Il punto di partenza è un articolo di Kotaku in cui Alex Walker, di fronte all'incredibile ricezione del nuovo God of War, ha tentato di analizzare le diverse filosofie che regolano le offerte di Sony e Microsoft sul mercato dei videogiochi, elaborando una tesi davvero affascinante.
Secondo Walker il successo di Sony in questa generazione sarebbe dovuto al suo aver continuato a vendere storie, invece di passare a vendere servizi come provato a fare dalla casa di Redmond. Ossia, Sony avrebbe continuato a investire sull'identità del suo ecosistema, invece di virare completamente sulle ultime tendenze di mercato, più ricche ma più spersonalizzanti se non accompagnate dalla giusta quantità di contenuti. Secondo lui le persone comprano le console perché cercano storie e personaggi unici, ossia dei mondi creati da altri in cui perdersi, non solo giochi con cui passare il tempo. Certo, questi ultimi servono, ma sono percepiti come dei riempitivi che da soli non vendono le console perché si trovano anche altrove:
"E anche se la strategia di Microsoft ha perfettamente senso, le console non si acquistano sempre seguendo la ragione. Spesso l'acquisto è emozionale, impulsivo, dettato dal bisogno di seguire un eroe. Un personaggio in cui si possa credere. Un'avventura. Avventure come God of War."
Ovviamente non è giusto limitare l'intero mercato dei videogiochi a una sola dinamica, visto che ce ne sono in ballo molte altre, ma Walker ha centrato il punto. Se pensiamo alla console di maggior successo di Microsoft, ossia Xbox 360, che lo è stata non perché abbia venduto molto più di Xbox One, ma perché è riuscita a tenere testa e superare PlayStation 3 in alcuni territori, è impossibile separarla dalle serie la rendevano immediatamente riconoscibile: Halo, Gears of War, Fable, i Forza, arricchite da titoli di grande richiamo come Alan Wake, Crackdown, Banjo & Kazooie, Lost Odyssey, Blue Dragon, Viva Piñata e molti altri. Insomma, comprare Xbox 360 invece di PlayStation 3 non era solo portarsi a casa un pezzo di plastica pieno di circuiti elettronici diverso da quello della concorrenza, ma soprattutto scegliere un certo immaginario, immaginario che si è un po' diradato nell'ultima generazione e che non è stato rimpinguato come avrebbe dovuto.
Perché è vero che i servizi sono importanti e sicuramente bisogna svilupparli, ma difficilmente incontrerete qualcuno eccitato per i nuovi autobus acquistati dal suo comune o per la nuova tinta del'ufficio del catasto. E in fondo, per fare un altro esempio, a un concerto ci si va per sentire della musica, sia essa classica, jazz, rock o di qualunque altro genere vogliate, non per provare i bagni chimici (che comunque servono). Insomma, uno compra una console scegliendo magari tra Halo o God of War, perché sono questi i titoli che lo stimolano, poi magari valuta pure tutto il resto.