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Mai più senza Umbrella

Il brand horror di Capcom ci mette nei panni dei cattivi, con un occhio rivolto al multiplayer online

RECENSIONE di Dario Rossi   —   22/03/2012
Resident Evil: Operation Raccoon City
Resident Evil: Operation Raccoon City
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Quella di Resident Evil è una saga che ci accompagna ormai dal 1996, ci credereste? 16 anni in compagnia di non morti, la sinistra Umbrella, le aberrazioni genetiche e grandi eroi entrati ormai nell'immaginario collettivo. La matrice survival horror originale ha subito innumerevoli mutazioni nel corso degli anni, proprio come un T-Virus, acquisendo un'identità sempre più action. Quello di Resident Evil: Operation Raccoon City è però un esperimento particolare, si tratta di uno spin-off, quindi un episodio che differisce da regole e convenzioni - se esistono ancora - della serie, enfatizzando sulle meccaniche del gioco di squadra. Quasi a voler rafforzare il concetto di una diversa interpretazione piuttosto che un seguito, si è scelto di ambientare il tutto nella famosa città del secondo capitolo, proprio durante le vicende successive all'outbreak di zombie. La particolarità inattesa è quella di far vivere l'avventura dal punto di vista degli agenti dell'Umbrella, impegnati nella cancellazione di qualsiasi prova compromettente per la società. Un'idea stuzzicante, che però ha alimentato qualche dubbio sull'efficacia nel poter catturare lo spirito della serie, specie per il fatto di aver assegnato i lavori ai canadesi Slant Six Games. Capcom come sapete è al momento impegnata sull'attesissimo sesto episodio, limitandosi quindi a supervisionare il progetto.

Brutti, sporchi e cattivi

Resident Evil: Operation Raccoon City spezza subito un tabù non indifferente della serie, quello della solitudine e la condizione di inferiorità, dal momento che fin dall'inizio ci troviamo con un team di quattro elementi, la U.S.S. Squad, altamente qualificati e armati fino ai denti. La scelta è suggerita dall'impostazione in co-op per affrontare la campagna online con gli amici, tuttavia la consapevolezza di comandare un'intera squadra regala un'esperienza profondamente diversa da quelle a cui eravamo abituati.

Mai più senza Umbrella

Oltre a questo abbiamo a che fare con una struttura vagamente RPG, con sei classi in grado di acquisire e potenziare abilità specifiche nel corso del gioco grazie ai punti esperienza accumulati. Se tutti sono in grado di utilizzare armi da fuoco e attacchi corpo a corpo, lo specialista in demolizioni si diletta nel posizionare letali bombe, quello in infiltrazione acquisisce la capacità di rendersi invisibile o vedere attraverso i muri, mentre il più originale rimane lo scienziato che, grazie a una speciale pistola, è in grado di addomesticare i nemici. Le abilità e le classi vengono decise prima di ogni missione, in una speciale schermata di briefing che sostituisce a tutti gli effetti i negozi virtuali. Qui possiamo anche decidere quali delle due armi portare con sé e controllare i punti ottenuti dalla squadra. Uno dei nostri timori era rappresentato dalla caratterizzazione del team, che sembrava a prima vista piuttosto impersonale, ma dobbiamo ammettere che è stato effettuato un buon lavoro: personaggi come il nerboruto Beltway hanno conquistato subito la nostra simpatia. Le sorprese però non finiscono qui.

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Guerra civile

La campagna principale si snoda attraverso sette capitoli che vedono l'U.S.S. Squad attraversare Raccoon City per ripulire gli indizi nelle locazioni già viste in Residet Evil 2 e 3. Tra queste l'ospedale, la chiesa, la stazione di polizia e il laboratorio dell'Umbrella, dove incontriamo il dottor William Birkin poco prima di trasformarsi in una terribile B.O.W., le armi biologiche che tutti ben conosciamo. L'impostazione è ancora in terza persona, ma le dinamiche subiscono una pesante virata verso lo sparatutto, principalmente a causa delle forze speciali intervenute per far piazza pulita. La loro presenza fa da pretesto per una lunga serie di scontri a fuoco dove è necessario lo sfruttamento delle coperture e questo avvicina il titolo ai canoni del genere, manco a dirlo sublimati dalla saga di Gears Of War.

