Google potrebbe essere in grossi guai: stando a un report pubblicato dal Wall Street Journal, circa l'80% delle pubblicità su YouTube non rispettano i termini stabiliti dall'azienda e sarebbero dunque a rischio rimborso, il che potrebbe tradursi in perdite di svariati miliardi di dollari per il colosso americano.
Attualmente al lavoro per portare su YouTube giochi accessibili all'istante, come su Stadia, Google sembrerebbe aver pestato la proverbiale puppù, in questo caso però di dimensioni gargantuesche, nell'ambito della gestione delle pubblicità all'interno degli embed.
Il punto è questo: gli inserzionisti pagano YouTube perché mostri le loro pubblicità prima o dopo un video, secondo criteri precisi: devono avere l'audio attivo, essere visibili e non coperte da altri elementi, e infine pagate solo laddove non vengano saltate.
Dal 2020 o giù di lì, tuttavia, il sistema degli embed non corrisponde a tali indicazioni, presentando appunto in circa l'80% dei casi pubblicità senza audio, coperte da altri elementi grafici e/o riprodotte in automatico: un servizio che la piattaforma dovrebbe far pagare un ventesimo rispetto alla somma effettivamente richiesta.
Non è tutto: Google sostiene che la stragrande maggioranza di queste pubblicità venga passata su YouTube, ma stando al report del WSJ pare invece che una grossa percentuale finisca su siti di dubbia fama, ad esempio blog di controinformazione o focalizzati su download illegali.
Il fatto che il problema abbia toccato anche la campagna elettorale di un senatore repubblicano, Mike Lee, nonché diversi organismi di una certa rilevanza, ha inevitabilmente scatenato una ridda di polemiche e domande a cui Google dovrà necessariamente rispondere.
Il rischio concreto, come scritto in apertura, è che tutte le pubblicità che non corrispondono ai criteri stabiliti dall'azienda possano essere soggette a un rimborso, che in questo caso assumerebbe proporzioni gigantesche.