Il dibattito attorno al videogioco come mezzo di intrattenimento con pari dignità di cinema e musica è un argomento sempre molto caldo, che viene affrontato nelle maniere più disparate su tutti i mezzi di comunicazione. Spesso, purtroppo, in maniera inesatta e con la scarsa volontà di affrontare realmente la discussione, anche a causa di una mancanza di cultura in chi si ritrova ad animare il dibattito. Eppur qualcosa si muove, perché il videogioco non è solo divertimento allo stato puro, e Nintendo ad esempio è maestra in questo, ma gode di sfaccettature enormi in grado di coinvolgere e appassionare una vasta schiera di persone, lasciando il segno in termini di narrazione, musica, grafica e tutto quello che ne consegue. Se a tutti questi presupposti aggiungiamo la legge ferrea secondo la quale gli sviluppatori danno il meglio di sé sopratutto quando le console si avvicinano alla fine del loro ciclo vitale, come vedremo nella recensione di The Last of Us l'ultima opera di Naughty Dog riscrive in parte i paradigmi classici del genere adventure e diventa, di sobbalzo, un titolo imprescindibile per i possessori di PlayStation 3, e non solo per loro.
Cinema applicato
Pensate ad una stagione della vostra serie TV preferita, dove i protagonisti principali vivono una serie di vicissitudini in ambientazioni tra le più disparate, e durante l'arco del tempo incontrano una serie di personaggi secondari con i quali condividono alcuni momenti per poi vederli morire, scappare o proseguire per la propria strada. Provano emozioni, fanno il doppio gioco, hanno un carattere forte o si arrendono al destino che ha corrotto il mondo circostante. In The Last of Us un misterioso fungo ha creato una pandemia incurabile, che nel corso degli anni ha lasciato le città in uno stato di abbandono e decadimento; per fare un parallelo, un misto tra Io Sono Leggenda e The Walking Dead.
Voi siete Joel e, superato il prologo iniziale interamente giocabile, vi ritroverete venti anni dopo a contrabbandare armi, sopravvivere e tenere conto di mercenari e piccoli gruppi che, forse giustamente, non pensano altro che al proprio tornaconto. Tra questi spiccano le Luci (in inglese Firefly, lucciole, nome ovviamente modificato per evitare le immancabili battute a sfondo sessuale che piacciono tanto ai nostri lettori), organizzazione paramilitare alla ricerca costante di una cura, a qualsiasi costo. Joel incontrerà poi Ellie, una ragazzina di quattordici anni con la quale instaura un rapporto sempre più intenso e paterno, in una serie incredibile di vicissitudini. Non importa sapere dove è ambientata o in quale periodo, ma è interessante scoprire che la storia di The Last of Us si svolgerà nel corso di un anno attraverso una serie ripetuta di colpi di scena e una narrazione diversa dal solito, poco comune per una produzione videoludica. In questa avventura in terza persona si vede infatti tutta l'esperienza maturata da Naughty Dog con Uncharted: le sequenze di intermezzo si fondono alla perfezione con quelle di gioco, il dialogo tra i protagonisti è costante e credibile, la telecamera è posizionata sempre al posto giusto e l'assenza a schermo di qualsiasi informazione per gran parte del tempo aumenta quel senso di immedesimazione e coinvolgimento che si percepisce in tutte le fasi dell'avventura.
The Last of Us ha quindi velleità da film interattivo, ma con una chiave di interpretazione differente rispetto a quanto fatto da Quantic Dream con Heavy Rain e Beyond: Two Souls. In questo titolo, infatti, non si vuole ricreare in blocco la realtà permettendo ad esempio di simulare comportamenti quali il guardare la televisione o interagire con tutti gli elementi dello scenario, bensì applicare uno strato narrativo spettacolare, credibile e integrato al gameplay classico di un videogioco, senza compromessi di sorta. Il titolo si svolge quindi tra esplorazione e momenti di relativa tranquillità, dialoghi interessanti tra i personaggi, paesaggi mozzafiato e avversari che vanno affrontati a viso aperto, evitandoli o uccidendoli senza fare rumore. Le sezioni puzzle e platform che necessitano di abilità sono ridotte al minimo, i runner e i clicker, due specie di persone mutate dal fungo, solo solo una parte nemmeno maggioritaria dei pericoli che Joel ed Ellie si troveranno ad affrontare nel loro percorso.
