76

Free to play, hard to master

Dopo due anni di beta, DOTA 2 è finalmente disponibile, gratuitamente e per tutti

RECENSIONE di Andrea Porta   —   22/07/2013
Dota 2
Dota 2
News Video Immagini

Due anni di closed beta costituiscono forse un primato, o ci vanno molto vicino. Tanto è durato il periodo intermedio di DOTA 2, erede dell'originale Defense of the Ancients, una MOD di Warcraft III in grado non solo di guadagnarsi uno straordinario successo, ma anche di dar vita a un intero genere. I MOBA, in questi ultimi due anni, li avrete probabilmente sentiti nominare sin troppo, dato l'eccezionale successo che stanno riscuotendo. Dietro l'acronimo, che sta per Multiplayer Online Battle Arena, si nasconde uno dei generi videoludici competitivi più ostici, e allo stesso tempo di successo, di sempre. Il pubblico che li gioca, li prova, li accantona e poi vi torna a ciclo continuo è ormai vastissimo, e comprende appassionati di MMO, sparatutto e molti altri generi competitivi indiscriminatamente, dimostrando come si tratti di un fenomeno trasversale e soprattutto vastissimo, in grado di far registrare sensazionali record di presenze online. Se c'è una caratteristica di Valve che da sempre la contraddistingue, è la capacità dei suoi designer di interpretare con grande anticipo i gusti e i desideri dei giocatori, e proporre prodotti in qualche modo innovativi. Proprio per questo, quando, durante la Gamescom del 2011, gli sviluppatori hanno mostrato per la prima volta al mondo DOTA 2, le reazioni si sono divise tra l'entusiasmo di chi conosceva già a fondo il predecessore, e le perplessità di coloro abituati a prodotti più tradizionali. Il tempo ha dato ragione a Valve e, nonostante la prolungata fase di beta a inviti, DOTA 2 è abbondantemente il prodotto più giocato sulla piattaforma Steam e ha già fatto registrare oltre 300.000 giocatori connessi contemporaneamente.

Free to play, hard to master

Dota 2 è una delle esperienze più complesse di sempre, ora disponibile a chiunque osi cimentarvisi

Preliminari difficili

Per tutti coloro che non hanno familiarità alcuna con il primo DOTA, assistere ad un match di questo diretto successore può rappresentare un'esperienza straniante. Nonostante l'ambientazione vagamente fantasy, gli eroi che si scontrano divisi in due squadre sembrano non avere tra di loro alcun legame tematico, la mappa può apparire incredibilmente piccola e limitata e, soprattutto, risulta difficile trovare un filo rosso che leghi assieme tutta l'esperienza dal punto di vista concettuale. Il modo migliore per spiegare DOTA 2 a un profano è paragonarlo a una partita a scacchi a più giocatori, dove all'abilità del singolo si sommano, inevitabilmente, le dinamiche di squadra, portando la complessità dell'insieme a livelli ben oltre le medie solitamente sfiorate dai videogiochi competitivi. Ciononostante, le meccaniche di fondo non sono, sulla carta, affatto complicate, e vedono due squadre di cinque eroi ciascuna combattersi per il dominio della base avversaria, su mappe che prevedono tre corridoi d'approccio e aree neutrali (definite giungla) nel mezzo.

