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L’industria dei videgiochi ha compiuto 50 anni... chi se n’è accorto?

L'industria dei videogiochi ha compiuto cinquant'anni, ma pare non essersene accorta, visto che non ci sono state celebrazioni di sorta.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   11/11/2022

Se la nascita dei videogiochi è molto discussa e per essere definita andrebbe ricostruita con una certa attenzione, tra esperimenti, protovideogiochi e quant'altro, quella dell'industria, intesa come sistema economico basato sulla produzione, commercializzazione e vendita dei videogiochi, ha una data precisa, convenzionalmente riconosciuta: il 27 giugno del 1972 con la fondazione di Atari da parte di Nolan Bushnell e Ted Dabney.

In realtà nel 1971 c'era stata Syzygy Engineering, fondata sempre dagli stessi due, che lanciò il primo coin op riconosciuto, Computer Space, ispirato al gioco Spacewar!, giocabile solo in ambito universitario. Purtroppo la diffusione di Computer Space fu limitatissima e il suo successo talmente scarso che rimase un fenomeno isolato, incapace di accendere la miccia che avrebbe fatto esplodere l'industria, esplosione che arrivò con Pong di Atari l'hanno successivo, la cui idea era stata rubata da un prototipo di Ralph Baer realizzato per Magnavox, mai concretizzatosi in un prodotto commerciale (sì, l'industria dei videogiochi è nata sostanzialmente da un furto... il che non stupisce più di tanto). Comunque sia, anche volendo dibattere la questione, il risultato non cambia: l'industria dei videogiochi ha compiuto cinquant'anni e non se n'è accorto nessuno: né il pubblico, né la stampa, né gli influencer, né gli operatori dell'industria stessa. Nessuno.

Abbiamo festeggiato il finto compleanno di Super Mario Bros., ossia il successo commerciale di un singolo gioco, non certo la nascita del personaggio, ci siamo lamentati per i mancati festeggiamenti dei vent'anni di Half-Life, ci ricordiamo di ogni franchise di secondo piano che compie più di dieci anni, ma non abbiamo speso una parola per il mezzo secolo compiuto dall'intera industria. La spiegazione del perché un momento simile sia passato completamente inosservato è abbastanza semplice in realtà: i fondatori dell'industria non hanno più un ruolo attivo nella stessa e i marchi all'epoca più diffusi sono quasi tutti spariti o diventati secondari rispetto ad altri. Insomma, non c'è stato qualcuno che avesse interesse a rivendere quel passato, che quindi è stato semplicemente ignorato. Atari di suo ci ha provato con Atari Mania prima e Atari 50: The Anniversary Celebration poi, ma ormai è troppo debole per catalizzare l'interesse generale, che è rimasto tiepido, se non completamente assente.

Il problema dei mancati festeggiamenti non è tanto nell'assenza di eventi in sé, quanto nella dimostrazione plastica dell'immaturità del settore a tutti i livelli, un settore che non conosce il suo passato e non sa guardarsi alle spalle con la giusta serenità e capacità di elaborazione. Un settore dalla mentalità infantile e superficiale in cui si guarda solo in avanti, ignorando la strada fatta finora.