In principio era Gabriele Papalini. Il baldo game designer, fresco di diploma dello IED in Videogame Design, cominciò nel 2008 ad arrovellarsi su un progetto amatoriale. Il tempo passò e si unì a lui Marco Sgolmin, che fornì l'indispensabile prestazione del programmatore.
Il progetto a quel punto crebbe in complessità e nelle menti del duo si affacciò l'idea di sviluppare un'avventura grafica commerciabile, dal momento che questo era il genere che appassionava Papalini fin dai tempi della LucasArts (e come dargli torto). Se volete saperne di più sullo sviluppo di Face Noir vi consigliamo di leggere il blog di Papalini sul sito ufficiale, contiene infatti materiale molto interessante per chi si interessa di game design. Al momento ci basta dirvi che l'incontro fra Papalini e Sgolmin portò alla nascita del team di sviluppo Mad Orange e a Face Noir, gioco di debutto del team. L'avventura fu distribuita in Germania da Daedalic Entertainment nel 2012, con il doppiaggio in tedesco. In Italia invece arrivò solo in seguito verso la fine dell'anno, senza doppiaggio ma sottotitolato in italiano grazie all'edizione di Zodiac. Adesso una nuova edizione distribuita da Phoenix Online Studios si affaccia sul mercato. Rifinita, doppiata in inglese e sottotitolata in italiano. Si tratta probabilmente dell'edizione definitiva del gioco e noi ci siamo perciò fatti avanti per svelare insieme a Jack del Nero il mistero nascosto tra i moli del sudicio porto di New York. Dal titolo del gioco e dalle foto, i bimbi intelligenti capiscono subito che si tratta di un'avventura noir. I riferimenti si notano già nei primi secondi di gioco: il cognome del protagonista richiama alla mente il Nero Wolfe di Rex Stout, mentre le sigarette Marlowe che fuma sono una citazione dell'investigatore privato Philip Marlowe nato dalla fantasia di Raymond Chandler. Sullo sfondo la New York cinica e disillusa della Grande Depressione degli anni Trenta, un guazzabuglio tetro di sogni mediocri.
Starlette senza talento che sognano Hollywood, imbroglioni alcolizzati, milionari eccentrici e criminali arrivisti infestano i quartieri dove la gente comune fronteggia lo spettro del fallimento. Jack del Nero è il classico personaggio da noir, un ex poliziotto che è stato incastrato, ha dovuto consegnare il distintivo e ora fa l'investigatore privato. Nella sua testa e sullo schermo si svolge l'incessante monologo interiore, che fa dell'ironia il meccanismo di difesa da se stesso e dal mondo. Come l'ultimo Max Payne, insomma. La storia comincia come sempre con un incarico, affidatogli da un padre benestante deciso a riprendersi i soldi che è costretto a sborsare alla giovane figlia scialacquatrice. Il compito di del Nero è fotografare l'esuberante rampolla in una situazione compromettente che permetta agli avvocati del padre di chiedere la sospensione del mantenimento. Una vicenda squallida come tante, se non fosse che ben presto si rivela solo il filo di una fitta trama collegata al passato di del Nero. Il solitario investigatore sarà quindi costretto a fare quello che fanno tutti gli uomini come lui: tentare disperatamente di salvare qualcun altro nella speranza di salvare se stesso.
Face Noir è un'avventura cupa e riflessiva che si gioca l'asso sul finale
Mente lucida, nonostante il whiskey
Face Noir è un'avventura punta e clicca classica, come lo sono d'altronde quasi tutte. Sapete quindi molto bene cosa bisogna fare: guardarsi intorno, cliccare sui punti di interesse e risolvere enigmi. L'inventario tridimensionale è forse l'elemento grafico più attraente ma soffre per alcune scelte infelici di design.
Ogni volta infatti dobbiamo aprire la schermata degli oggetti, cliccare su quello che vogliamo usare, tornare al mondo di gioco e vedere se funziona. Altrimenti ci tocca selezionarlo di nuovo. Una meccanica resa meno frustrante dal fatto che gli oggetti da raccogliere o con i quali interagire sono pochi e non è mai necessario combinarli tra loro dentro l'inventario. Inoltre la maggior parte dei puzzle si possono risolvere con quello che si trova nei paraggi. È raro doversi spostare fra schermate lontane tra loro, se non durate le fasi avanzate del gioco. In questi casi comunque del Nero ci suggerisce quasi sempre la destinazione e può contare su un fido tassista cinese per farsi scarrozzare. Avrete capito quindi che Face Noir è un'avventura abbastanza semplice, sebbene lunga e articolata. Per finirla ci vogliono in media una decina di ore, soprattutto grazie alla grande quantità di dettagli che si possono esaminare in ogni schermata. La maggior parte non hanno nessuna utilità pratica ma servono bene lo scopo di arricchire il mondo di gioco con informazioni credibili che aumentano il coinvolgimento. Inoltre le informazioni che reperiamo in questo modo e durante i dialoghi forniscono di tanto in tanto elementi chiave per una meccanica di indagine molto interessante. In alcuni momenti infatti del Nero si ferma a riflettere e davanti a noi compare una schermata con diversi indizi sparsi sullo sfondo.