Free to play, hard to master

Dalle due basi speculari vengono generati, a ondate regolari, i creep, NPC che procedono in linea retta, fermandosi e attaccando qualunque presenza ostile si pari sul loro cammino. Le linee sono inoltre difese dalle torri, bastioni in grado di attaccare duramente qualunque presenza avversaria entri nel loro raggio d'azione. Controllare una o più linee, dettando dunque il ritmo di gioco, è il primo obiettivo delle fasi iniziali, con lo scopo ultimo di erodere via via le difese nemiche e arrivare alla base avversaria, distruggendone il cuore e vincendo la partita. Per quanto i creep, le torri e le creature neutrali presenti nella giungla giochino un ruolo importantissimo nell'economia di gioco, i veri protagonisti del gioco sono gli eroi, 102 (almeno per il momento) creature dotate di quattro abilità principali e una caratteristica passiva che possono essere scelte liberamente prima di scendere in campo. Uno dei concetti più difficili da "digerire" per i nuovi giocatori è la natura assolutamente provvisoria del livello di questi eroi, che ad ogni nuova partita viene resettato, facendo sì che tutti i giocatori partano ogni volta dalle stesse basi. Un concetto che ad alcuni, soprattutto coloro affezionati e meccaniche di tipo ruolistico ed MMO, potrebbe risultare indigesto, ma fa sì che DOTA 2, e i MOBA in generale, offrano un'esperienza perlopiù bilanciata, senza evidenti facilitazioni per coloro che abbiano anche molto tempo da spenderci. Inoltre, tale caratteristica getta profonde radici nel gameplay e fa da motore per le prime fasi della partita, dove lo scopo principale di ogni giocatore sul campo è accumulare il più velocemente possibile oro ed esperienza, mantenendo al tempo stesso un certo equilibrio nella mappa. Proprio in questi snervanti primi minuti emerge anche la caratteristica che distingue DOTA 2 dal suo principale concorrente, League of Legends, ossia la meccanica del "deny" (letteralmente, "negazione"). Quest'ultima dà la possibilità a qualunque eroe di eliminare un creep della propria squadra, negando dunque l'esperienza e il denaro al giocatore avversario. Per quanto richieda notevoli livelli di consapevolezza e concentrazione, e alzi dunque il livello medio di difficoltà del gameplay, il deny rappresenta uno strumento destinato a rendere una partita di DOTA 2 una guerra di tattiche sin dai primi istanti di gioco, soprattutto se si considera che lo stesso concetto può essere applicato alle proprie strutture e agli eroi alleati.

Simili, eppure diversi

Avere esperienza accumulata giocando a League of Legends rappresenta naturalmente un buon punto di partenza per tutti coloro che si avvicinino la prima volta a DOTA 2. Linee, basi, torri, creep, giungla e crescita degli eroi funzionano sostanzialmente allo stesso modo, ma vi sono nondimeno alcune grosse differenze. La prima, e forse più determinante, consiste proprio nella meccanica del deny alla quale abbiamo già accennato, ma ve ne sono altre. Innanzitutto, la mappa prevista da DOTA 2 è una e una soltanto, senza le varianti proposte da LoL e altri MOBA in commercio. Per quanto Valve non abbia escluso l'aggiunta di altre modalità in futuro, al momento la classica struttura a tre linee è l'unica giocabile. Inoltre, il "recall", ossia l'abilità che permette a tutti gli eroi di tornare in base prevista da League of Legends, in DOTA 2 non c'è, e può essere sostituita solo dall'acquisto di una pergamena di teletrasporto. Per fare acquisti velocemente nel gioco Valve, tuttavia, un modo c'è, rappresentato dal corriere, una creatura che può essere acquistata nel negozio principale, la quale permette di comprare oggetti e farseli recapitare nel giro di qualche secondo. Va inoltre detto che la pergamena di teletrasporto permette il trasferimento anche nelle vicinanze delle torri amiche, risultando in una mobilità accentuata per gli eroi e in maggiori possibilità di supporto immediato. Notevoli differenze si trovano inoltre nel consumo di mana previsto dalle abilità, molto superiore in DOTA 2, con conseguente necessità di utilizzare gli attacchi speciali solo quando davvero indispensabili. Gli Incantesimi dell'Evocatore di LoL non trovano inoltre posto in DOTA 2, così come le Rune e le Maestrie, portando un livellamento totale dei giocatori sul campo, a prescindere dal numero di partite effettuate. Altro aspetto interessante è il fatto che in DOTA 2 l'uccisione di un eroe porta non solo denaro nelle tasche del carnefice, ma ne sottrae dalle tasche della vittima, rendendo ancora più delicato, e mortificante, il frangente. Ultima, ma non meno importante, è la disponibilità, sin da subito, dell'intero roster di Eroi, destinata indubbiamente a disorientare il giocatore alle prime armi, ma in grado di fare di DOTA 2 un vero free to play, laddove il denaro reale può essere speso solo ed esclusivamente per le personalizzazioni cosmetiche dei propri eroi, senza impatto alcuno sul gameplay.

