Doom ha contribuito a creare le fondamenta stesse del genere FPS ma oggi, paradossalmente, può essere considerato un franchise atipico. I nemici non sono i classici soldati ma zombie enormi con mitragliatori altrettanto enormi, teschi volanti avvolti nelle fiamme e Beholder usciti dall'incubo di un giocatore di ruolo sotto indigestione. Assurdi mostri demoniaci mandati a distruggerci mentre cerchiamo di salvare l'umanità dalle oscure presenze che infestano le profondità di Marte. Il terzo capitolo, pur mantenendo immaginario e trama, cambia impostazione, anche a causa dell'impianto tecnico più esoso rispetto a Doom I e II che ha costretto gli sviluppatori a ridurre il numero di nemici su schermo. Per mantenere il bilanciamento idSoftware ha incrementato il livello di tensione, già presente nei primi capitoli, implementando un ricco gioco di luci ed ombre, funzionale a nascondere i nemici, e avvolgendo il tutto con un complesso comparto sonoro. Anche il primo Doom riusciva a toccare le corde giuste con un comparto audio che tra respiri e gemiti lasciava il giocatore sempre sull'attenti. Ma in Doom 3 meccanismi, pompe idrauliche, porte che si chiudono, sospiri, scosse, passi e urla si susseguono in un continuo incubo sonoro confondendo fatalmente la percezione del giocatore. Ovviamente il respiro delle creature nascoste è stato sostituito da scene scriptate più avanzate e l'apparizione improvvisa dei mostri è diventata un elemento ricorrente e fondamentale per mantenere la tensione costante. Inoltre, anche se le vecchie orde sono ora limitate a poche creature, la reattività dei mostri li rende pericolosi anche in gruppi da quattro o cinque elementi. D'altronde perdere punti salute e armatura è un evenienza non da poco visto che in Doom non ci sono ne' energia ricaricabile ne' scudi eterni.
Escono dalle fottute pareti
Il gameplay è quello classico degli shooter duri e puri con medikit, stazioni di cura, armature e chiavi necessarie per sbloccare alcune porte. Cercare negli angoli, con la fondamentale torcia, è importante e consente di trovare anche segreti e diari che possono nascondere codici per accedere a scorte accessorie. Doom 3: BFG Edition introduce qualche novità rispetto alla versione base ripulendo la grafica, introducendo un nuovo sistema di illuminazione e cambiando alcuni dettagli del gameplay tra cui troviamo i checkpoint. Per fortuna i checkpoint aggiuntivi non sono cosi ricorrenti da facilitare troppo l'esperienza. Spesso ci troviamo comunque costretti ad eliminare diverse creature prima di un boss e la morte, come nei migliori rappresentanti del buon vecchio hardcore gaming, ci costringe a ripetere il percorso cercando di conservare più energia. Al contrario il maggior numero di proiettili semplifica notevolmente le cose rendendo plausibile quel tipo di gameplay che prevede di tirarsi dietro i nemici riversando una follia di piombo in direzione del percorso in cui li abbiamo attirati. Di contro, talvolta, la maggior disponibilità di piombo ci rende troppo confidenti e ci precipita in situazioni dove la potenza di fuoco non è l'unico elemento importante. Lo sprint, in alcune situazioni, può essere d'aiuto per fuggire, ma Doom 3 si svolge per maggior parte in stretti condotti che limitano le possibilità di movimento. A questo vanno poi aggiunte le classiche stanze trappola che prevedono la chiusura di tutte le porte e l'uscita, in grande stile, di bestioni demoniaco spaziali probabilmente assetati di sangue e sicuramente molto irritabili. In questi casi è bene selezionare accuratamente chi colpire prima e, ai livelli di difficoltà elevati, è assolutamente sconsigliato lanciarsi a testa bassa.
La dose extra di piombo non è l'unico elemento che fluidifica il gameplay. Un cambiamento apparentemente marginale riguarda la torcia che ora è montata direttamente sull'arma e non ci costringe più ad abbassare l'arma. La modernizzazione di Doom 3, dunque, passa per un recupero di quella frenesia dei tempi andati che sacrifica, in parte, l'animo survival horror adottato con il terzo capitolo per rinnovare la serie. Comunque, nel mondo degli shooter ad alta tensione, Doom 3 rimane un titolo di spicco, capace di raccogliere il meglio del genere space horror tra condotti fumanti, creature che sbucano dai muri e diari strazianti lasciati ai posteri da chi è già stato inghiottito dall'oscurità. Il gioco di luci e ombre che nasconde i nemici alla nostra percezione è realizzato con estrema cura e nella nuova edizione diverse situazioni sono state modificate o arricchite per migliorare la resa ludica. Inoltre Doom 3: BFG Edition include anche i primi due capitoli, l'espansione Resurrection of Evil e sette nuove missioni che colmano le lacune, in termini di longevità, dell'originale. Purtroppo non tutto è perfetto. Il motore grafico, punto fondamentale delle produzioni idSoftware ed elemento chiave degli shooter, ha otto anni e si sentono tutti. La pulizia grafica è migliorata notevolmente e il sistema di illuminazione è ancora estremamente efficace, ma quelli che un tempo erano modelli di spicco ora risultano poligonalmente banali e finiscono per far risaltare ulteriormente il design ripetitivo delle mappe. Alcune forme e animazioni, nelle creature più complesse, sono ancora apprezzabili, ma la resa complessiva è pesantemente inficiata dalle texture slavate, dai volti lucidi e dagli occhi vitrei. Per fortuna i caricamenti sono piuttosto rapidi e, anche se il bisogno di eccellenze visive non viene appagato, le strutture fantascientifiche, i meccanismi e il sistema di illuminazione sono più che sufficienti per sostenere l'atmosfera ricca di tensione che, tra l'altro, è più efficace ancora quando siamo circondati dall'oscurità. Infine, per i fan del 3D stereoscopico, la riedizione dello shooter idSoftware include il pieno supporto per le tecnologie tridimensionali più moderne, incluso quell'Oculus Rift testato a Colonia che, pur non essendo ancora uscito, è già sulla bocca di tutti grazie a una resa visiva eccezionale.
