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Rotten Tomatoes: agenzia di PR pagava i critici per gonfiare i voti dei film

Vulture ha scoperto e riportato che un agenzia di PR pagava i critici dell'aggregatore Rotten Tomatoes per gonfiare i voti dei film.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   07/09/2023
Rotten Tomatoes: agenzia di PR pagava i critici per gonfiare i voti dei film

La testata Vulture ha pubblicato un resoconto in cui si denuncia un fatto increscioso riguardante l'aggregatore di voti Rotten Tomatoes, punto di riferimenti per gli appassionati di cinema. Sostanzialmente un'agenzia PR, chiamata Bunker 15, avrebbe pagato alcuni critici del sito per gonfiare i voti dei film.

Lo scoop parte dal film Ophelia con Daisy Ridley, i cui primi voti della critica avevano portato ad avere un punteggio di 46. Viste le stroncature, Bunker 15 avrebbe assoldato alcuni dei critici presi in considerazione da Rotten Tomatoes, spesso indipendenti dalle testate maggiori e li avrebbe pagati un minimo di 50 dollari ciascuno per gonfiare i voti del film, così da farne crescere il voto medio della pellicola. Nei mesi successivi sono quindi apparse altre recensioni, tutte generalmente positive e tutte provenienti da critici che avevano già recensito i film di Bunker 15, che hanno fatto raggiungere al film un punteggio di 62.

Considerate che Rotten Tomatoes non fa la media matematica dei voti, ma calcola solo se i voti sono positivi o negativi. Quindi, mettiamo, un film con cinque recensioni da 6 avrebbe un voto di 100, mentre uno con quattro da 9 e una da 4 avrebbe un voto di 80.

Da notare che le linee guida di Rotten Tomatoes escludono espressamente le recensioni pagate da quelle aggregate. Ma il fatto che i pagamenti ai critici siano stati fatti in nero non ha permesso alcun controllo in tal senso.

Un pomodoro marcio?

I pomodori ci seppelliranno
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Aggregatori come Rotten Tomatoes (o Metacritic e Opencritic nel mondo dei videogiochi) sono diventati dei punti di riferimento per chi vuole avere un'idea dei giudizi relativi ai film. Purtroppo hanno prodotto l'effetto di desensibilizzare il pubblico dalla conoscenza del singolo critico, per concentrarsi sulle medie voto, tanto che Quentin Tarantino ha potuto dichiarare che non legge più la critica, di cui non conosce un singolo nome, considerando che ormai le recensioni finiscono per perdersi nei mucchi degli aggregatori, senza che riescano a emergere.