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Capcom Arcade Stadium e Street Fighter 2, altre polemiche: bandiera di Hong Kong sostituita con quella cinese

Super Street Fighter 2 in Capcom Arcade Stadium ha un altro elementi controverso tra i suoi adattamenti socio-politici, in questo caso una questione di bandiere.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   23/02/2021
Capcom Arcade Stadium
Capcom Arcade Stadium
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Capcom Arcade Stadium, la nuova raccolta di classici da parte del celebre publisher di Osaka, contiene anche tre versioni di Street Fighter 2 ed è emerso in queste ore che Super Street Fighter 2 Turbo contiene una particolare variazione "storica", con la bandiera di Hong Kong sostituita con quella cinese.

La questione riguarda ovviamente Fei Long, il lottatore ispirato a Bruce Lee che proviene proprio da Hong Kong: nella s schermata della mappa con le varie tappe rappresentate dai combattimenti, il livello di Fei Long era rappresentato originariamente dalla bandiera di Hong Kong: prima da quella britannica nella prima edizione del gioco, poi da quella ufficiale dell'isola-Stato a partire dal 1997 e dal cambio di giurisdizione nazionale.

Nell'edizione presente all'interno di Capcom Arcade Stadium, tale bandiera è stata rimossa e sostituita con quella cinese, provocando anche un po' di proteste. Non è la prima volta che viene effettuato tale cambio, in effetti: già nella Street Fighter 30th Anniversary Collection è infatti visibile la bandiera cinese al posto di quella di Hong Kong, ma questa nuova rilevazione avviene proprio a pochi giorni di distanza dalla scoperta della rimozione del sole nascente nel livello di Honda, tradizionale simbolo del Giappone imperiale e considerato offensivo da vari paesi al giorno d'oggi, in particolare nei territori asiatici.

In tutta questa sorta di apparente adeguamento del gioco ai cambiamenti socio-politici avvenuti negli anni, è curioso notare come invece Zangief sia rimasto tranquillamente lo stesso combattente sovietico proveniente dall'URSS con tanto di bandiera originale, nonostante l'Unione Sovietica non esista più da una trentina d'anni.

È comunque opportuno notare come la Cina stia assumendo sempre più rilevanza anche in ambito videoludico, cosa che si riflette anche in alcune decisioni da parte di publisher di rilievo intenzionati a non inimicarsi un mercato così vasto e profittevole, come abbiamo visto anche con il caso Blizzard e Blitzchung, con la rimozione dell'horror Devotion o con la censura automatica di Genshin Impact impostata su alcune parole sensibili, tra le quali Taiwan e Hong Kong.