Finalmente Apple sta cominciando a guardare alla riparabilità dei suoi dispositivi, anche sui nuovissimi iPad Pro. Per la prima volta in un dispositivo di questo tipo, infatti, la batteria può essere sostituita subito dopo aver rimosso lo schermo. Certo, sono ancora necessari alcuni passaggi, come rimuovere viti e staffe, ma siamo di fronte a un enorme miglioramento rispetto alle generazioni precedenti, dove erano necessarie circa due-tre ore per smontare gran parte del dispositivo e accedere alla batteria.
Una batteria che nel caso di iPad Pro 13, lo ricordiamo, ha una capacità di 38.99 Wh, leggermente inferiore rispetto ai 40.33 Wh della sesta generazione, e utilizza due celle da 19.91 Wh ciascuna, più sottili di quelle a quattro celle di sesta generazione. Per le specifiche dettagliate vi rimandiamo comunque all'articolo dedicato alla presentazione dei nuovi iPad Pro OLED.
Ma se sulla sostituzione della batteria le nuove leggi e le pressioni dell'opinione pubblica possono intestarsi una vittoria, sul fronte della riparabilità generale i nuovi iPad sono un incubo. E molta della colpa vanno agli 1,3 mm in meno rispetto ai precedenti modelli.
Un incubo di riparabilità
Grazie a un dettagliato teardown di iFixit, abbiamo informazioni dettagliate su un sacco di componenti e sulla procedura per sostituirli. Ma prima di parlare dei componenti interni, una precisazione sul funzionamento del pannello Tandem OLED, noto anche come Ultra Retina, è d'obbligo. Prodotto da Samsung e LG, questo offre una luminosità di picco SDR di 1000 nit, un aumento significativo rispetto ai 600 nit di luminosità SDR dell'iPad Pro di sesta generazione. Anche il rapporto di contrasto è raddoppiato, con bianchi più luminosi e neri più scuri.
La presentazione di Apple ne ha però spiegato il funzionamento in modo un po' fuorviante. L'immagine di due pannelli OLED che lavorano uno sopra l'altro è infatti tecnicamente scorretta. Piuttosto la tecnologia sembra più simile a quella di un vecchio brevetto di Kodak del 2005: in sostanza la pila OLED tradizionale è stata modificata per aumentare il numero di strati di elettroluminescenza nella pila verticale di ogni diodo. Questo aumenta la quantità di luce e colore che ogni diodo può trasmettere e, sì, il risultato è simile ad avere due OLED impilati uno sopra l'altro, ma si tratta comunque di un singolo OLED sulla scheda, non di un intero pannello OLED impilato su un altro.
Chiarito questo, anche stavolta l'interno di questo nuovo iPad è accessibile solo dopo aver rimosso lo schermo. Secondo iFixit la colla che tiene lo schermo non è terribile, ma la riparazione rimane piuttosto impegnativa, con il rischio reale di rompere un pannello decisamente costoso. E se, come abbiamo visto, la batteria una volta rimosso lo schermo è piuttosto facile da sostituire, lo stesso non si può dire per il resto dei componenti.
Molte parti, come la daughterboard, gli altoparlanti e i cavi coassiali, sono ora incollate perché il ridotto spessore del dispositivo ha reso impossibile usare delle viti. Questo significa che gli altoparlanti rischiano di rompersi durante la rimozione e la stessa daughterboard può deformarsi facilmente. Anche le fotocamere sensibili al calore richiedono una manipolazione delicata e rischiosa per essere rimosse, all'interno di un quadro generale peggiorato rispetto al passato. Il tutto in nome di una riduzione di spessore buona per il marketing, ma che nell'uso quotidiano ha un impatto pressoché impercettibile.
Insomma, l'iPad Pro 13 segna un passo avanti significativo nella riparabilità della batteria, dimostrando che Apple sta ascoltando le richieste di miglioramenti in questo senso. Tuttavia, il design ultrasottile comporta ancora compromessi significativi, rendendo la riparazione di altre componenti un compito davvero arduo.