Halo Infinite potrebbe essere una vittima della gestione del lavoro fortemente basata sui contratti a termine e l'outsourcing da parte di Microsoft, secondo Jason Schreier, che ha toccato l'argomento all'interno di un suo recente approfondimento e lo considera, forse, tra i problemi principali emersi nello sviluppo del gioco.
L'articolo di Jason Schreier parte da diverse testimonianze di sviluppatori e dimostra come Call of Duty e altri blockbuster vengano normalmente sviluppati con un forte uso di lavoratori precari, che vengono sostanzialmente pagati meno di quelli a tempo indeterminato.
È anche una conseguenza inevitabile dell'ingrandimento a dismisura delle produzioni moderne, che porta necessariamente a un'espansione degli organici, affidando dunque parte del lavoro a sviluppatori a contratto e a tempo determinato.
La situazione particolare di Microsoft è paradossale, in quanto deriva da un tentativo di limitare lo sfruttamento eccessivo di personale esterno: dal 2014, la compagnia ha adottato delle nuove linee guida che, in accordo anche con il diritto lavorativo, limitano a 18 mesi al massimo i contratti di lavoro a tempo determinato.
Questo, però, può avere come conseguenza il fatto di spezzettare parti del lavoro tra sviluppatori destinati a rimanere sul progetto solo per un massimo di 18 mesi, passando dunque le mansioni di mano in mano e in certi casi con un accesso solo limitato agli strumenti, anche perché l'idea di Microsoft con tale limitazione è di "preservare la riservatezza delle proprietà intellettuali", tra le altre cose.
Questo si assocerebbe all'idea che i problemi di Halo Infinite siano da imputare soprattutto al caos lavorativo emerso in 343 Industries, associato dunque a questa rotazione e sostituzione frequente di sviluppatori sul progetto. La questione è però riportata soprattutto come una deduzione di Schreier e non si basa su prove effettive: "in Microsoft, i dipendenti a contratto possono rimanere solo per un massimo di 18 mesi", ha riferito Schreier, "ma la quantità di lavoratori esterni a contratto è comunque sempre alta e questo può portare a dei problemi, e magari per giochi il cui sviluppo dura più di 4 anni, come Halo Infinite, può essere distruttivo".
Dunque si tratta di un'ipotesi quella del giornalista, facilmente deducibile dall'utilizzo in massa dei lavoratori a contratto per tempi piuttosto brevi rispetto alle tempistiche di sviluppo di alcuni titoli particolarmente grossi.
Nel frattempo, dopo la smentita sulla cancellazione della versione Xbox One e il posticipo al 2022, una buona notizia per Halo Infinite è data dal ritorno di Joseph Staten, uno dei membri chiave della vecchia Bungie.