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Non è il 3 ma quasi

L'amatissimo crossover tra Square Enix e Disney entra nella terza dimensione portatile con un capitolo d'intermezzo ricco di sorprese

RECENSIONE di Christian Colli   —   30/07/2012
Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance
Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance
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Tetsuya Nomura è una figura curiosa nel mondo dei videogiochi: ha praticamente tanti estimatori quanti detrattori e i titoli dei suoi giochi diventano sempre più assurdi. In compenso, è anche il direttore del binomio impossibile, quel crossover che più di dieci anni fa tutti credevano sarebbe stato un totale disastro e che invece al giorno d'oggi ha venduto quasi venti milioni di unità in tutto il mondo. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Sora incontrava per la prima volta Paperino e Pippo nel primo, indimenticabile Kingdom Hearts:

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il nostro protagonista ora è cresciuto, e con lui anche la posta in gioco. I nemici si fanno sempre più terribili e non si può dar torto a chi sostiene che il franchise abbia perso la delicata vena fantasy che lo caratterizzava per far posto a tematiche filosofiche e sci-fi al limite dell'assurdo. Ma sopratutto, dopo tanti anni di spin-off, il terzo (e conclusivo, parrebbe) capitolo sta veramente facendo impazzire tutti i fan. "Ma quando esce Kingdom Hearts III?" potrebbe vincere il premio di domanda più gettonata dell'anno, ma questa volta c'è una buona notizia: forse l'attesa potrebbe essere meno insopportabile del previsto...

La D di Delirio

La cinematica introduttiva di Kingdom Hearts 3D è davvero fuorviante, vuole essere più che altro un riassunto metaforico dell'intera saga in una splendida computer grafica con effetto stereoscopico. Anche il titolo è un vero e proprio gioco di parole: non è Kingdom Hearts 3 ma 3D, con chiaro riferimento al sottotitolo "Dream Drop Distance", che nel contesto del gameplay e della storia, una volta tanto, ha sorprendentemente senso. Ma andiamo con ordine: la nuova avventura di Sora si colloca immediatamente dopo gli eventi di Kingdom Hearts Re:coded, con il nostro protagonista e l'amico/rivale Riku pronti a sostenere l'esame per diventare Maestri della Keyblade.

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È fondamentale che i due eroi imparino a usare completamente il loro potenziale, Xehanort è tornato e il multiverso è in pericolo; così il vecchio e saggio Yen Sid spedisce i due ragazzi a visitare alcuni mondi dormienti con lo scopo di ripristinarli completamente. I mondi sono praticamente tutti nuovi, si passa da La Cité des Cloches per Il Gobbo di Notre Dame a Country of the Musketeers per I Tre Moschettieri con una visita alla nuova Grid di Tron: Legacy e a Symphony of Sorcery per Fantasia, nel mezzo abbiamo anche un altro mondo di Pinocchio, tanto per gradire. Avrete notato i titoli in inglese, tanto vale toglierci il sassolino dalla scarpa, tanto probabilmente lo sapete già: Kingdom Hearts 3D è completamente in inglese, niente italiano, zero, zilch, nada. Inspiegabile questa mossa del publisher, che ha fatto incavolare di brutto la maggior parte dei nostri compatrioti. Al di là dei soliti discorsi sull'utilità di conoscere l'inglese nel 2012 eccetera eccetera, bisogna ammettere che la scelta di non localizzare in italiano un titolo con una tale fanbase lascia a dir poco perplessi, sopratutto perché anche questo Kingdom Hearts è, come al solito,

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ricchissimo di testi, che siano dialoghi o minuziose spiegazioni delle stravaganti meccaniche di gioco. La trama, d'altra parte, è una questione un po' più delicata: in breve, non succede praticamente nulla per il novanta per cento del gioco e gli eventi più importanti, comunque non particolarmente sconvolgenti, si svolgono tutti negli ultimi due mondi. Nei vari mondi Disney ci aspettano le solite cutscene che riassumono in maniera assolutamente superficiale la storia del film di riferimento, abbandonando ogni logica e senso del ritmo per far posto all'intrusione dei personaggi Square Enix. Più piacevoli, invece, le comparse di Neku, Joshua e gli altri protagonisti di The World Ends With You, indimenticabile RPG per Nintendo DS del 2007, che sostituiscono il cast di Final Fantasy per strizzare l'occhio ai fedelissimi della grande N. In generale, le ultime due ore condensano quello che possiamo definire come un vero e proprio prologo al famigerato Kingdom Hearts III: è un peccato che il resto della storia si trascini stancamente di mondo in mondo, facendo leva su un intrigante concetto di dimensioni parallele non completamente riuscito.

