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Halo Infinite: l'outsourcing eccessivo potrebbe essere alla base dei problemi, dice Jason Schreier

Secondo Jason Schreier, che ha scritto un approfondimento sullo sfruttamento degli sviluppatori precari nell'industria videoludica, proprio questo potrebbe essere il problema di Halo Infinite.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   28/08/2020
Halo Infinite
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Halo Infinite potrebbe essere una vittima della gestione del lavoro fortemente basata sui contratti a termine e l'outsourcing da parte di Microsoft, secondo Jason Schreier, che ha toccato l'argomento all'interno di un suo recente approfondimento e lo considera, forse, tra i problemi principali emersi nello sviluppo del gioco.

L'articolo di Jason Schreier parte da diverse testimonianze di sviluppatori e dimostra come Call of Duty e altri blockbuster vengano normalmente sviluppati con un forte uso di lavoratori precari, che vengono sostanzialmente pagati meno di quelli a tempo indeterminato.

È anche una conseguenza inevitabile dell'ingrandimento a dismisura delle produzioni moderne, che porta necessariamente a un'espansione degli organici, affidando dunque parte del lavoro a sviluppatori a contratto e a tempo determinato.

La situazione particolare di Microsoft è paradossale, in quanto deriva da un tentativo di limitare lo sfruttamento eccessivo di personale esterno: dal 2014, la compagnia ha adottato delle nuove linee guida che, in accordo anche con il diritto lavorativo, limitano a 18 mesi al massimo i contratti di lavoro a tempo determinato.

Questo, però, può avere come conseguenza il fatto di spezzettare parti del lavoro tra sviluppatori destinati a rimanere sul progetto solo per un massimo di 18 mesi, passando dunque le mansioni di mano in mano e in certi casi con un accesso solo limitato agli strumenti, anche perché l'idea di Microsoft con tale limitazione è di "preservare la riservatezza delle proprietà intellettuali", tra le altre cose.

Questo si assocerebbe all'idea che i problemi di Halo Infinite siano da imputare soprattutto al caos lavorativo emerso in 343 Industries, associato dunque a questa rotazione e sostituzione frequente di sviluppatori sul progetto. La questione è però riportata soprattutto come una deduzione di Schreier e non si basa su prove effettive: "in Microsoft, i dipendenti a contratto possono rimanere solo per un massimo di 18 mesi", ha riferito Schreier, "ma la quantità di lavoratori esterni a contratto è comunque sempre alta e questo può portare a dei problemi, e magari per giochi il cui sviluppo dura più di 4 anni, come Halo Infinite, può essere distruttivo".

Dunque si tratta di un'ipotesi quella del giornalista, facilmente deducibile dall'utilizzo in massa dei lavoratori a contratto per tempi piuttosto brevi rispetto alle tempistiche di sviluppo di alcuni titoli particolarmente grossi.

Nel frattempo, dopo la smentita sulla cancellazione della versione Xbox One e il posticipo al 2022, una buona notizia per Halo Infinite è data dal ritorno di Joseph Staten, uno dei membri chiave della vecchia Bungie.

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