Centinaia di dipendenti Ubisoft hanno organizzato una protesta di notevole portata con tre giorni di sciopero contro la richiesta della compagnia di tornare in ufficio e lasciare lo smartworking, iniziativa che era rimasta attiva dai tempi della pandemia da Covid-19 ed era considerata ormai stabile da molti.
Si tratta della seconda volta che i lavoratori di Ubisoft organizzano una protesta per questo motivo, in questo caso con ben tre giorni di sciopero indetti dal gruppo organizzato di dipendenti per convincere il publisher a rivedere la decisione del ritorno forzato in ufficio.
Secondo quanto riportato dall'organizzazione sindacale Syndicat des Travailleurs et Travailleuses du Jeu Vidéo (STJV), oltre 700 dipendenti hanno aderito allo sciopero, con manifestazioni sia a Montpellier che a Parigi.
Vite ormai organizzate intorno allo smartworking
Al centro della protesta c'è la decisione di Ubisoft di rivedere la politica dello smartworking, con la richiesta di presentarsi in ufficio almeno per tre giorni alla settimana, abbandonando progressivamente il modello di lavoro ibrido.
Secondo Ubisoft, questo ritorno in ufficio dovrebbe stimolare la creatività e il lavoro di squadra, ma per i dipendenti si tratta di un notevole problema.
Molti si sono organizzati tenendo in considerazione la possibilità di lavorare da casa, anche spostandosi dai centri in cui si trovano gli uffici, cosa che costringerebbe a modificare sensibilmente le condizioni di vita, a detta di molti dipendenti.
Secondo l'STJV, che ha organizzato lo sciopero, la compagnia avrebbe annunciato i cambiamenti all'organizzazione senza una "giustificazione tangibile" né alcuna consultazione con i lavoratori. "Dopo oltre cinque anni di lavoro effettuato in maniera efficiente nell'attuale contesto in remoto, molti dei nostri colleghi hanno costruito o ricostruito le loro vite (per quanto riguarda famiglie, case, genitori e altro) e non possono tornare alle precedenti condizioni di lavoro, i nostri datori di lavoro lo sanno bene", si legge in un comunicato del sindacato.
Si tratta di un altro tumulto interno a Ubisoft, che ultimamente sta attraversando un periodo decisamente turbolento, tra i risultati finanziari sotto le aspettative e la possibilità che la compagnia prenda in considerazione un buyout da parte della famiglia Guillemot o di Tencent.