Qual è il punto di forza della serie Lost Planet? Non c'è neanche bisogno di pensarci: i VS, o Vital Suit che dir si voglia. Parliamo di mech non enormi in termini di dimensioni ma dotati di capacità incredibili, dai reattori che gli consentono di saltare e scattare a un arsenale dalla potenza inaudita, componibile,
che alterna minigun e lanciamissili da scaricare addosso ai temibili Akrid oppure ad altri robot, quelli eventualmente controllati da soldati appartenenti a fazioni opposte alla nostra. Il gameplay del primo e del secondo episodio da questo punto di vista erano molto simili, con un ritmo veloce, fasi frenetiche e incredibili boss fight. Certo, le differenze erano invece ben visibili nella struttura, con Lost Planet 2 che di fatto rinunciava a una direzione narrativa precisa in favore di un approccio sperimentale che però non è stato apprezzato dai fan, privati di un vero e proprio protagonista dopo essersi affezionati a Wayne. Non sappiamo cosa abbia pensato Capcom quando ha deciso di produrre Lost Planet 3 e di affidarne lo sviluppo al team occidentale Spark Unlimited, neppure tanto rinomato (sono gli autori del mediocre Legendary, per dire). Sicuramente c'era la voglia di cambiare le carte in tavola, e non poco. Dunque nuovi talenti al lavoro, nuove idee, un nuovo engine (non più l'MT Framework 2.0, sostituito dall'Unreal Engine 3) e un nuovo inizio per la serie anche sul fronte narrativo, con un prequel ambientato trent'anni prima gli eventi dell'originale Lost Planet, quindi sul pianeta EDN III ancora completamente ricoperto dai ghiacci, mai così inospitale.
Lost Planet 3 non ha nulla a che vedere con Lost Planet, ma si tratta comunque di uno shooter avvincente
La valigia di cartone
Jim Peyton, il protagonista di Lost Planet 3, è un abile pilota di Rig che decide di lavorare al soldo della NEVEC su EDN III per poter assicurare un futuro alla moglie e al figlio, rimasti sulla Terra. La storia in realtà si svolge a colpi di flashback, e fin dalle prime battute ci si rende conto che gli sviluppatori hanno investito davvero molto in questo aspetto della produzione, che vanta una sceneggiatura di livello cinematografico, con un'ottima caratterizzazione dei personaggi (dallo stesso Peyton, che scambia videomessaggi con la moglie in preda alla solitudine, al suo "meccanico di fiducia" caffeinomane, dal ricercatore che gli chiede di raccogliere campioni alla dottoressa che sembra impazzita per il troppo tempo passato da sola fra le lande ghiacciate), elementi che non è semplice trovare in un videogame.
La godibilità della trama viene ulteriormente valorizzata da uno dei migliori doppiaggi in italiano che abbiamo mai ascoltato in un gioco, anche questo di livello cinematografico, con un cast di straordinaria qualità, capitanato da Alessio Cigliano (la voce di Shane Vendrell in "The Shield", fra gli altri). Molti tasselli del puzzle di Lost Planet trovano una collocazione nei dialoghi, ad esempio il fatto che i Rig non possano montare armi per una "questione contrattuale" con la NEVEC e debbano dunque difendersi dall'attacco degli Akrid con trivelle e ganci. Ma appunto, cosa sono i Rig? Si tratta di robot da lavoro alti dieci metri, dunque decisamente più grossi dei VS a cui eravamo abituati. Potremmo considerarli dei precursori, il punto è che la loro introduzione implica un cambiamento sostanziale nella natura dell'esperienza, che abbandona la frenesia e la spettacolarità a cui abbiamo accennato in apertura - i tratti fondamentali di Lost Planet - in favore di un approccio in cui il robot non è protagonista dell'azione bensì un mero strumento, affascina per le sue dimensioni e la sua forza bruta (a maggior ragione dopo che nei cinema è uscito un certo Pacific Rim), ma non è la macchina da guerra armata fino ai denti che i fan della serie si aspettavano di trovare. E dunque, Lost Planet 3 non è più Lost Planet. Prendetevi un attimo per digerire questo concetto.
