In quello che parrebbe essere un tipico caso di "oste, com'è il vino" ma anche particolarmente interessante, il fondatore di Cloudgine, Maurizio Sciglio, ha riferito a GamingBolt la sua visione del futuro del cloud computing.
Secondo Sciglio, la tecnologia in questione sarà sempre più diffusa in futuro, tanto che difficilmente non verrà utilizzata dai videogiochi. Anzi, secondo il CEO di Cloudgine i giochi a non sfruttare il calcolo computazionale diffuso saranno una minoranza rispetto a quelli che si affideranno al cloud. "È vero che sviluppare secondo i paradigmi del computing distribuito è complesso e richiede abilità che non si trovano facilmente nell'industria videoludica", ha affermato Sciglio, "ma abbiamo creato Cloudgine con l'obiettivo specifico di rendere la transizione quanto più semplice possibile e stiamo ottenendo questo ampliando il supporto per il cloud su engine ben noti e conosciuti come Unreal Engine 4, Havok Physics e Nvidia PhysX che sono in graado di lavorare in un ambiente distribuito senza sforzi aggiuntivi richiesti agli sviluppatori".
In questo modo, "possono mantenere l'ambiente di sviluppo con cui hanno già familiarità e la nostra piattaforma cloud si prende cura in maniera trasparente di tutte le parti intricate relative al distributed programming". Uno dei primi titoli che mostreranno in azione le potenzialità di questa tecnologia è Crackdown 3 su Xbox One, presentato alla scorsa Gamescom, che è in grado di gestire distruzioni complesse e su larga scala affidandosi a calcoli gestiti da server farm.