Questione di tempo, e di squadra

Considerato che ogni partita di DOTA 2 dura in media dai 25 ai 45 minuti, solo per provare a turno tutti gli eroi occorre un quantitativo di tempo di gran lunga superiore a quello offerto dalla media dei videogiochi, per non parlare di cosa significhi apprendere a fondo le meccaniche di gioco. Un'esperienza che, sulla carta, può apparire titanica e spaventare il giocatore medio ma, come spesso accade, si tratta di una salita in fondo meno ripida di quanto le premesse non suggerirebbero, soprattutto mossi i primi passi. Sebbene lo scoglio iniziale sia indubbiamente ostico da superare, una volta apprese le meccaniche di base DOTA 2 è in grado di offrire un'esperienza sfaccettata, profonda, impegnativa e soprattutto divertente.

Free to play, hard to master

Solo recentemente Valve si è impegnata per rendere leggermente meno ostico l'approccio ai nuovi giocatori, aggiungendo un tutorial strutturato a missioni, intervallato da video e destinato a insegnare le basi del gameplay. Per quanto il contorno dialogico e narrativo sia del tutto superfluo e non troppo adatto al contesto, terminate tutte le fasi del tutorial si può effettivamente darsi ai match online con una consapevolezza perlomeno basilare delle meccaniche. L'approccio iniziale rappresenta comunque, ancora, un grosso problema per DOTA 2, e Valve ha in questo senso ancora molto lavoro da fare. Infatti, una delle meccaniche più importanti legate all'approccio delle nuove leve, ossia il tutoring da parte di un giocatore esperto, non è ancora disponibile e questo a gioco ormai disponibile è oggettivamente un peccato. Dal punto di vista puramente grafico, DOTA 2 è di gran lunga il migliore del suo genere, grazie alla notevole versatilità del motore Source. A fronte di un design ispirato e di una notevole cura delle voci e delle animazioni conferite ad ogni eroe, l'impatto grafico complessivo non rinuncia a un'effettistica di buon livello su sistemi più performanti, senza però dimenticare una grande scalabilità.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX780
  • Sistema operativo Windows 8

Requisiti minimi

  • Processore dual core Intel a AMD a 2.8 GHz
  • 4 GB RAM
  • Scheda video Nvidia GeForce 8600/9600GT, ATI/AMD Radeaon HD2600/3600
  • 8 GB di spazio su disco

Conclusioni

Multiplayer.it
9.0
Lettori (246)
8.7
Il tuo voto

Molto di ciò che avete sentito dire di DOTA 2 è probabilmente vero. Si tratta di un'esperienza spesso crudele, ostica da avvicinare e che richiede enormi quantità di tempo per essere padroneggiata. Sono proprio queste caratteristiche, tuttavia, a farne un gioco unico nel suo genere per profondità e potenziali soddisfazioni, in grado di regalare sensazioni di "conquista", effettivamente guadagnata a duro prezzo, e quindi vera, tangibile. Tutto questo a patto di trovare, in tempi relativamente brevi, una squadra più o meno fissa di persone con cui sia possibile cooperare e comunicare efficacemente, dato che la natura profondamente tattica del gameplay rende quasi impossibile accompagnarsi a giocatori casuali e sperare di trarne mutuo beneficio e divertimento, soprattutto sul lungo periodo. Ora che DOTA 2 è disponibile per tutti, la sfida dei numeri con il principale concorrente League of Legends può cominciare. A fronte di uno scoglio iniziale ancora più ripido, Valve ha dalla sua un'esperienza straordinariamente bilanciata e davvero libera dalla necessità di aprire il portafogli, senza contare un'infrastruttura per la trasmissione dal vivo delle partite in grado di suscitare l'invidia di ogni altro sviluppatore di MOBA. Se i lavori sull'accessibilità continueranno nella giusta direzione, questo potrebbe rendere lo scontro frontale uno dei più esaltanti e interessanti degli ultimi anni.

PRO

  • Un vero free to play
  • Profondità e bilanciamento senza paragoni

CONTRO

  • I tutorial necessitano ancora di molto lavoro
  • Richiede molto tempo anche solo per essere avvicinato