A cinque anni dal primo capitolo, l'esclusivo sparatutto "totale" per PlayStation 3 Warhawk, Sony torna a mettere in scena battaglie su larga scala per trentadue giocatori, portandosi in dote numerosi cambiamenti e addizioni, a partire dal titolo, per l'appunto Starhawk, che ci fa ben capire che si trascenderanno i confini dei pianeti. Oltre a questo c'è stato il cambio di sviluppatore, LightBox Interactive ha preso il posto di Incognito, e più in generale è possibile parlare di un ampliamento delle meccaniche di gioco, riassumibili in scontri nello spazio e nella strana, ma riuscita fusione, tra RTS, ovvero strategico in tempo reale e tower defense. Se poi volessimo racchiudere in questo incipit quanto di nuovo Starhawk propone, potremmo anche dire che l'offerta di gioco si compone anche di una inedita campagna, che nonostante i cliché di una storia fantascientifica poco interessante, ha il pregio di introdurci gradatamente a tutte le nuove feature costruttive del gioco. Insomma un tutorial "espanso" sotto forma di storia, con i suoi pregi e i suoi (numerosi) difetti ovviamente.
Emmet il Costruttore
La campagna, della durata complessiva di circa cinque, sei ore, ci porta nello spazio durante la corsa all'Oro Blu, con evidenti rimandi alla febbre dell'oro, alla Frontiera, in piena atmosfera western. Anche qui ci sono miniere di mezzo e pionieri solitari, mentre al posto degli indiani ora a fare la parte dei cattivi sono le Bestie, umani corrotti dalla geonergia blu e ridotti allo stato ferale: veri e propri mutanti assassini.
In questo scenario polveroso e bruciato dal sole interpreteremo Emmet, mezzo sangue devastato da una vistosa cicatrice blu pulsante e con un vissuto pieno di lutti e dolori, in lotta con la sua nemesi decisa a conquistare il sistema. Solo che non c'è un ranch da proteggere o una cittadina da liberare dalle scorrerie dei fuori legge, bensì installazioni minerarie sugli asteroidi e fabbriche da difendere, sino ai momenti finali dove si passa con disinvoltura dal più classico degli assedi alla Alamo, tanto per rimanere in ambito western, alla bombing run di Star Warsiana memoria. Il merito principale di queste compresse ore di gioco è quello di spiegarci come funzionano le inedite meccaniche di gioco, ma nello stesso tempo è anche il suo limite principale. Una volta raggiunta un'area, a piedi, o magari utilizzando la jeep a tre posti dotata di mitragliatrice, dobbiamo, come in uno strategico in tempo reale o come in un tower defense, dotarla di alcune strutture, utili per ingrandire il nostro arsenale o per proteggerci dalle ondate che inevitabilmente ci colpiranno con tanto di timer di arrivo.
Le scelte costruttive che piovono letteralmente dal cielo sono molte, non tutte aperte da subito data la natura istruttiva delle missioni, e vanno decise con un occhio alla conformazione della mappa e l'altro al quantitativo di energia disponibile, visto che la geonergia si ottiene uccidendo gli avversari, distruggendo i loro mezzi o raccogliendo quella poca disponibile dai barili che si trovano in loco. Possiamo ad esempio costruire barriere, torrete automatizzate, torri d'appostamento per il cecchino, cannoni laser antiaerei, bunker corazzati dove rifornirsi di armi e munizioni, garage per la jeep, l'officina riparazioni e sopratutto l'"eliporto" per l'Hawk, ovvero il mech che con la semplice pressione di un tasto diventa un potente cacciabombardiere, capace di stravolgere una battaglia nel giro di pochi minuti, armato tanto di laser a ricerca quanto di cannone, bombe a caduta libera e missili lancia e dimentica. Le dinamiche sono quelle quindi degli strategici, dove si deve trovare il punto debole del forte avversario per sfondare le sue difese, solo che ora, partendo dalla visuale in terza persona del protagonista Emmet, il gioco ci dà la possibilità non solo di guidare tutti i mezzi, ma anche di utilizzare le varie postazioni difensive per massimizzare il danno.
Ovviamente mancando una parte gestionale dell'economia tutto è giocato sul posizionamento minuzioso delle strutture e delle difese facilitati dal conoscere i punti di sbarco gentilmente segnalati a schermo. Senza poi dimenticare che, a mimare la natura cooperativa delle battaglie multiplayer, è possibile allestire dei piloni di rientro, grazie ai quali chiamare alleati che possono utilizzare i mezzi che noi abbiamo richiamato sul campo di battaglia. La natura a ondate, a obiettivi prefissati delle missioni è anche il limite principale della campagna. Alla lunga il tutto diventa molto meccanico e ripetitivo vista la mancanza della imprevedibilità umana in campo, e dopo l'ennesimo assedio il tutorial-campagna tende decisamente a stancare. Per fortuna alcune missioni si svolgono nella loro interezza nello spazio, in pieno dogfight contro le navi delle bestie. Inutile dire che sono quanto di meglio per spezzare una certa monotonia della campagna, visto che la stessa profondità degli scontri in terra è scandita anche fuori dai pianeti, visto che gli Hawk sono ben armati e inoltre possono difendersi con manovre evasive e lanci di flare.