Obiettivi Xbox 360
I cinquanta obiettivi inclusi in Lost Planet 3 alternano azioni basilari (la prima modifica dell'arma, il primo log raccolto, il primo match online vinto) ad altre più complesse, che chiaramente elargiscono una maggiore quantità di gamerpoint. Si va dunque dal completamento del gioco alla vittoria in un certo numero di partite in multiplayer, dall'eliminazione di un tot di Akrid al raggiungimento di obiettivi specifici in funzione della trama.
Spazio morto
Era davvero un cambiamento di tale portata quello desiderato da Capcom? Quale che sia la risposta a tale domanda, la realtà è piuttosto chiara: chi si aspettava da Lost Planet 3 un sequel propriamente detto (ok, nonostante sia un prequel) rimarrà deluso. Non ci sono i VS, non ci sono quei sensazionali combattimenti a base di missili, granate e raffiche di mitra, non ci sono neppure personaggi che riescono a saltare da una roccia all'altra grazie a un rampino particolarmente efficiente (che è presente anche qui, ma in una versione meno "estrema").
In più i combattimenti a bordo del pur imponente Rig (il cui controllo implica il passaggio obbligato alla visuale in prima persona) sono una delusione, in quanto basati nella maggior parte dei casi sul timing e sui "quick time event" piuttosto che sulla capacità di sferrare dei potenti cartoni di metallo o utilizzare l'enorme trivella montata nel braccio destro del robot. Come abbiamo detto, nel gioco il nostro amico gigante non è che uno strumento, visto che in realtà il gameplay ruota attorno a Jim e alle sequenze "third person shooter" che lo vedono protagonista, in un mix di momenti che ricordano molto da vicino Dead Space 3 (ci sono anche gli audiolog!) e Gears of War: Judgment, quest'ultimo per il sistema di appostamento e la gestione delle armi in relazione ai controlli. Sulle prime le soluzioni adottate dagli sviluppatori lasciano un po' interdetti, ma la già citata qualità della trama, della sceneggiatura e del doppiaggio ci mettono una pezza consistente, traghettandoci verso una parte centrale in cui cominciano a saltare fuori nuovi personaggi e colpi di scena, insieme a sezioni sparatutto più avvincenti,
complice anche il contestuale miglioramento dell'arsenale a nostra disposizione e l'assimilazione di un sistema di missioni che si ispira ai sandbox per offrirci quest principali e secondarie, da affrontare nell'ordine che preferiamo per aumentare i crediti e dunque acquistare ulteriori armi, potenziamenti e così via. L'impianto ludico viene coadiuvato da una grafica di buona fattura, pur con qualche aspetto meno brillante: in primis, il design dello stesso Jim, probabilmente il personaggio meno ispirato fra tutti quelli presenti nel cast, con una faccia da sbevazzone a cui avrebbe giovato qualche ruga per un minimo di carisma (fortuna che c'è Cigliano a dargli un po' di carattere); in secondo luogo la presenza di cali nel frame rate piuttosto evidenti nelle situazioni più concitate. L'accompagnamento musicale ci è piaciuto, con il simpatico espediente dei brani che la moglie del protagonista manda a suo marito e che allietano le missioni a bordo del Rig (bello anche l'effetto dello stereo che continua a suonare quando scendiamo dal robot), ma anche e soprattutto con temi originali che sottolineano l'intensità di determinati momenti.
Conclusioni
Lost Planet 3 non ha nulla a che vedere con Lost Planet, e questo è senza dubbio il suo maggiore limite. Tuttavia non si può certo dire che il lavoro effettuato dai ragazzi di Spark Unlimited sia pessimo, anzi quello che ci troviamo di fronte è un "third person shooter" che sulle prime stenta ma poi ingrana, offre una buona varietà di missioni e situazioni, aggiunge l'elemento del robot gigante che fa sempre piacere e, soprattutto, può contare su di una componente narrativa che non solo appare validissima di per sé, con uno script efficace e di classe, ma viene ulteriormente valorizzata da uno dei migliori doppiaggi in italiano che abbiamo mai sentito in un videogame.
PRO
- Trama, direzione e script di grande qualità
- Eccellente doppiaggio in italiano
- Gameplay solido, sostanzioso e coinvolgente...
CONTRO
- ... benché sulle prime stenti a ingranare
- Non è più il Lost Planet che conoscevamo
- I combattimenti a bordo del Rig deludono