Nomura e i suoi pokémon

Il sistema Drop menzionato anche nel sottotitolo è una delle nuove feature dalla dubbia utilità e alla quale non è facile adattarsi. Il concetto è relativamente semplice, per quanto poco sensato: quando si esaurisce l'apposito indicatore, il personaggio che stiamo controllando cade in un sonno profondo e ci troviamo improvvisamente nei panni dell'altro protagonista; dopo alcuni minuti la storia si ripete, magari nel bel mezzo di un combattimento: l'azione viene interrotta e torniamo ai comandi del personaggio precedente per qualche altro minuto. Questo sistema ha due scopi: in primo luogo, permette di raccontare due storie parallele utilizzando gli stessi mondi e personaggi; inoltre, impone un senso di urgenza che dovrebbe rendere l'avventura più avvincente e dinamica. Quello che in realtà riesce veramente a fare è infastidire il giocatore, sopratutto quando si sta dando la caccia a qualche forziere o creatura nascosta per trovarsi improvvisamente scaraventati nei panni dell'altro personaggio, magari in un posto completamente diverso.

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A essere sinceri, non è un sistema poi così invasivo ed è possibile "controllarlo" tramite alcuni oggetti speciali, tuttavia ci vuole qualche ora per abituarsi a questi repentini cambi di scenario (sopratutto quando Sora e Riku si trovano in mondi differenti) e fatichiamo sinceramente a vederne l'utilità. Diversa invece la famigerata "questione pokémon" che Nomura si è divertito a concepire probabilmente un po' come omaggio al franchise Nintendo e un po' per questioni di marketing: in pratica, in Kingdom Hearts 3D tornano le abilità a "deck" già viste, per esempio, in Kingdom Hearts: Birth by Sleep (PlayStation Portable) ma questa volta si imparano addestrando delle buffe creaturine colorate chiamate Spirit. Controparti dei Dram Eater di tipo Nightmare che insidiano i mondi dormienti, gli Spirit possono essere creati combinando gli oggetti trovati sul campo e poi selezionati per accompagnare Sora o Riku nelle loro scorribande. Questi veri e propri pokémon prendono insomma il posto di Pippo,

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Paperino e gli altri comprimari Disney dei precedenti capitoli, offrendo bonus e supporto in combattimento, compresi alcuni super attacchi speciali combinati. Gli Spirit si integrano in praticamente ogni feature dell'hardware: è possibile coccolarli e giocare con loro con il touch-screen e nei menù vengono visualizzati in Augmented Reality ed in ogni momento è possibile perfino scattare e memorizzare una foto degli Spirit che ci saltellano sulla scrivania. Oltre a una valanga di statistiche, gli Spirit dispongono anche di un personalissimo tabellone di abilità che possono essere sbloccate spendendo i punti guadagnati in battaglia e assegnate poi al deck di Sora e Riku. Il nuovo sistema ha pro e contro: da una parte premia la sperimentazione e la creazione di Spirit nuovi con lo scopo di sbloccare più abilità possibile; dall'altra incoraggia a mantenere praticamente sempre lo stesso gruppo di Spirit per tutte le ore di gioco necessarie a svilupparli completamente. Per quanto gradevole e originale, ammettiamo che avremmo preferito utilizzare i poteri e le abilità dei classici personaggi Disney piuttosto che di anonimi animaletti antropomorfi, ma tant'è...

