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Una macchina per porci

Arriva l'attesissimo seguito di Amnesia: The Dark Descent. Mettiamoci la cuffia e tuffiamoci nell'orrore

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   09/09/2013
Amnesia: A Machine for Pigs
Amnesia: A Machine for Pigs
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Come si fa a capire se un gioco horror è ben fatto? Sicuramente non dalla grandezza delle texture o dalla qualità dei modelli tridimensionali, altrimenti Resident Evil 6 sarebbe un capolavoro.

Un maiale appeso a un crocifisso. Leggermente blasfemo. Appena appena
Un maiale appeso a un crocifisso. Leggermente blasfemo. Appena appena

Mettiamola così: se giocando ci si ritrova a camminare acquattati, cercando di non far rumore, anche se non si conoscono effettivamente gli effetti del rumore sui nemici, se si centellina ogni passo guardando dietro a ogni angolo prima di muoversi, se si preferisce camminare al buio per paura che la luce attiri qualche creatura, anche se non è detto che ci siano creature in giro, se ogni nuovo luogo da attraversare mette addosso un'angoscia inesprimibile, un senso di oppressione che può diventare così forte da costringere a mollare i controlli per qualche istante, se si passa un sacco di tempo fermi nell'ombra senza riuscire a muovere un passo dopo aver udito un rumore sinistro provenire da chissà dove, se ad ogni rifugio sicuro si tira un profondo sospiro di sollievo, come se si fosse dei sopravvissuti a un naufragio; insomma, se si verificano tutte, o anche solo alcune, delle situazioni sopra descritte, allora ci sono ottime probabilità di trovarsi di fronte a un'opera che sta mantenendo ciò che promette: far paura. Amnesia: A Machine for Pigs è una macchina dell'orrore perfetta. Il nuovo titolo di Frictional Games e di The Chinese Room (Dear Esther) riparte esattamente lì dove avevamo lasciato il primo Amnesia, ossia dal buio, mai così nero e angosciante, e dalla voglia di affermare tutte quelle qualità che tanto avevano stregato migliaia di videogiocatori. Non stiamo parlando della trama, completamente diversa da quella di The Dark Descent, ma di una vera e propria concezione dell'orrore che ha fatto scuola, riportando il genere alle radici del survival horror pur sfruttando la prima persona.

Le Alternative

Mai come in questo periodo esistono alternative valide per gli amanti dei giochi horror su PC. Noi ci limitiamo a riportarne tre molto recenti. Il primo è il survival Outlast, uscito pochi giorni prima di A Machine for Pigs e sicuramente meritevole di essere provato, anche se meno raffinato del titolo di The Chinese Room. Le meccaniche di gioco sono molto simili, con un protagonista inerme che deve sopravvivere braccato all'interno di un manicomio. Il secondo titolo è l'avventura esplorativa Gone Home, breve e intensa esperienza che ha ottenuto moltissimi consensi in tutto il mondo. Infine, inseriamo nel mucchio anche Slender: The Arrival, che non ci è piaciuto particolarmente, ma che è sicuramente indicativo di una tendenza molto diffusa nel genere horror contemporaneo.

