene sia possibile utilizzarlo nelle modalità bonus.
Ys Seven rappresenta il primo, vero tentativo di modernizzare Ys dopo tanti anni e getta le basi per quello che la serie sarebbe diventata negli anni a venire. In Giappone uscì per PSP nel 2009 ma sui nostri scaffali arrivò soltanto nel 2013, per PC addirittura nel 2017. In questa avventura, Adol e Dogi incontrano numerosi compagni di viaggio che si uniscono a loro e consentono al giocatore di formare un gruppo composto da un massimo di tre eroi: questa novità si traduce nella possibilità di cambiare il personaggio controllato in qualunque momento e di scatenare lunghe combo di attacchi che, però, devono essere ragionati, perché non tutte le armi sono efficaci contro tutti i nemici. L'introduzione di alcune meccaniche moderne come le parate istantanee, i super attacchi e le risorse ricaricabili arricchivano il sistema di combattimento, indirizzando finalmente Nihon Falcom sulla strada giusta da percorrere con l'intenzione di svecchiare il suo brand più importante.
È dunque ironico, ma non troppo assurdo, che l'ultimo Ys a uscire prima di Ys VIII: Lacrimosa of Dana sia stato Memories of Celceta, un'avventura per PlayStation Vita e PC che impiegava lo stesso motore tridimensionale di Ys Seven e un sistema di combattimento in squadra molto simile ma... riproponeva, in versione estremamente modernizzata, il famoso Ys IV del 1993. Versione riveduta e corretta, per non dire completamente trasformata sotto praticamente ogni aspetto, Memories of Celceta esce dunque dopo il settimo capitolo, e prima dell'ottavo, ma oggi rappresenta ufficialmente il quarto episodio di questa lunga e complessa serie che è diventata anche brevemente un picchiaduro, nel 2010, col crossover Ys Vs. Sora no Kiseki che mette in campo, gli uni contro gli altri, i protagonisti di Ys e quelli di Trails in the Sky. Oggi la serie sembra essersi ancorata da un paio di anni all'ottavo capitolo, il Lacrimosa of Dana uscito qualche mese fa per PC, PlayStation 4 e PlayStation Vita, quindi convertito recentemente per Nintendo Switch. Chissà se Nihon Falcom sta già lavorando a un Ys IX... o se dovremo aspettare altri lunghi anni prima di tornare a vestire i panni di Adol Christin.