Obiettivi Xbox 360
Tra le novità della BFG Edition ci sono gli ormai immancabili obiettivi che premiano sia l'avanzamento sia la skill. La maggiorparte degli achievement è semplice da ottenre mentre gli obiettivi di avanzamento legati alla difficoltà Incubo, che deve essere sbloccata completando il gioco e le due espansioni a una delle difficoltà precedenti, richiedono un discreto investimento in termini di tempo.
Tutte le strade portano all'Inferno
In Resurrection of Evil la modifica più corposa è l'ormai classica arma magnetica ispirata alla Gravity Gun di Half Life 2 e presente anche nella nuova espansione The Lost Mission. Si tratta di uno strumento ultra tecnologico che può catturare gli oggetti e alcuni tipi di proiettili di energia e consente di rimandarli indietro al mittente. Il primo boss della vecchia espansione è incentrato proprio su questa meccanica che, pur già vista e castrata dalla scarsa interazione con l'ambiente circostante, arricchisce il gameplay e garantisce anche un obiettivo. Al contrario, il cuore demoniaco che troviamo all'inizio dell'espansione non è particolarmente utile. Capace anche di rallentare il tempo l'artefatto potrebbe essere un interessante oggetto di supporto, un po' come la stasi di Dead Space, ma risulta fondamentale in ben poche occasioni mentre per il resto dell'espansione la nuda skill è molto più efficace. Il contenuto aggiuntivo The Lost Mission introduce sette nuove missioni con tanto di intro, purtroppo stringata, e doppiaggio in italiano. Il numero di nemici che appare improvvisamente alla schiena è davvero elevato e il tenore del gameplay buono. Detto questo, le sette nuove missioni, che possono essere completate in un paio di ore a difficoltà normale, non aggiungono nulla di veramente nuovo all'esperienza complessiva riproponendo, in versione condensata, il gameplay del titolo base. La trama ci vede impegnati nel disattivare un congegno di teletrasporto che è finito nella dimensione demoniaca e che potrebbe essere utilizzato dalle forze del male per arrivare direttamente sulla terra. Per risolvere la crisi è necessario attraversare i sottolivelli di Mars City, ascoltare le farneticazioni dell'immancabile scienziato disperato e lanciarsi nuovamente nel regno infernale per sconfiggere il classico boss a ondate.
Il multiplayer in Doom 3: BFG Edition è un mero accessorio, privo della complessità degli FPS moderni o della fisica inimitabile di Quake e con le classifiche a punti come unico punto di interesse per gli amanti dell'agonismo. Nonostante ciò le armi ne fanno un'esperienza relativamente appagante anche se per un periodo di tempo limitato. Anche chi non ha mai giocato a Doom ma ha giocato a Rage ha un'idea della cura di idSoftware per il feedback delle armi. Per feedback si intende la resa del colpo, la pienezza dell'impatto e la soddisfazione del sonoro. Ma in Doom anche la distanza di tiro è calcolata con estrema precisione. La rosa del fucile a pompa non è abbozzata ma causa danni precisi in base allo scalare della distanza. L'efficacia piena, che rende lo shotgun l'arma più potente tra quelle disponibili, la si ha solo a pochi centimetri dal nemico e vista la rapidità a breve distanza delle creature del titolo idSoftware, che spesso possono compiere scatti improvvisi, diventa necessario un continuo gioco di gambe che in molti frangenti, visti gli spazi stretti, diventa il centro gravitazionale del gameplay. Paradossalmente, l'arma con la resa peggiore è proprio il BFG 9000, l'iconico strumento di distruzione della serie che da il nome a questa nuova edizione. D'altronde il globo verde che distrugge tutto era già antiquato al lancio originario del titolo a causa dell'assenza di interazioni fisiche e di una resa estetica dei colpi incapace di esaltare la potenza dell'arma. Controllare Doom 3 via pad è piacevole se siete già abituati agli shooter su console. Il feedback è buono e le armi funzionano a dovere.
Conclusioni
Doom 3: BFG Edition raccoglie parte della storia del celebre brand in un comodo pacchetto, aggiungendo un paio d'ore di gameplay inedito con i sette livelli che compongono The Lost Mission. Purtroppo mancano Final Doom e i Master Levels di Doom 2, oltre al multiplayer per i primi due capitoli, e 40 euro, ovvero dieci in più rispetto alla versione PC, non sono pochi. Ma l'esperienza offerta dal titolo idSoftware resta di alto livello, nonostante le modifiche tese ad aumentare la frenesia che tradiscono, in parte, l'impostazione del titolo. Per fortuna restano intatti svariati momenti di tensione che esaltano il perfetto gioco di luci ed ombre ulteriormente potenziato dal nuovo sistema di illuminazione. Purtroppo, nonostante le migliorie, il comparto tecnico, almeno per quanto riguarda la versione Xbox 360 del titolo, subisce il passare degli anni e le mancanze in termini di map design emergono ormai con prepotenza. Ma se la serie vi fa impazzire, o non avete mai giocato a Doom 3, aggiungete tranquillamente un punto alla valutazione e considerate seriamente l'acquisto.
PRO
- Il comparto sonoro e l'illuminazione creano un'esperienza ludica a se stante
- La vecchia beffa del mostro nascosto dietro all'angolo funziona ancora bene
CONTRO
- Il peso degli anni si sente
- Il multiplayer è immutato e ormai troppo limitato