Sfumature di nero

Come nel precedente episodio, la trama parte da un'amnesia. Il protagonista, ricco borghese che vive nell'Inghilterra vittoriana, si sveglia dentro una specie di gabbia in preda a forti giramenti di testa. Dopo essersi ripreso, liberato non si sa bene da chi, parte alla ricerca dei suoi figli, spariti chissà dove. È notte, e l'immensa magione in cui vive sembra posseduta da forze che vanno oltre l'umana comprensione. Non vi preoccupate, non scenderemo troppo nei dettagli riguardo la storia narrata, perché si tratta di uno dei punti forti del gioco. Paradossalmente non possiamo raccontarvi nemmeno troppo delle prime ore dell'avventura, per non darvi un'informazione che rischierebbe di rovinarvele. Sappiate solo che presto si capisce come ci sia qualcosa di indicibile dietro alla sparizione dei bambini e che il protagonista si troverà intrappolato dentro un'immensa allegoria che lui stesso ha contribuito a creare. Sappiate anche che gli autori hanno seguito perfettamente la lezione di Lovecraft, spiegando solo in parte ciò che accade e lasciando il soprannaturale su un altro piano, come se i limiti umani impedissero di comprendere ciò che si cela oltre il piano razionale. La storia in sé viene raccontata attraverso dei mezzi molto classici: si va dai foglietti lasciati in giro da vari personaggi, mai presenti sulla scena, a dei grammofoni su cui sono registrati dei piccoli dialoghi, fino a delle microsequenze che scattano in determinati momenti, in cui il protagonista sente delle voci che gli ricordano eventi del passato. Interessante l'uso del telefono, attraverso cui si parla con un personaggio di cui si scoprirà l'identità solo molto più avanti nell'avventura (quando si saranno consumati un paio di pacchi di pannolini). Più di quanto accadeva in The Dark Descent, in A Machine for Pigs lo scenario diventa un elemento attivo della narrazione. La costruzione dei vari luoghi e la progressione con cui si penetra nei misteri che nascondono sono gestiti con molta più sapienza rispetto a quella del primo capitolo, così com'è molto più forte il loro impatto metaforico sull'economia generale del gioco.

L'atmosfera è decisamente tetra
L'atmosfera è decisamente tetra

Spieghiamo meglio. Il castello di The Dark Descent era, appunto, solo un castello: ben disegnato, pieno di luoghi interessanti, ma sostanzialmente una scenografia. Per A Machine for Pigs è diverso. Senza rivelare troppo, possiamo affermare che i singoli luoghi sono parte di un'immensa costruzione allegorica, che funge non solo da ambientazione, ma che tenta anche di raccontare un modello di società e la mente deviata del suo architetto. In fondo non ci si poteva attendere altro dal papà di Dear Esther, Dan Pinchbeck, visto che la sua prima opera era soprattutto un racconto ambientale, una lunga passeggiata dentro la depressione di un essere umano scolpita nei luoghi, prima che nei testi.

Amnesia: A Machine for Pigs mette la tensione al centro del suo gameplay e della nostra recensione

Tenebre alle tenebre

Alcuni luoghi sono pieni di disegni e quadri inquietanti
Alcuni luoghi sono pieni di disegni e quadri inquietanti

Dal punto di vista del gameplay, invece, il rapporto con il predecessore è davvero fortissimo, tanto che possiamo parlare più di qualche aggiustamento che di veri e propri cambiamenti. Come quello di The Dark Descent, anche il protagonista di A Machine for Pigs è sostanzialmente inerme di fronte al male. In tutto il gioco non ci sono armi usabili e ci si limita a impugnare una lanterna elettrica, che a differenza di quella a olio del primo episodio non ha bisogno di ricariche per funzionare. È rimasta invariata l'abilità di afferrare oggetti e portarli in giro tenendoli in mano, essenziale per la risoluzione degli enigmi. Non mancano leve e macchinari strani da attivare, cassetti da aprire e così via. In verità non ci sono mai enigmi troppo complessi da risolvere e la difficoltà maggiore è non farsi uccidere dai nemici (che non vi descriviamo per non svelarvi alcuni dettagli rilevanti della trama). Parlando dell'impatto grafico, al di là delle questioni tematiche, è facile notare come il colore dominante sia il nero. Le poche fonti di illuminazione presenti solitamente emettono una luce fioca che delinea appena i luoghi in cui ci si trova. Anche quando si cammina all'aperto, l'atmosfera rimane tetra e opprimente. Attenzione, perché non si tratta solo di un vezzo stilistico. La presenza del buio assoluto costringe a tirare fuori la lanterna per farsi luce ed esaminare gli scenari, peccato che la luce attiri le creature che infestano le aree come i soldi attirano i politici. Quindi, immaginatevi acquattati nell'ombra e nascosti dietro a una cassa.