Vivi o muori
L'impatto col sistema di controllo non è molto dissimile da Uncharted e da altri action adventure in terza persona: la visuale è alle spalle, leggermente spostata; l'analogico destro muove la telecamera; i dorsali superiori servono per mirare e sparare; il quadrato si preme per l'attacco ravvicinato, il triangolo per attivare ingranaggi e raccogliere oggetti. Il sistema di animazioni, in gran parte rivisto, e le scelte di design, che tra le altre cose prevedono l'assenza del salto, restituiscono un feeling, però, abbastanza differente dal solito. The Last of Us è un gioco di sopravvivenza: le munizioni sono limitate e Joel deve raccogliere le risorse direttamente sul campo per creare kit medici, molotov, coltelli e altro ancora. Una volta recuperato materiale come alcol, forbici o bende, basta premere il tasto select e dedicarsi alla creazione che avviene in tempo reale e richiede qualche secondo, lasciando i protagonisti allo scoperto col rischio di essere attaccati.
Sul campo di gioco si raccolgono armi come pistole, revolver, fucili da caccia e a canne mozze, un arco e altre ancora, senza sfociare nell'esotico con bazooka o armi-da-fine-di-mondo. Joel può raccogliere anche un vasto campionario di mazze ferrate e armi contundenti, perché il titolo vuole dimostrare con forza di essere ambientato in un mondo violento, adulto e crudo, e questo si riflette anche nei combattimenti.
The Last of Us è infatti estremamente violento, ma mai gratuito; Joel è un egoista che si trova spesso a fare scelte difficili, vede gente suicidarsi, ammazza a sangue freddo anche soltanto per aver intuito un pericolo. Gli scontri corpo a corpo - ma anche quelli a fuoco - hanno una fisicità forte e soddisfacente, un deciso passo avanti rispetto ad Uncharted. Ci sono teste che saltano e attacchi ravvicinati; il rinculo delle armi è forte come il rumore che emettono: il nuovo titolo dei Naughty Dog appaga e coinvolge anche per questo, grazie a una tensione sempre alta. In realtà, quasi tutti gli scontri possono essere affrontati seguendo strategie differenti, e soprattutto ai livelli di difficoltà più alti c'è bisogno di un po' di sale in zucca perché le risorse sono limitate e i nemici piuttosto coriacei. I clicker, ad esempio, non possono vedere ma sono sensibili a qualsiasi rumore, anche quando si cammina accovacciati, e gli basta un colpo per uccidervi se siete a mani nude, quindi bisogna distrarli con un mattone o una bottiglia di vetro oppure ucciderli di soppiatto, ma solo se si è in possesso di un coltello, dato che non è possibile strangolarli. I runner attaccano in gruppo e bisogna essere ben equipaggiati per non essere sopraffatti; per gli umani ci sono diverse soluzioni fino allo scontro a viso aperto, sfruttando i ripari. Proprio riguardo questo aspetto, Naughty Dog ha risolto con grande eleganza il problema classico che affligge i giochi che li usano, e cioè il doversi agganciare o sganciare in automatico, o premendo un tasto apposito, dando luogo ad uno scatto innaturale e magari generando un po' di confusione nei momenti più concitati.
