"Microsoft si dà ai videogame, 75 miliardi per Activision" è il titolo di un articolo dell'edizione odierna del quotidiano la Repubblica, che sta facendo il giro dei social italiani in cui si parla di videogiochi. Qualcuno ha considerato un errore decisamente marchiano far intendere che prima di ieri Microsoft non fosse parte dell'industria; sembra di trovarsi di fronte all'ennesima sottovalutazione del settore operata dalla stampa nostrana.
In realtà è un errore anche far risalire l'ingresso di Microsoft nel mondo dei videogiochi al lancio della prima Xbox, come detto da molti per correggere il titolo, visto che il primo videogioco della compagnia risale al 1979 (Microsoft Adventure) e fu pubblicato su Apple II e TRS-80. Certo, all'epoca gli investimenti nel settore erano molto ridotti, ma rimane comunque il fatto che la casa di Redmond sia attiva come editore videoludico quasi dall'alba del medium.
Fortunatamente, leggendo l'articolo è facile notare che l'errore del titolo non viene replicato. Certo, alcune frasi sono un po' confuse, come "Non è solo un gioco, l'acquisto di Activision Blizzard da parte di Microsoft, e non soltanto per i 75 miliardi di dollari messi sul tavolo allo scopo di completarlo. Dietro infatti c'è la fame per i videogame della Silicon Valley, accresciuta dalla pandemia; un significativo aggiustamento di strategia per l'azienda fondata da Bill Gates" o "per far funzionare entrambi i progetti (Game Pass e Cloud Ndr) servono grandi prodotti originali capaci di attirare gli abbonati. A questo scopo serve Activision", ma il testo fa riferimento al business di Microsoft nel mondo dei videogiochi prima dell'annuncio della volontà di acquisire Activision con una certa chiarezza, come nel passaggio "L'azienda fondata da Gates possiede già Game Pass, che per un abbonamento mensile consente l'accesso ad un grande catalogo di giochi. "
Diciamo quindi che è il classico caso in cui limitandosi a leggere il titolo si può essere fuorviati. In effetti, spesso basterebbe leggere gli articoli per evitare certe polemiche, soprattutto quelle più pretestuose.