Trofei PlayStation 3
Starhawk premia il giocatore con 50 trofei relativi tanto alla parte multiplayer quanto alla campagna. Quelli di bronzo si ottengono con la progressione nella campagna, muovendo i primi passi nel multigiocatore o eseguendo particolari kill, mentre quelli d'argento si suderanno raggiungendo particolari "quote" nel multiplayer.
Gioco di squadra
Una volta collegati alla rete le dinamiche fusion di Starhawk esplodono letteralmente anche perchè questa volta non ci troveremo di fronte l'inetta intelligenza artificiale della campagna e le generiche e poco articolate meccaniche da sparatutto in terza persona, ma soprattutto perchè quelle che erano basi imprendibili e ben fortificate si sgretolano con facilità di fronte ad un assalto umano ben congegnato. Assalti che per massimizzare il caos costruttivo e la enorme libertà decisionale offerta dal gioco (fermo restando la gestione oculata della geonergia) necessitano di una cooperazione serrata tra tutti i membri della squadra. In tal senso il microfono è fortemente consigliato visto che non c'è nessun modo per dare indicazioni su cosa si voglia fare, né tantomeno dare ordini di movimento. Il tutto poi all'insegna di una praticamente infinita diversificazione di ogni singolo match visto che il campo di battaglia può essere plasmato a proprio piacimento, per mettere in atto le strategie di attacco e difesa più disparate. Un massimo di trentadue giocatori possono divertirsi in diverse modalità di gioco, tra cui spiccano senza dubbio il classico Cattura la Bandiera, che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, mentre Zone ci impegna a controllare più basi possibili in modo da collegarle idealmente tra di loro per guadagnare più punti possibili. Non mancano comunque il Deathmatch, a squadre e non, che penalizza un pò il gameplay ragionato del gioco, e l'ormai omnipresente modalità Orda per un massimo di quattro giocatori sia online che split screen, modalità questa che rende palese il legame di Starhawk con i tower defense.
Insomma un menù mediamente ricco, alla fine i giocatori più appassionati del lavoro di Lightbox tenderanno a confrontarsi solo in Cattura la bandiera e Zone che esaltano la totale libertà di scelta del gioco. Presente poi anche un sistema di skill per i livelli che ampliano, ma non sembrano sbilanciare, l'efficienza dei giocatori sul campo di battaglia. Ad esempio si possono sbloccare caricatori più capienti, maggior benzina per l'Hawk, la possibilità di raccogliere bioenergia anche fuori da una base, la possibilità di rinascere direttamente armati di bazooka o fucile da cecchino e molto altro. Fermo restando che oltre ai punti necessari bisogna soddisfare alcuni prerequisiti del tutto inquadrabili come mini obiettivi, anzi trofei. Tecnicamente parlando Starhawk non è un titolo che è possibile mettere accanto ai pesi massimi di questi ultimi tempi, ma è senza dubbio un bel vedere, soprattutto quando il cielo si riempie di Hawk e dei fasci laser delle torrette antiaeree, mentre a terra il caos regna sovrano tra carri armati, mech che arano il campo di battaglia, jeep che scorazzano tra le basi e torrette che vomitano piombo contro i soldati appiedati. Insomma il colpo d'occhio è estremamente gratificante, ma superato lo stupore è impossibile non notare texture non propriamente allo stato dell'arte, una pulizia generale non eccellente e una staticità degli ambienti piuttosto marcata. Questo non vuol dire che il gioco difetta in dettaglio o effetti speciali, basta in tal senso osservare il lavoro fatto per gli scontri tra Hawk nello spazio, dove tra laser, missili a ricerca e siluri, botti e luci pirotecniche non mancano. Siamo su livelli più che buoni insomma, non certamente ottimi però.
Conclusioni
Starhawk continua ed amplia l'esperienza di gioco del predecessore, esaltando il gioco di squadra e la cooperazione con le dinamiche costruttive che rendono di fatto i vari match diversissimi l'uno dall'altro. La campagna diventa quindi fondamentale per capire tutte le nuove feature, ma siamo di fronte ad una sorta di tutorial espanso, buono a livello istruttivo, meno come esperienza di gioco a sé stante. Tecnicamente ha un buon impatto, soprattutto quando il caos regna sovrano, difettando però in dettaglio e pulizia.
PRO
- Le dinamiche costruttive funzionano
- Multiplayer appassionante
- Il caos a tutti i livelli in battaglia
CONTRO
- La campagna è istruttiva, ma alla lunga noiosa
- Intelligenza artificiale e dinamiche shooter di base
- Tecnicamente medio