Nel caso di The Last of Us, si sfrutta il tasto cerchio per accovacciarsi e fare meno rumore; quando ci si avvicina ad una copertura si è già abbastanza bassi da non essere visti e Joel appoggia le mani sul muro in modo naturale, allontanandosi se si vuole in maniera perfettamente fluida oppure sporgendosi quando si mira per sparare. Come funziona il tutto? Bene, a dir poco: le sezioni "stealth" e di combattimento sono molto appaganti, la varietà non lo è da meno e l'alternanza tra l'esplorazione e la narrazione permette di evitare momenti ripetitivi, lasciando al giocatore il pieno gusto di scegliere la strategia migliore e, non di rado, morire quando si lascia trasportare dalla foga.
Non è un paese per stolti
The Last of Us non è un gioco facile e propone un ottimo livello di sfida; gli sviluppatori sono riusciti a trasmettere quel senso di impotenza e tensione che caratterizza il mondo circostante, con qualche sussulto sulla sedia ma garantendo del genuino stupore nel partecipare o assistere a quello che succede su schermo. Solo l'intelligenza artificiale si comporta in maniera "strana" e rappresenta l'elemento meno rifinito della produzione. Dicevamo all'inizio che i protagonisti principali spesso incontrano alcuni comprimari che li accompagnano per uno spezzone dell'avventura, e quindi in diverse sezioni si va avanti in tre oppure in quattro persone. In questi frangenti l'intelligenza artificiale sembra ignorare i movimenti dei propri compagni: ad esempio, Joel si muove in maniera assolutamente silenziosa per non essere scoperto mentre i comprimari emettono suoni, corrono da una copertura all'altra o entrano nella linea visiva dei nemici... che li ignorano bellamente. Tutta la gestione stealth sembra essere concentrata infatti solo sul protagonista principale, e se la maggior parte delle volte la cosa non dà fastidio perché magari i comprimari se ne stanno buoni alle vostre spalle e ingaggiano lo scontro solo quando siete scoperti, in almeno un paio di occasioni abbiamo storto il naso per un comportamento tanto irrealistico. Molto più soddisfacenti sono invece le ronde degli avversari che coprono davvero tutta la mappa di gioco, e il loro muoversi di continuo quando c'è uno scontro a fuoco. Magari potevano essere più svegli in presenza di un cadavere, ma non ci si fa troppo caso.
I difetti dell'intelligenza artificiale per fortuna vanno in secondo piano grazie a tutto il resto del gioco, che raggiunge vette di eccellenza da qualsiasi direzione lo si guardi: storia, narrazione e gameplay si uniscono a meraviglia e vanno a braccetto con il livello di sfida proposto. Dei tre livelli di difficoltà inizialmente disponibili solo quello Facile permette la mira assistita; in quello Sopravvissuto, che si sblocca dopo aver terminato una prima volta il gioco, non è possibile nemmeno abilitare la modalità Ascolto che permette di individuare gli avversari più vicini (premendo il dorsale destro) grazie al rumore dei loro passi, e neppure utilizzare gli integratori che permettono di migliorare le abilità di Joel (ad esempio la riduzione del rinculo delle armi o l'uso del coltello in automatico in seguito all'attacco dei clicker). Per tutti i livelli di difficoltà è invece possibile raccogliere dei materiali da utilizzare presso appositi banchi da lavoro per migliorare le armi; nel caso del revolver, ad esempio, sarà possibile aumentare il caricatore o la potenza di fuoco, oppure potremo ridurre la velocità di ricarica del fucile da caccia o aggiungere un mirino. Dulcis in fundo, la quantità di collezionabili è piuttoso corposa, tra manufatti dei sopravvissuti che raccontano la loro storia, fumetti per Ellie, piastrine delle Luci cadute in battaglia, manuali d'addestramento per migliorare la creazione degli oggetti. La possibilità di affrontare un livello di difficoltà anche in modalità Plus permette inoltre di continuare la "pesca" con gli oggetti già acquisiti e le pillole energetiche raccolte.
Durante la nostra prova abbiamo portato a termine The Last of Us in 15 ore e 36 minuti a livello Normale, raccogliendo poco più della metà dei manufatti con 66 morti e il 40% delle uccisioni in corpo a corpo. Abbiamo giocato diverse ore anche in modalità Difficile e Sopravvissuto, per appurare come venga amplificato maggiormente quel concetto di sopravvivenza più volte citato in questo articolo.
