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Nintendo respinge l'accusa di aver usato lavoro forzato nelle fabbriche dei suoi prodotti

Nintendo, per bocca del suo presidente Shuntaro Furukawa, ha respinto l'accusa di aver usato lavoro forzato nelle fabbriche che producono i suoi prodotti.

NOTIZIA di Luca Forte   —   01/07/2021

Nintendo, per bocca del suo presidente Shuntaro Furukawa, ha respinto le accuse e ha negato di aver usato lavoro forzato nelle fabbriche che producono i suoi prodotti. Queste gravi accuse sono nate in seguito a un report della BBC pubblicato l'anno scorso, basato a sua volta su di una ricerca dell'Australian Strategic Policy Institute. Questa ricerca sosteneva che migliaia di musulmani della minoranza degli Uiguri cinese fossero stati messi ai lavori forzati in numerose fabbriche, tra le quali anche alcune che forniscono Nintendo.

Durante l'assemblea generale degli azionisti che si è tenuta questa settimana, è stato chiesto al consiglio di amministrazione di Nintendo il rapporto della società giapponese con le industrie che operano in quell'area.

Il presidente di Nintendo, Shuntaro Furukawa, ha confermato che alcune fabbriche citate nel rapporto facevano effettivamente parte della catena di approvvigionamento di Nintendo, ma che la società ha verificato che non siano stati utilizzati Uiguri nelle sue linee produttive.

"Siamo consapevoli che c'è stato un rapporto secondo cui gli Uiguri potrebbero essere stati costretti a lavorare nelle fabbriche dei nostri fornitori", ha detto Furukawa. "Tuttavia abbiamo indagato e non abbiamo trovato nessuna registrazione o ricevuto una segnalazione che indichi che un nostro partner commerciale abbia usato del lavoro forzato nella nostra catena di approvvigionamento".

"Al fine di garantire che il lavoro forzato non venga usato nelle nostre catene di approvvigionamento abbiamo stabilito delle linee guida che vogliamo che i nostri partner rispettino. Conduciamo i nostri affari secondo questa politica e se c'è qualsiasi rischio che venga impiegato del lavoro forzato, non solo per gli Uiguri, smetteremo di fare affari con loro".

La ricerca ASPI, pubblicata nel marzo 2020, ha identificato 82 aziende straniere e cinesi che possono essere direttamente o indirettamente coinvolte in queste pratiche portate avanti dal Governo Cinese. Tra le aziende c'erano Sony, Microsoft e Nintendo.

Nintendo ha anche sottolineato che solo "un piccolo numero di brand ha chiesto ai propri venditori di interrompere le loro relazioni con questi fornitori nel 2020".