I testi scritti sono il primo vettore di informazioni per comprendere la trama
I testi scritti sono il primo vettore di informazioni per comprendere la trama

Davanti a voi c'è solo un immensa oscurità in cui non riuscite a scorgere niente. L'istinto vorrebbe che tiraste fuori la torcia per illuminare il cammino, ma il crescente rumore di passi non umani nei dintorni del vostro nascondiglio vi terrorizza: e se facendolo attirassi la mia morte? Ecco, forse Amnesia: A Machine for Pigs si racconta meglio attraverso situazioni del genere, che nella mera elencazione delle sue caratteristiche. Anche il lato tecnologico, quindi, più che fare sfoggio di una potenza di cui non dispone (non è molto migliore di quello di The Dark Descent), sceglie la via della funzionalità e dell'efficacia narrativa, ossia viene piegato alle esigenze della storia. Come del resto accade anche per la colonna sonora, fatta soprattutto di rumori e suoni molto marcati, come quelli delle macchine in funzione, usate a volte per coprire i suoni dei nemici e creare una tensione ancora più marcata. La musica, presente in alcuni frangenti, viene sempre usata per sottolineare momenti particolari e non copre mai l'azione. Soprattutto, non diventa mai preponderante, segno di una certa sapienza compositiva che tiene conto di tutti gli elementi che compongono un videogioco e non solo del proprio.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore Intel Core i7-3770K @ 3.50GHz
  • 16 GB di RAM
  • Scheda video NVIDIA GeForce GTX680

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows Vista / 7 / 8
  • Processore: CPU di fascia alta Intel Core i3 / AMD A6 o equivalente.
  • RAM: 1 GB
  • Scheda video: Scheda grafica di fascia media NVIDIA GeForce 200 / AMD Radeon HD 5000. Scheda grafica integrata Intel HD utilizzabile ma non supportata, problematiche spesso risolvibili tramite aggiornamento driver.
  • Spazio su disco: 5GB
  • DirectX: 9.0c

Requisiti consigliati

  • Processore: CPU di fascia alta Intel Core i5 / AMD FX o equivalente.
  • RAM: 4 GB
  • Scheda video: Scheda grafica di fascia alta NVIDIA GeForce 400 / AMD Radeon HD 6000. Scheda grafica integrata Intel HD utilizzabile ma non supportata, problematiche spesso risolvibili tramite aggiornamento driver.

Conclusioni

Multiplayer.it
9.1
Lettori (85)
7.9
Il tuo voto

Amnesia: A Machine for Pigs riesce in quello che promette: creare tensione all'inverosimile. Non si discosta molto dal suo predecessore in termini di meccaniche di gioco. Anzi, possiamo dire che gli sviluppatori si sono preoccupati pochissimo di cambiarle e hanno preferito semplicemente ritoccarle, distribuendo diversamente alcuni elementi. Ciò non cambia il fatto che si rimane incollati all'avventura dall'inizio fino alla fine, provando un miscuglio di sentimenti incredibili. La tensione è altissima sin dalle prime battute e si mantiene elevata anche nel finale. I puzzle, tutti di natura meccanica, sono ben legati al contesto narrativo. Forse sono leggermente più semplici rispetto a quelli di The Dark Descent, ma non ci si fa caso più di tanto impegnati come si è a scrutare tra le ombre. Sicuramente ci troviamo di fronte a un'opera di alto livello che va giocata assolutamente se si ama l'horror, nonostante negli ultimi anni la concorrenza si sia fatta più spietata. Oltretutto il prezzo d'acquisto è davvero accessibile (si parla di appena 15,99€). Insomma, cosa fate ancora qui? Non avete capito che non ci sono scuse per non acquistarlo?

PRO

  • Atmosfera eccezionale
  • Lo scenario è costruito con grande sapienza
  • Ottimo uso dei suoni

CONTRO

  • Le meccaniche di gioco sono di fatto le stesse del precedente episodio
  • Qualche crollo di framerate in alcuni frangenti