Il Multiplayer
Annunciato solo pochi mesi or sono, il multiplayer di The Last of Us è stato sviluppato da un team separato di Naughty Dog, e seppur non rappresenta il piatto forte della bilancia né parte della nostra votazione, ha qualche spunto interessante che merita di essere menzionato e approfondito dopo l'uscita del gioco. Le mappe a disposizione sono sette e riprese dalla modalità in singolo. La prima cosa da fare è scegliere una delle due fazioni disponibili, Cacciatori e Luci, alle quali si rimane legati per dodici settimane di sopravvivenza, con ogni partita che rappresenta un giorno. Lo scopo è quello di accrescere la popolazione della propria fazione vincendo, accumulando risorse e ottenendo in cambio dei sopravvissuti per un massimo di quaranta, che sono poi la condizione necessaria per ottenere ad esempio l'accesso alle personalizzazioni estetiche più avanzate oltre quelle di base per elmetto, divisa, pantaloni ed emblema. Una volta scelta la fazione si accede a due modalità, Caccia ai Rifornimenti e Sopravvissuti. Nella prima si gioca quattro contro quattro con venti vite per squadra entro un tempo limite di quindici minuti. Bisogna raccogliere gli ingredienti sul campo per creare gli oggetti e quando si uccidono nemici si ottengono materiali che possono essere spesi al volo per acquistare armi o munizioni, oppure conservati in caso di vittoria per accrescere i rifornimenti per la propria fazione e aumentare la popolazione. In modalità Sopravvissuti, ogni round mette a disposizione una sola vita e le risorse si esauriscono al termine del match. In generale il ritmo di gioco è piuttosto compassato e piacevole, non di rado bisogna nascondersi o utilizzare le coperture, muoversi costantemente tra le ampie mappe in un sistema di gioco che ricorda un po' quello di Uncharted, solo con molta più fisicità nei combattimenti a distanza e ravvicinati. Non mancano i classici perk da sbloccare e i punti da assegnare per le abilità e le armi, con quattro configurazioni predefinite selezionabili come cecchino o assaltatore. Anche in questo caso è importante accumulare rifornimenti per la propria fazione in maniera tale da accedere ad abilità più avanzate che aumentano le caratteristiche fisiche e delle armi dei propri personaggi.
Trofei PlayStation 3
The Last of Us mette a disposizione 26 trofei, dei quali 6 d'oro e 9 d'argento. Un numero piuttosto esiguo quindi, "aggravato" dal fatto che ne abbiamo sbloccati solo quattro dopo aver completato il gioco a livello normale; questo perché ci sono ben otto trofei legati ai livelli di difficoltà, equamente divisi tra ognuno di essi e la relativa modalità Plus. I cacciatori del platino dovranno completare quindi il gioco perlomeno tre volte e giocare in multiplayer, dove i quattro trofei appositi si ottengono partecipando ad una partita online ma anche aggiungendo 40 persone al proprio clan. Gli altri trofei sono legati alla collezione dei manufatti, al massimo potenziamento di tutte le armi di Joel e così via.