Se colleghiamo tra loro quelli giusti il nostro detective ha un'illuminazione che gli consente di avanzare nell'indagine. L'idea è molto buona, anche se acerba. Di sicuro si può approfondire e speriamo che Mad Orange ne faccia un uso ancora maggiore nel seguito del gioco. I collegamenti non sono complicati e servono soprattutto a farci sentire parte di un'indagine realistica. La semplicità dei puzzle d'altronde va proprio in questa direzione: senza ricercare soluzioni troppo ardite, ma facendo uso di oggetti comuni, Mad Orange ha creato un'avventura molto verosimile. In ogni momento si ha l'impressione che i progressi siano dovuti alle nostre capacità di condurre ricerche e mettere in collegamento gli indizi piuttosto che all'abilità di superare ostacoli con improbabili soluzioni logistiche. Anzi, le parti meno riuscite del gioco a nostro avviso sono i momenti interattivi nei quali dobbiamo ricomporre oggetti spezzati. I controlli in questi casi diventano farraginosi ed è più la seccatura che il piacere. Forse ne sono consapevoli anche gli sviluppatori e, almeno per le sezioni in cui dobbiamo scassinare una serratura con il grimaldello, ci concedono di saltare la prova. Altri puzzle dinamici si rivelano invece ispirati e ben congegnati, come nel caso del taccuino da decifrare. Ci sono perfino due brevi sezioni durante le quali dobbiamo superare un tratto di strada senza farci scoprire e una camminata al buio nelle fogne. Sono tutte idee piacevoli che accogliamo volentieri. Devono solo essere rifinite meglio e distribuite con più parsimonia nel corso del gioco.
Umore nero
Giocando a Face Noir ci siamo fatti l'idea che Mad Orange conoscesse bene i propri limiti e abbia deciso di muoversi al loro interno, svolgendo il compito con molta diligenza senza correre rischi. Questo si è rivelato un bene e un male. L'ambientazione, i dettagli e la trama sono in linea con il genere e coerenti tra loro. L'evocazione di un'atmosfera noir è quindi riuscita e convincente. Purtroppo però questo è un genere lento, che lascia spazio a lunghe riflessioni e sguardi silenziosi e realisti sulla realtà circostante. Per ingranare e mantenere alta l'attenzione è necessaria quindi una scrittura molto evoluta, che scavi a fondo nei personaggi sbrogliando nel frattempo il pasticcio delle loro vite. Face Noir invece scivola volentieri nelle immagini trite, mantenendosi per il resto del tempo sul terreno sicuro delle strade già battute. Anche se in gioco ci sono emozioni forti, noi non arriviamo mai a viverle fino in fondo, e tutto sembra distante.
Questo giudizio non è però una stroncatura del lavoro di Mad Orange, che ha creato personaggi sfaccettati e dalle motivazioni forti. Si sente che sotto c'è una creatività che ha voglia di prendere il largo. Purtroppo si arrischia a farlo solo nel finale, quando una svolta esoterica risveglia di colpo l'attenzione del giocatore. Peccato che a quel punto manchino pochi minuti alla fine di Fac Noir e tutto sia rimandato al secondo capitolo. Possiamo solo sperare che nel seguito gli sviluppatori osino di più, forti dell'esperienza fatta. Per quanto riguarda la presentazione di Face Noir, è inevitabile fare i conti con i limiti del budget. Le schermate scialbe dalle tonalità ricorrenti trasmettono bene il delcino morale dell'epoca ma la direzione artistica deve ancora trovare la sua personalità. I modelli dei personaggi e il doppiaggio sono sufficienti e fanno il loro dovere. Unica nota dolente è quel "dannazione" che esce spesso dalla bocca di del Nero. Per essere un italiano nato in Calabria da madre italiana, il suo accento inglese nel pronunciare l'imprecazione è doloroso da sentire. Le musiche sono un tappeto che c'è ma si dimentica immediatamente e ignorano i cambiamenti emotivi nella mente del protagonista e le svolte della narrazione. Un punto su cui Mad Orange deve lavorare. Nonostante i suoi difetti, agli avventurieri comunque Face Noir piacerà. Anzi consigliamo a tutti loro di provare la demo senza indugi. La sostanza c'è e la sensazione di condurre una vera indagine vale le tante ore di gioco. Con un po' di pazienza si scoprono elementi di scena intriganti come un vecchio lettore di schede traforate e un'ingegnosa macchina analogica per le ricerche di archivio. E poi ci sono i tanti momenti di riflessione e meticolosa ricerca di indizi. Jack del Nero non sarà un antieroe memorabile, ma sa fare il suo lavoro.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-2600K 3.40GHz
- RAM 8 GB
- Scheda video GeForce GTX570
- Sistema operativo Windows 7 64 bit
Requisiti minimi
- Processore 2.0 GHz
- RAM 1 GB
- Scheda video da 128 MB compatibile con DirectX
- Sistema operativo Windows XP/Vista/7/8
Conclusioni
Face Noir è un'avventura convincente che si mantiene su binari rodati senza correre rischi. Da un lato proviamo quindi la sensazione di condurre un'indagine coerente e articolata, dall'altro sentiamo la mancanza di momenti memorabili. La storia è ben congegnata ma soffre a causa dei tanti cliché del genere. Quando l'attenzione si risolleva con l'introduzione di un elemento esoterico, purtroppo siamo già arrivati alla fine e tutto viene rimandato al secondo capitolo del gioco. Comunque al di là dei limiti tecnici e della scrittura ancora troppo cauta, Face Noir piacerà agli appassionati, ne siamo convinti. Le sue dieci ore e passa offrono un'ambientazione ricreata con cura e tanti enigmi divertenti, con in più le apprezzate fasi di riflessioni per mettere in collegamento due prove tra loro. Per essere un gioco di debutto realizzato da due persone il risultato è di tutto rispetto. Con più coraggio e forti dell'esperienza fatta, gli sviluppatori potrebbero ambire nel seguito a creare un gioco per tutti.
PRO
- Ambientazione credibile e documentata
- L'idea di mettere in collegamento gli indizi è ottima
- Si ha la sensazione di partecipare a una vera indagine
CONTRO
- Molti angoli grezzi da levigare
- Elementi triti del genere abbassano la qualità della narrazione
- Quando l'attenzione si impenna il gioco finisce e ci rimanda al seguito