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Gli sviluppatori hanno preso molto dal titolo Epic, compresa la corsa con tanto di visuale traballante, per contro sono state ridotte al minimo le mosse evasive. Scordatevi quindi furiose capriole o numeri da circo, RE:ORC è pur sempre uno squad shooter, anche se per sfruttare al meglio questa caratteristica è meglio affrontarlo in compagnia di amici. Chiunque può entrare nella campagna, impegnando uno dei tre slot disponibili per gli alleati, in caso contrario se ne occupa l'intelligenza artificiale, con risultati però alterni. Nelle nostre sessioni quasi mai abbiamo visto sfruttare le potenzialità peculiari per un approccio strategico, escludendo le azioni più elementari come l'utilizzo degli spray curativi. Il level design si adegua in qualche modo al contesto bellico, eliminando del tutto la presenza di enigmi o mappe complesse, ma favorendo quasi sempre ampi spazi dove muoversi con una certa libertà. Il team responsabile di SOCOM cerca di non farsi prendere la mano e scordarsi il peso del brand, grazie a una serie di stratagemmi come le fasi di distensione (dove si tira il fiato con indagini e task assortiti), e un certo fan service, con lo sfruttamento di locazioni, situazioni e volti familiari. Nel processo l'effetto survival horror è andato completamente perduto, non aspettatevi quindi salti sulla sedia come i primi, indimenticabili episodi.

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Ancora tu

Oltre al già citato Birkin, ritroviamo Nicholai Ginovaef, impegnato in missione con il gruppo UBCS Delta, Ada Wong, Hunk e ovviamente Leon S. Kennedy e Claire Redfield, con qualche inaspettato retroscena. Abbiamo addirittura la possibilità di intralciare le operazioni dei nostri eroi, una trovata alla fine non così incisiva come Capcom aveva subdolamente pubblicizzato. Ampio si rivela invece il carnet di nemici, recuperati dai vecchi capitoli, dai Lickers ai letali Hunters, gli schizofrenici Crimson Heads e soprattutto i Tyrant Nemesis e Numero 103. Il primo in particolare sarà protagonista di un DLC dedicato, e risulta indubbiamente spassoso adoperarsi per la sua attivazione come farebbero dei veri cattivi, ma non vogliamo rovinarvi ulteriormente la sorpresa.

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Un altro elemento introdotto è la possibilità di rimanere infettati: se non recuperiamo uno speciale antidoto entro un limite di tempo rischiamo di unirci all'orda di non morti, ancora peggio aggredire i nostri stessi compagni (che ci abbatteranno senza pietà). Per tale motivo è stato eliminato del tutto l'inventario, sostituito da una comoda interfaccia in tempo reale, con granate, oggetti e antidoti assegnati ai tasti direzionali del pad. Purtroppo la campagna singola si rivela piuttosto breve, con una durata non superiore alle sei ore e una chiusura sbrigativa e sottotono, da soli inoltre risulta troppo sminuita dalla piattezza della CPU e non riesce ad esprimere le sue potenzialità. Tecnicamente siamo di fronte a un lavoro accettabile ma non eccezionale, ben distante dai risultati ottenuti da Capcom e i suoi motori proprietari, con qualche rallentamento di troppo e una certa sporcizia video. Tuttavia Slant Six Games è riuscita a dotare i personaggi di un discreto carico poligonale, aggiungendo anche qualche shader per enfatizzare gli ambienti, effetto aiutato dall'oscurità pressoché totale. Particolarmente encomiabile si rivela la quantità di nemici a schermo: tra forze speciali, assalti di zombie e gruppi di Hunters saltellanti spesso è difficile anche capire dove muoversi, e l'hit box elaborato permette di spazzare via arti e teste, con un romeriano effetto splatter. Peccato che l'intelligenza artificiale approssimativa porti a situazioni involontariamente comiche. Il gioco è completamente doppiato in italiano, con una buona qualità generale.