Il piacere per gli occhi
Un così alto livello di eccellenza non sarebbe stato tale se l'impianto tecnico non fosse stato alla pari con tutto il resto. The Last of Us spreme PlayStation 3 fino all'ultima goccia, e il risultato è spesso a dir poco memorabile. L'impatto visivo non può essere così spiazzante come lo fu per Uncharted 2 a suo tempo, ma basta soffermarsi sulle ambientazioni per rendersi conto di come l'attenzione al dettaglio da parte di Naughty Dog sia eccezionale anche stavolta. Ogni edificio gode di un quantitativo notevole di varietà e dettaglio, le mappe sono grandi e le texture sempre di ottima fattura; gli effetti particellari e atmosferici rendono l'ambientazione viva, le luci e i colori elevano l'impatto del gioco e in generale donano una varietà notevole a ogni scenario. I personaggi sono costituiti da una quantità di poligoni enorme e da un livello di dettaglio che li rende molto carismatici. Attraversare poi Boston, Pittsburgh, la spiaggia all'alba, l'università al tramonto e tutte le altre ambientazioni è un piacere per gli occhi; gli sviluppatori sono stati saggi nel dare al giocatore la possibilità di esplorarli anche senza essere interrotti da combattimenti. Per fare un unico esempio più specifico, ad un certo punto Joel ed Ellie arrivano presso un complesso di case abbandonate avvolte da una vegetazione rigogliosa ma decadente, con una luce del sole all'alba molto fredda. Ogni casa può essere esplorata su più piani; ogni parete ha poster, giocattoli, scritte, mensole e a terra ci sono amenità di ogni tipo, sempre diverse.
Siamo quindi ai massimi livelli su console, grazie all'unione di tutti questi elementi, ma anche i giocatori PC non potranno far altro che applaudire una cura così estrema per il dettaglio, il tutto grazie ad un motore grafico che mostra incertezze solo raramente, nonostante muova davvero tanta roba. La stessa cura è stata riposta nel sonoro: giocare The Last of Us con un buon impianto stereo, magari posizionale, permette di apprezzare il lavoro svolto nella riproduzione degli effetti, nel riverbero, nel realismo degli spari e perfino nello scroscio della pioggia, diverso a seconda se ci si trova riparati o meno, sotto una struttura metallica o di legno. Il doppiaggio è ben sopra la media per una produzione del genere: quello inglese è grandioso per tutta la durata dell'avventura, ma anche quello italiano si difende bene. Ellie, soprattutto, è molto convincente, e Joel non è male, anche se avremmo preferito un tono di voce più rauco e cupo, anche a causa del carattere burbero del personaggio principale. Molto gradita la possibilità di scegliere una lingua differente per il parlato, i sottotitoli e per il testo di gioco. La musica lascia saggiamente spazio ai rumori ambientali per buona parte dell'avventura e si fa sentire, è proprio il caso di dirlo, durante le sequenze interattive; proprio per questo, la qualità è alta ma la quantità dei brani "interi" è appena sufficiente, senza annoverare tra le sue fila pezzi veramente memorabili.
Conclusioni
PlayStation 3 accoglie nei suoi ultimi mesi di vita un titolo destinato a riscrivere la storia di questa console. Laddove infatti Uncharted, soprattutto col secondo capitolo, ha saputo essere un videogioco "spaccamascella" estremamente rifinito, divertente e spettacolare, come abbiamo visto nella recensione The Last of Us rappresenta per Naughty Dog un deciso passo avanti in termini di maturità, con una narrazione adulta e senza compromessi, affiancata da un gameplay corposo, cruento, coinvolgente. Dal nostro punto di vista è questa la trasposizione e commistione ideale di cinema e videogiochi, più di quanto fatto da Quantic Dream con Heavy Rain perché, in questo caso, il gameplay non viene sacrificato, ma si fonde alla perfezione con le sequenze di intermezzo, i dialoghi dei protagonisti e tutti gli accadimenti che mantengono sempre alta la tensione. Il tutto incorniciato da un comparto tecnico incredibile per varietà e cura del dettaglio. The Last of Us è come la stagione di una serie TV di successo proposta in chiave videoludica: genera empatia verso i protagonisti principali, è avvincente e vi fa avere sempre voglia di guardarla e riguardarla (giocarla in questo caso!), aspettando quello che riserverà un dovuto seguito.
PRO
- Perfetta commistione tra gameplay e narrazione
- Storia adulta e piena di colpi di scena
- Gameplay avvincente e con gran senso di fisicità
- Tecnicamente impressionante
CONTRO
- Intelligenza artificiale non rifinita come tutto il resto
The Last of Us è destinato a riscrivere la storia di PlayStation 3