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Il problema di G2A e compagni di grey market. La rivendita di chiavi è peggio della pirateria?

Diamo un'occhiata ai problemi derivati dal mercato grigio della rivendita di key videoludiche

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   28/12/2016

Ha fatto un certo scalpore l'uscita del CEO di Trion Worlds, Scott Hartsman, sul celebre portale di rivendita di chiavi per videogiochi in digitale G2A, accusato di frodare sostanzialmente publisher e sviluppatori con la vendita di prodotti effettuata in maniera irregolare, sfruttando le differenze tra i prezzi nei mercati internazionali o addirittura utilizzando carte di credito rubate. Il responsabile PR del sito in questione ha risposto ovviamente mettendosi sulla difensiva e spiegando come G2A agisca senza infrangere alcuna regola, tuttavia diversi dubbi e questioni relative al cosiddetto mercato grigio permangono e non sono di facile soluzione, proprio per il loro giocare ai limiti delle regole. Ovviamente, in prima linea con la lotta a G2A, Kinguin e simili ci sono gli sviluppatori indie, essendo quelli più esposti ai danni provocati dal mancato guadagno su una percentuale anche bassa di copie distribuite, considerando che non hanno alle spalle una struttura e un tipo di produzione tale da consentire di compensare con grandi volumi di vendita questi introiti mancanti. Hanno raggiunto una certa notorietà i casi di TinyBuild, LevelUp Labs e Devolver Digital, che hanno tra le altre cose anche lanciato il famoso e controverso messaggio (ovviamente provocatorio) "per favore piratate i nostri giochi" invece di acquistarli attraverso il mercato grigio. I casi sono ormai svariati ma il sistema della rivendita di chiavi è talmente radicato da rappresentare la normalità, dunque la quantità di denaro che fluisce attraverso tali canali è difficilmente quantificabile e rende probabilmente minuscola la somma di 450.000 dollari che, ad esempio, è stata quantificata da TinyBuilds come perdite a causa delle key vendute "di seconda mano".

Il problema di G2A e compagni di grey market. La rivendita di chiavi è peggio della pirateria?

Il problema è che, appunto, le chiavi non possono essere di seconda mano e dunque ci dev'essere un sistema che consente questo ampio flusso costante di giochi presso i canali in questione, e se la matematica non è un'opinione c'è qualcuno che guadagna sulla vendita di titoli a prezzi stracciati senza passare attraverso i canali ufficiali. Le soluzioni sono molteplici e attraversano un ampio spettro di livelli di legalità o illegalità. Si va dai casi più deteriori che derivano dall'acquisto di codici attraverso l'utilizzo di carte di credito rubate, cosa che ovviamente costituisce un furto completo, alla rivendita di codici acquistati regolarmente all'interno di bundle a sconto (tipo quelli proposti da HumbleBundle), di per sé difficilmente perseguibile ma che ovviamente ha poco a che fare con la regolarità della distribuzione. In mezzo, varie altre soluzioni che chiamano in causa gli scammer e i diversi metodi che sono stati elaborati per "estorcere" chiavi a sviluppatori, anche in questo caso andando dallo spacciarsi youtuber o giornalisti all'esserlo realmente ma decidendo di lucrare sulla ricerca di visibilità di team e publisher, vendendo i codici invece di utilizzarli per recensioni e simili. Oppure, in gran parte dei casi si tratta di key acquistate su mercati diversi da quelli in cui vengono rivendute, sfruttando in questo modo le ampie differenze di prezzo che ci possono essere tra le varie regioni geografiche.

In tutti questi casi, tuttavia, bisogna chiarire che i portali di rivendita non hanno responsabilità dirette: così come eBay, G2A, Kinguin e simili sono semplicemente delle "piazze virtuali" dove i rivenditori espongono la loro mercanzia ed effettuano le rivendite, anche se ovviamente dei guadagni parziali arrivano anche a loro. Da una parte dunque i siti non risultano responsabili di eventuali commerci più o meno illeciti, dall'altra gli acquirenti, messi in guardia opportunamente, procedono a proprio rischio e pericolo ad acquisti comunque effettuati e per i quali difficilmente possono essere perseguiti, dunque diventa molto difficile prendere provvedimenti su questa tipologia di commercio. Sembra abbastanza chiaro che, in ogni caso, questo mercato sia impostato su un pericoloso gioco all'elusione delle regole, dunque è giusto continuare a supportarlo a prescindere dai suoi elementi oscuri, o la libertà del mercato globale porta con sé necessariamente questi aspetti deteriori che vanno comunque accettati nella ricerca dell'offerta migliore?