Certe giornate non offrono grandissimi spunti di conversazione, bisogna dire, per cui a volte anche notizie piuttosto inaspettate possono generare delle discussioni difficili da prevedere. Qualcosa del genere è successa oggi: riportando dell'introduzione di Monkey Island 3 nei cataloghi scaricabili in digitale di GOG e Steam abbiamo notato come la notizia abbia generato un bell'interesse, cosa che rappresenta indubbiamente un ottimo segno della cultura videoludica diffusa tra l'utenza. A parte questo, il ritornare sull'argomento non può fare a meno di risollevare la questione della lunga assenza della serie dalle scene, con l'aggiunta di qualche considerazione nuova derivata da alcuni recenti sviluppi del panorama videoludico.
Ovviamente ci riferiamo alla lunghissima assenza di un "vero" Monkey Island, senza considerare in questo concetto la pur buona serie da parte di Telltale, che tuttavia è difficile inquadrare nella visione classica delle avventure Lucas, nonostante faccia probabilmente parte di un "canone" ufficiale, sempre che una cosa del genere esista veramente. A dire il vero anche lo stesso terzo capitolo è un po' staccato dalla visione originale, mancando della firma di Ron Gilbert che infatti non ha mai voluto riconoscere il terzo e il quarto capitolo come veri e propri seguiti della serie che aveva ideato. C'è comunque da dire The Curse of Monkey Island rientra pienamente negli standard LucasArts, con autori dal pedigree certificato come Larry Ahern e Jonathan Ackley, mentre sicuramente più borderline risulta il quarto capitolo, Escape from Monkey Island. La scomparsa della serie ha avuto diverse motivazioni valide, prima con l'uscita di scena dei suoi autori originali e poi con la fisiologica flessione dell'interesse del pubblico nei confronti delle avventure grafiche ed è forse stato meglio chiudere la sua storia prima di continuare a vederla sprofondare in produzioni non all'altezza.
Le cose però sono cambiate: le avventure grafiche non sono mai veramente morte e il vivace sottobosco di produzioni più o meno indipendenti lo dimostrano bene. Quello che è cambiato è proprio la loro percezione e il richiamo su cui queste possono contare, rappresentando ora dei giochi di nicchia rispetto ai "blockbuster" che potevano essere un tempo e un nuovo Monkey Island oggi dovrebbe sicuramente fare i conti con varie limitazioni in termini di budget e respiro. Se vogliamo però guardare i segnali positivi, non si può evitare di notare come Ron Gilbert sia tornato indubbiamente nei suoi panni con il lancio di Thimbleweed Park, che dimostra una freschezza impressionante anche grazie al ritorno agli schemi classici dell'avventura grafica, e l'ottima risposta del pubblico potrebbe incoraggiare un'eventuale investimento in un nuovo Monkey Island.
Il problema è riuscire a riprendere in mano la licenza sulla serie, ancora in mano a Disney nonostante questa si sia definitivamente ritirata dal mercato videoludico, almeno come produzione diretta. Chi segue Ron Gilbert sui vari social media sa come l'amabilmente burbero autore torni spesso sull'argomento, rimarcando a più riprese la sua volontà di riprendere il controllo su Monkey Island e Maniac Mansion con richieste strampalate ma fondamentalmente sincere a Disney. Mettendo insieme l'esperienza dell'autore con il know-how acquisito anche nello sviluppo di Thimbleweed Park potrebbe venire fuori qualcosa di veramente interessante, cosa che d'altra parte trapelava già dalle dichiarazioni di Gilbert sulle sue idee in proposito, riferite tempo fa ad Eurogamer.net. Anche se dovesse trattarsi di una produzione dalle dimensioni limitate (cosa assai probabile) non sarebbe certamente un grande problema per gli appassionati, ma il modo migliore per portare a termine una tale missione sarebbe poter riunire per l'occasione anche Tim Schafer e Dave Grossman. In questo caso, ci sarebbe solo da accettare il prima possibile un qualsiasi crowdfunding dovessero proporre, senza nemmeno stare a leggerne la descrizione.