Obiettivi Xbox 360

Resident Evil: Operation Raccoon City presenta i canonici 1000 punti giocatore, suddivisi su 50 obiettivi. Terminando la campagna singolo giocatore siamo riusciti a conquistarne solo 260, segno che per portare a casa i restanti dovrete investire una considerevole quantità di tempo nel multiplayer online. Tra i più impegnativi sicuramente abbiamo quello che impone il completamento di ogni missione a Veterano con grado S+, o completare ben 98 partite Versus. Buona fortuna!

La modalità online

Come annunciato, è presente una serie di modalità multigiocatore online, tutte raccolte sotto la voce Versus. La prima è uno scontro tra due squadre di quattro giocatori su una serie di mappe invase da un numero crescente di mostri. Viene introdotto per l'occasione lo SPEC OPS Team, una milizia incaricata dal governo per contrastare le azioni degli U.S.S.. Questa è in effetti una delle più grosse sorprese da Capcom, e la caratterizzazione dei personaggi suggerisce ulteriori sviluppi che si esprimeranno prevedibilmente sotto forma di DLC. La seconda modalità è il Biohazard Mode, in onore al titolo originale giapponese della saga, si tratta della tipica partita su modello Cattura la Bandiera,

Mai più senza Umbrella

anche se in questo caso parliamo del recupero di speciali fiale contenenti G-Virus sparse per la mappa, la prima squadra che riesce a recuperarne cinque vince la partita. Sopravvissuti sposta l'azione all'ospedale di Raccoon City, dove abbiamo 7 minuti di tempo per raggiungere il tetto per farsi recuperare da un elicottero. Il problema dei posti limitati implica che qualcuno dovrà rimanere a terra... presumibilmente morto. Chiude una delle modalità più sbandierate, l'Heroes mode, dove ritroviamo alcune delle figure chiave della serie riunite contro gli agenti Umbrella, tra gli invitati alla festa non mancano ovviamente Jill Valentine e Carlos Oliveira. Rimangono invariate le abilità speciali, come l'esca feromone, uno colpo che attira i nemici verso il malcapitato che lo riceve. L'aspetto più interessante è l'acquisizione dei punti esperienza, totalmente condivisi con la campagna singola e completamente intercambiabili tra le due modalità.

Conclusioni

Versione testata: Xbox 360
Multiplayer.it
7.5
Lettori (79)
6.3
Il tuo voto

Resident Evil: Raccoon City è un esperimento inaspettato e positivamente oltraggioso, che sfrutta l'esperienza di Slant Six Games per interpretare il brand Capcom nell'ottica degli sparatutto a squadre. Curiosamente, il tutto funziona abbastanza bene in termini di divertimento, e i riferimenti alla storia originale rappresentano un bell'omaggio a tutti gli appassionati, mentre per gli altri sarà molto più dura digerire le problematiche che affliggono il gioco. la realizzazione grafica è appena passabile e l'intelligenza artificiale risulta deficitaria, con potenzialità che non vengono espresse al loro meglio, specie affrontando la breve campagna da soli. Il quadro risulta più positivo giocando con gli amici: le modalità Verus online e il co-op fino a quattro giocatori rappresentano un buon diversivo nell'attesa del sesto episodio, a patto di non odiare la vena action saldamente intrapresa da questo curioso spin-off.

PRO

  • Molto divertente in quattro
  • Effetto nostalgia
  • Tante modalità online

CONTRO

  • Campagna single player corta
  • Intelligenza artificiale grossolana
  • Tecnicamente non eccelso