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Giù all'inferno

La nuova proprietà intellettuale in stile "Easy Rider" di Deep Silver debutta nel modo peggiore

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   09/07/2013
Ride to Hell: Retribution
Ride to Hell: Retribution
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Jake Conway torna a casa dopo quattro anni in Vietnam e torna da suo fratello minore Mikey e dallo zio Mack; ma le cose sono cambiate da quando la banda di motociclisti di suo padre,

Giù all'inferno

Retribution, controllava le strade di un'America ancora frastornata, nel pieno dei suoi controversi anni 70. Ci sono stati pestaggi e omicidi per futili motivi, spesso per causa dei Devil's Hand, una gang spietata dedita al traffico di droga e alla criminalità. Quando alcuni scagnozzi appartenenti a questo gruppo notano il giubbotto di Mikey, con il logo dei Retribution, decidono di fare di lui un esempio: gli tagliano la gola e sparano all'inerme Jake, pensando di averlo ucciso. Jake Conway è però più tosto di quanto si pensi, e appena uscito dall'ospedale indossa il giubbotto di Mikey e parte sulla sua moto con una sola cosa in mente: distruggere la Devil's Hand e tutti i suoi membri. Ovviamente la caccia spietata non potrà occupare il 100% del tempo di Jake, che ogni due per tre si imbatterà in discinte signorine pronte a leccare le sue ferite, all'interno di cutscene onestamente ridicole in cui il protagonista mima alcune figure del Kamasutra tenendosi però tutti i vestiti addosso, così come le sue partner (anche multiple). Il famoso pudore dei seventies.

Dal tronco al mobile

Sulla carta, Ride to Hell: Retribution poteva essere un action game coi controfiocchi. L'ambientazione è infatti relativamente originale e tutt'altro che inflazionata, l'incipit della trama è valido e coinvolgente, il tema delle gang fa sempre presa sul pubblico e alternare sequenze picchiaduro, sparatutto in terza persona e di guida, queste ultime con un piglio in stile Road Rash,

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poteva rappresentare un mix esplosivo. Nei panni del publisher, davanti a un progetto del genere avremmo chiaramente dato il via libera e stappato anche una bottiglia di spumante, già che c'eravamo. Il problema è che le bottiglie devono essere state molte, tanto da annebbiare la vista di chi di fatto doveva controllare l'andamento dei lavori. Non accorgersi delle mancanze del gioco sul fronte della direzione, della pulizia e del design ci sembra infatti una cosa incredibile, tanto che il risultato finale si pone come un serio candidato al titolo di peggior gioco dell'anno. L'accoglienza della stampa internazionale è stata finora impietosa e il metascore di 20 parla chiaro, ma la nostra impressione è che Ride to Hell: Retribution non sia proprio così pessimo, o quantomeno l'esperienza non meriti quei numeri. Di certo si tratta di un gioco pieno di problemi, un'accozzaglia di buone idee realizzate male e messe insieme con la colla vinilica. Le prime fasi sono addirittura inspiegabili tanto è stata gestita male la direzione, con alcuni flashback che spoilerano le fasi finali e che in teoria dovrebbero dare al titolo quell'aria da "siamo partiti adesso, nel vivo dell'azione, ma la storia è cominciata dieci giorni fa".

Obiettivi Xbox 360

I trentotto obiettivi contenuti in Ride to Hell: Retribution si ottengono uccidendo i membri di spicco della Devil's Hand, portando a termine la campagna a tutti i livelli di difficoltà ed eseguendo determinate azioni, come ad esempio salvare una ragazza in difficoltà (per poi ricevere un certo tipo di ringraziamento), raccogliere le carte collezionabili, eseguire un tot di derapate in moto e così via.

Quello che si salva

Superate i primi, traumatici livelli, Ride to Hell: Retribution gioca persino la carta dell'hub da cui accedere liberamente alle missioni, con la possibilità di rigiocare fasi già completate oppure di proseguire con la storia che, lo diciamo subito, può durare dalle sei alle otto ore a seconda di quante volte creperete in quella dannata fase sparatutto con i cecchini dall'alto (scusate, mi sono lasciato trasportare). L'azione, come accennato in precedenza, si svolge attraverso due fasi distinte: nella prima il nostro personaggio si muove all'interno dello scenario a caccia di cattivi, che può far fuori a pugni oppure tirando fuori un'arma da fuoco; nella seconda gira in moto all'inseguimento di membri della Devil's Hand, cercando di evitare gli ostacoli e di prendere a calci gli altri motociclisti che che si affiancano con cattive intenzioni. Diciamo subito che le sequenze in moto sono in assoluto le peggiori, con zero sfida e tante incertezze, una fisica risibile e collisioni ancora peggio. Mettiamoci una croce sopra. Quando invece si controlla Jake direttamente, le cose assumono connotati migliori: le "botte" si sentono, benché le combinazioni di colpi siano sempre le stesse (calcio per rompere la guardia e due sganassoni), ci sono dei ralenti che rendono bene gli impatti e talvolta porzioni di scenario interagibili per mettere fuorigioco l'avversario.

Giù all'inferno

Si è persino cercato di fare il verso ai Batman di Rocksteady con il sistema di contrattacco, per ribadire il concetto delle "tante buone idee sulla carta". Per quanto concerne le fasi sparatutto, è possibile appostarsi dietro un riparo e poi sparare ai nemici cercando di beccarli in fronte, cosa che produce anch'essa un breve bullet time e tanta soddisfazione. L'intelligenza artificiale dei membri della Devil's Hand si muove fra alti e bassi: non è tanto basica negli scontri a fuoco, visto che le posizioni vengono spesso cambiate e quindi non ci si può mettere con la pistola spianata e attendere che l'avversario si sporga per centrarlo; tuttavia a volte "impazzisce", con gli scagnozzi che ci raggiungono dietro gli ostacoli oppure insistono a sparare contro un muro. E poi vabbè, il comparto tecnico in poche ma significative parole: siamo ai livelli di PlayStation 2 per quanto riguarda i modelli poligonali, si verificano spesso cali nel frame rate (anche durante le cutscene!) e le ambientazioni sono quanto di più anonimo e generico si sia mai visto in un videogame. C'è di buono che i dialoghi (parlati in inglese) sono ben recitati e che l'accompagnamento rock ha i suoi alti (ma anche i suoi terribili bassi).

Ride to Hell: Retribution si presenta come un prodotto problematico, afflitto da tante incertezze

Conclusioni

Versione testata: Xbox 360
Multiplayer.it
4.5
Lettori (14)
3.4
Il tuo voto

Come spesso accade quando si parla di progetti che sembravano cancellati e che invece tornano improvvisamente alla ribalta, Ride to Hell: Retribution si presenta come un prodotto problematico, afflitto da tante incertezze sul fronte della direzione e della realizzazione pratica. I ragazzi di Eutechnyx sono partiti con le migliori intenzioni, individuando un'ambientazione interessante, lavorando a una trama di sicuro impatto e inserendo nella struttura di gioco fasi che sulla carta avrebbero potuto fare davvero la differenza. Come si suol dire, però, "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", e le idee degli sviluppatori sono state concretizzate maluccio. Molto maluccio. Il risultato finale non è completamente un pugno negli zebedei da giocare, ma quasi.

PRO

  • Tante idee interessanti...

CONTRO

  • ...concretizzate male
  • Direzione zoppicante a dir poco
  • Grafica old gen
  • Un bel po' di glitch