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Quindici persone arrestate in Cina per sviluppo e vendita di cheat per PlayerUnknown's Battleground: possibile furto di informazioni agli utenti

Pugno duro contro cheater e possibili ladri di informazioni

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   29/04/2018
PUBG: Battlegrounds
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Considerando la scala assunta ormai dal fenomeno PlayerUnknown's Battleground, lo sviluppo di sistemi di terze parti come cheat e simili può diventare una cosa estremamente seria, come dimostrato anche dalle recenti iniziative di rafforzamento della sicurezza intraprese da PUBG Corp.

Non stupisce dunque il pugno duro adottato dalla compagnia, in collaborazione con le autorità cinesi, nel punire un gruppo di sviluppatori colpevoli di aver sviluppato sistemi di cheat per il gioco, soprattutto per le caratteristiche nascoste di questi software. La polizia cinese, al termine di un'operazione di ricerca in collaborazione con PUBG Corp, è arrivata all'arresto di quindici persone colpevoli di aver sviluppato e venduto un software di cheating che fungeva peraltro da trojan sui PC in cui veniva installato, consentendo a terzi di rubare informazioni sensibili dai computer attraverso il virus Heybox.

"La nota voce di corridoio sul fatto che i programmi di cheating e hacking estraggano informazioni dagli utenti PC è stata confermata come vera", ha affermato PUBG Corp in un comunicato riportato anche sulla pagina Steam del gioco, "Utilizzare programmi illegali non solo disturba gli altri, ma può finire per consentire ad altri di rubare le vostre informazioni". I quindici accusati sono stati arrestati il 25 aprile e sottoposti anche a una multa di 30 milioni di renminbi cinesi, equivalenti a circa 5,1 milioni di dollari.

Tornando al gioco vero e proprio, ricordiamo che la mappa Miramar è disponibile dalla settimana scorsa sul Test Server della versione Xbox One di PlayerUnknown's Battleground.

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