I belgi Tale of Tales sono diventati famosi per il loro approccio profondamente anticonvenzionale al medium videoludico. Il loro intento non è mai stato quello di divertire o intrattenere, ma di proporre visioni originali, spesso anche difficili da digerire, attraverso forme ludiche spesso ridotte all'osso e a volte poco comprensibili se non si dedica il giusto tempo all'antica arte dell'interpretazione. Dopo tre anni di silenzio e diversi progetti avviati e non conclusi, è finalmente stato pubblicato Bientôt l'été, destinato a rinfocolare la solita, sterile polemica su ciò che è o che non è videogioco.
Normalmente quelli che tentano di affermare un concetto univoco di videogioco partono da elementi pregiudiziali radicati in una visione tradizionalistica e conservativa del medium videoludico, che pretende una chiusura completa rispetto a qualsiasi interazione con dinamiche ludiche differenti. Il discorso che stiamo facendo, apparentemente slegato da quelli che dovrebbero essere i fini di una recensione, è invece essenziale per capire come l'unica possibilità di apprezzare e amare titoli come Bientôt l'été abbia come base di partenza l'ammissione che il medium videogioco è per sua natura plastico,
ossia capace di ammettere le forme più disparate. Lo sforzo che possiamo e dobbiamo compiere come critica in frangenti simili non è quello di giudicare andando a fare la solita media ideale tra "graficasonorolongevitàgiocabilitàprezzo", ma di fornire una lettura, per quanto parziale e, magari, sbagliata, che dia accesso al gameplay, tentando di far comprendere se la proposta ludica, comunque presente, faccia o meno per noi. Insomma, per farvi comprendere il gioco dobbiamo sfidarne la complessità, che non risiede nell'interfaccia o negli altri elementi tipici dei videogiochi, ma nella sua vocazione espressiva.
Il blog di Bientôt l'été
I Tale of Tales hanno raccolto molte delle fonti visive, e non solo, utilizzate come ispirazione per comporre i diversi elementi del loro gioco in un blog. Si tratta di una galleria interessante che vi invitiamo a guardare, anche perché può essere d'aiuto nell'interpretazione di Bientôt l'été.
Sulla spiaggia
Bientôt l'été inizia con la scelta del sesso del proprio avatar. Uomo o donna? Quindi il gioco. Non c'è una storia, non ci sono obiettivi da raggiungere o nemici da eliminare. C'è una lunga spiaggia e ci sono delle onde che trasportano delle frasi apparentemente slegate tra loro. Lo scopo è passeggiare, osservando le ore passare nel mutare della luce e ascoltando il rumore del mare e la delicata musica d'accompagnamento. Si respira un'atmosfera metafisica, creata con pochissimi elementi. Gli unici altri oggetti presenti nello scenario sono delle panchine, poste sui limiti dello spazio percorribile, e un edificio, da solcare per avviare una seconda fase. Ci si ritrova quindi dentro a una specie di caffè o sala da tè, seduti a un tavolo a forma di scacchiera. Si deve aspettare che entri un altro giocatore o giocatrice per iniziare a conversare. L'interlocutore, scelto casualmente, avrà sempre un avatar del sesso opposto rispetto al nostro. Presa posizione si può solo provare a comunicare secondo le regole imposte, ossia spostando i pezzi degli scacchi, raccolti guardando alcune visioni sulla spiaggia, sui quadrati legati alle frasi. Non ci sono altre interfacce utilizzabili e non si è liberi di dire quello che si vuole.
La conversazione sembra diventare immediatamente una partita che non avrà nessun vincitore. Non c'è una strategia da usare contro l'altro, se non quella della comprensione di quanto le parole stesse siano parte di una tecnologia che mette automaticamente in competizione con chi ci si trova di fronte, facendolo diventare di fatto un avversario. L'idea che nasce nella testa del giocatore è di cercare la risposta giusta, ma la rivelazione è capire che non esiste una risposta giusta e che qualsiasi scelta, per quanto inappropriata, ha lo stesso valore delle altre. È solo lasciandosi trascinare dall'illusione di trovarsi a condurre una conversazione piena di senso che si tenta di comporre qualcosa che, effettivamente, del senso abbia almeno l'apparenza. Ogni frase pronunciata, ogni gesto compiuto davanti alla scacchiera è però condannato a perdersi; a tornare in quel mare di spuma che ci aspetta di fuori. Esaurite le frasi selezionabili, si può solo chiudere gli occhi per scegliere un brano musicale da far suonare in sottofondo, fumare una sigaretta o bere del vino. Volendo si possono muovere gli scacchi, ma presto ci si rende conto che senza parole cui legarli sono degli oggetti inutili, i malinconici reduci di una battaglia che non si è mai svolta. Alla fine si esce dal locale. Oppure si aspetta che sia l'altro ad andarsene. Le prime volte si decide di tornare sulla spiaggia con stizza.
L'illusione è di poter trovare qualcosa che non si è ancora palesato; la chiave di lettura che ci permetterà di violare i segreti celati chissà dove e chissà perché. I dubbi si accumulano. Perché ogni volta che si esce dal locale sulla spiaggia si trova una nuova visione? Perché accumulare scacchi? Perché quando si arriva al limite del mondo di gioco ci si trova di fronte a uno specchio che ci riflette nel sesso opposto? Ha senso porsi queste domande? La conclusione deve essere la più spietata possibile: Bientôt l'été assume un significato o meno solo a patto di lasciarlo parlare. Non ci sono facili metafore cui aggrapparsi per farselo piacere, ma tutta una serie di suggestioni e atmosfere costruite per veicolare dei sentimenti non banali. Ed è in questo suo essere profondamente riflessiva che l'opera dei Tale of Tales si offre come pericolosamente diversa. Più Fatale e The Graveyard che The Path, Bientôt l'été vuole essere una riflessione sul dialogo e sui rapporti tra le persone, una macchina estetica che prova a costruire una profonda empatia verso degli sconosciuti con cui non si potrà sviluppare nessun rapporto oltre la simulazione, quasi che fosse l'opposto di un social network tradizionale dove gli 'amici' diventano un superficiale accumulo di potere e i rapporti si limitano a una socialità superficiale e di nessun peso. In fondo anche in questi contenitori dove la comunicazione del rumoroso banale assume un ruolo d'importanza eccessiva, è sempre il quieto non detto a nascondere le verità più terribili.
Conclusioni
Prima di giudicare Bientôt l'été, cercate di capire se fa per voi. Non è assimilabile ad altri videogiochi - da qui l'assenza del voto - e non offre momenti di svago con cui riempire le proprie giornate. Paradossalmente chiede più di quello che dà e non ammette vie di mezzo. Sarebbe troppo facile liquidarlo come "roba da intellettuali", ma anche altrettanto semplice parlare di opera visionaria. Diciamo che se avete apprezzato gli altri lavori dei Tale of Tales apprezzerete anche questo. Se invece avete delle resistenze verso un certo genere di giochi (definiamoli art games), è meglio che lo lasciate perdere.
PRO
- Non facile da comprendere
- Profondo e ispirato
- Affascinante nella sua essenzialità
CONTRO
- Non facile da comprendere
- Se non si entra nello spirito del gioco, lo si molla subito
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7 32/64-bit / Vista 32/64 / XP
- Processore: Core 2 Duo 2.0 ghz o superiore
- RAM: 2 GB
- Scheda video: Geforce 7600, Radeon X1600 o superiore
- Spazio su disco: 500 MB
- DirectX: 9.0c