L'effetto 3D

In breve, uno dei migliori proposti dal portatile Nintendo. Non è invasivo e fin dall'introduzione è possibile apprezzare il gioco di profondità che poi potremo sfruttare per calibrare meglio salti e attacchi. Perfino i menù, alcuni elementi dell'interfaccia e i titoli peculiari di ogni mondo sfruttano la stereoscopia per rendere l'esperienza ancora più coinvolgente.

Segui il flusso

Una dei principali obiettivi di Nomura era sfruttare l'effetto stereoscopico di Nintendo 3DS in un gameplay che ne venisse spettacolarizzato sia a livello visivo che pratico. Il risultato si chiama Flow Motion ed è decisamente una delle caratteristiche migliori di questo Kingdom Hearts. Basta premere un tasto per utilizzare una qualsiasi superficie come punto di slancio per poi schizzare a tutta velocità in un'altra direzione. Con un po' di tempismo è possibile saettare da un punto all'altro della mappa come veri e propri ninja in cerca di tesori nascosti in punti apparentemente irragiungibili, sfruttando una serie di attacchi peculiari utilizzabili solo in modalità Flow Motion per abbattere i nemici. Imparare a usare il Flow Motion non è facile, sopratutto a causa di una telecamera decisamente ballerina, ma bastano un paio d'ore per cominciare a integrarlo con naturalezza in spostamenti e battaglie, con l'effetto tridimensionale ad esaltare i nostri spostamenti in profondità. Alla fine del gioco, i movimenti in Flow Motion saranno diventati una seconda natura e data l'estrema spettacolarità e utilità di questo potere ci auguriamo di vedere qualcosa di simile anche nel terzo Kingdom Hearts. Il prezzo da pagare però non è soltanto la confusione generata dalla telecamera durante gli spostamenti più repentini, ma anche un frame rate non proprio stabile, specialmente quando si affrontano molti nemici di grandi dimensioni allo stesso tempo.

Non è il 3 ma quasi

Non è nulla di grave e per certi versi è anche abbastanza comprensibile: la cosmesi di Kingdom Hearts 3D è già ineccepibile di per sé, ma è ulteriormente arricchita da esplosioni, effetti speciali, filtri luminosi e altre amenità che rendono i combattimenti dei veri e propri spettacoli pirotecnici. Siamo rimasti decisamente colpiti dal lavoro svolto sul comparto tecnico, probabilmente uno dei migliori in assoluto nella ludoteca Nintendo 3DS: modelli complessi e ottimamente animati, aliasing ridotto all'osso, ambientazioni curate e ricche di dettagli. Dobbiamo a malincuore lamentare la totale assenza di personaggi e "vita" nei vari scenari, la cui apprezzabile vastità di dimensioni è spesso vanificata dal vuoto totale al loro interno, eccezion fatta per i nemici che appaiono dal nulla in punti prestabiliti. Il quadretto tecnico è incorniciato, infine, dalla colonna sonora di una Yoko Shimomura in gran forma che oltre ai soliti brani inediti e a quelli tradizionali del franchise ci regala anche i suoi personalissimi remix di alcuni famosi brani Disney e di un paio di tracce da The World Ends With You.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.5
Lettori (186)
8.3
Il tuo voto

La complessità a tratti eccessiva delle nuove meccaniche di gioco e la trama sempre più convulsa ed esasperante rappresentano un ostacolo non da poco sopratutto per chi non conosce l'inglese e rischia di confondersi tra dozzine di tutorial e cinematiche. Al di là della storia mal distribuita e di alcune scelte non proprio condivisibili, Kingdom Hearts 3D è decisamente una delle migliori iterazioni portatili della serie. Sulla reale qualità di alcune feature abbiamo qualche perplessità, specialmente per quanto riguarda questi pseudo-pokémon che speriamo restino un esperimento isolato, ma siamo sicuri che il divertimento sarà comunque assicurato per fan vecchi e nuovi.

PRO

  • Comparto tecnico eccellente
  • 3D sfruttato benissimo
  • Alcune idee molto interessanti
  • Divertente e ricco di contenuti

CONTRO

  • Alcuni mondi sono un po' sottotono
  • Telecamera migliorabile
  • La trama ormai è fuori controllo
  • I non anglofoni avranno difficoltà