Non c'è dubbio che l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft abbia un'importanza capitale nell'ottica del Game Pass, come è emerso chiaramente anche dalle testimonianze e dai documenti emersi durante i vari processi per portare avanti l'operazione, ma quali saranno le conseguenze per l'utente finale? Il publisher ha confermato di essere al lavoro per portare i propri titoli all'interno del catalogo, cosa che dovrebbe concretizzarsi a questo punto l'anno prossimo - nonostante alcune voci di corridoio puntino già ai prossimi mesi - probabilmente partendo con i giochi meno recenti e poi con l'arrivo anche dei nuovi pezzi grossi, come Diablo IV e Call of Duty: Modern Warfare III.
La quantità di giochi che questa manovra potrebbe portare all'interno del catalogo è enorme, ma ancora più ampio è il potenziale che si sbloccherebbe, considerando tutti i franchise che fanno parte delle proprietà Activision Blizzard, tanto da far pensare, in molti, a un possibile incremento di prezzo per l'abbonamento al Game Pass, visto l'aumento di giochi disponibili e anche la necessità di finanziare un colosso come il publisher in questione. Da quest'ultimo punto di vista, a dire il vero, il fatto che i giochi continuino probabilmente ad essere multippiattaforma, almeno per quanto riguarda i franchise maggiori in un lasso di tempo ancora vicino all'acquisizione, dovrebbe comunque compensare e garantire introiti regolari, ma l'idea che Microsoft voglia monetizzare a breve termine un'acquisizione del genere non è assurda.
Nuovo prezzo o nuovo tier di abbonamento?
Qualcuno suggerisce addirittura che Microsoft possa pensare a una sorta di nuovo tier di abbonamento specifico per i giochi Activision Blizzard, considerando il richiamo di questi e il fatto che alcuni dei maggiori, come Diablo e Call of Duty, possono essere considerati a tutti gli effetti delle piattaforme live service, che potrebbero prestarsi a questa organizzazione. A ben vedere, quest'ultima idea presenta qualche discrepanza logica nella prospettiva dell'acquisizione, perché renderebbe poco sensata la manovra da 70 miliardi di dollari se poi i cataloghi delle compagnie dovessero rimanere separati, anche se è vero che l'attuale management di Activision Blizzard appare sempre piuttosto restio all'adottare strategie su abbonamento e un colpo di mano sarebbe stato comunque necessario in tal senso.
Un aggiustamento di prezzo verso l'alto è probabile e pare sia fisiologico per tutti i servizi in abbonamento, come stiamo vedendo anche con quelli dedicati ai contenuti video, ma Microsoft dovrà misurare attentamente i passi da fare. Tralasciando tutto il resto del catalogo, il fatto che Call of Duty resterà sicuramente multipiattaforma e con pari contenuti ovunque rende difficile spingere i giocatori a trasferirsi su Game Pass, se poi non dovesse nemmeno esserci un'effettiva convenienza economica diventerebbe ancora più complesso. Se è vero che ci sono milioni di giocatori che su PlayStation giocano solo a Call of Duty, bisogna che questi trovino un'effettiva convenienza per spostarsi dalla console al servizio in abbonamento, e questo forse potrebbe emergere attraverso qualche iniziativa legata ai contenuti aggiuntivi e alla struttura live service del gioco, magari con pacchetti regalo o cose simili.
Infine, si può anche pensare che l'acquisizione sia servita a Microsoft semplicemente per appropriarsi degli introiti di Activision Blizzard e dare una notevole spinta all'economia della divisione Xbox e non è da escludere che questa soluzione semplice sia anche quella più vicina alla visione della compagnia, ma è indubbio che un'operazione del genere abbia dei risvolti anche nella volontà di espandere l'utenza del Game Pass.