Dietro l'inquietante titolo Shin Megami Tensei: Devil Summoner si cela uno dei tanti spin-off della popolare serie di RPG targata Atlus, famosissima in Giappone da praticamente un ventennio e ormai acclamata anche in Occidente grazie soprattutto all'ormai ancora più celebre spin-off Persona. Curiosamente, Soul Hackers è a sua volta lo spin-off... di uno spin-off, in quanto secondo titolo del ramo Devil Summoner nella famiglia Shin Megami Tensei.
Confusi? Ottimo, anche noi. L'importante, però, è sapere che Soul Hackers è un titolo perfettamente stand-alone e non c'è bisogno di aver giocato nessun Shin Megami Tensei prima di esso per poterne apprezzare completamente la storia. Per quanto riguarda il gameplay, però, è tutto un altro paio di maniche: sfortunatamente, Soul Hackers è uscito nel 1997, quando gli RPG non prendevano per mano i giocatori, propinando decine di tutorial. Cosa che, in effetti, considerata la complessità del gioco, non sarebbe stata una cattiva idea; e dato che questo porting è fin troppo fedele alla release originale, è il caso di mettere in conto qualche mal di testa...
La tua anima... è mia!
Soul Hackers esce nel 1997 per SEGA Saturn e nel 1999 su PlayStation One, in un periodo in cui la tecnologia sta facendo passi da gigante e si parla sempre più spesso di cyberspazio e realtà virtuale senza ancora interpretare questi concetti affascinanti nel modo molto più blando e concreto di oggi.
La serie Shin Megami Tensei è sempre stata caratterizzata da temi e atmosfere basate sull'occulto e sul soprannaturale, e se ad essi si aggiungono un pizzico di cyberpunk e un'oncia di fantascienza, il quadro che si dipinge è piuttosto intrigante. In Soul Hackers, poi, il protagonista senza nome (un classico di MegaTen) vive nella super-sofisticata cittadina di Amami: siamo in un futuro che per noi ormai è il passato, in cui i mondi persistenti online sono una novità eclatante, tant'è che il nostro alter ego e la sua banda di hacker - gli Spookies - desiderano ardentemente partecipare alla Beta blindata di Paradigm X, una sorta di Amami virtuale alternativa. Ci riusciamo e insieme a Hitomi, la ragazzi di cui siamo innamorati, effettuiamo per la prima volta questo attesissimo log-in... per ritrovarci di fronte Kinap, uno spirito nella forma di un coyote che ci chiede aiuto. C'è del marcio nella città di Amami, e Paradigm X potrebbe essere qualcosa di ben più pericoloso di una community online. Il nostro eroe lo scoprirà a sue spese rivivendo i ricordi di un agente speciale ed entrando in possesso di un congegno che gli permetterà di comunicare con dei demoni ed evocarli.
Quando uno di questi prenderà possesso del corpo di Hitomi, saremo costretti a collaborare con lui per scoprire la verità su Paradigm X. Raccontata attraverso tantissimi dialoghi e sporadiche sequenze a cartoni animati, la trama di Soul Hackers sembra proprio quella di un racconto fantascientifico di altri tempi, chiazzato di fantasy e anche di un po' di cyberpunk: c'è un po' di tutto, dalla mitologia nipponica a quella indiana, e a tratti le atmosfere cupe e inquietanti possono risultare persino un po' indigeste. La localizzazione in lingua inglese è eccellente come di consueto e anche il doppiaggio ci è sembrato di ottima fattura, per una produzione tanto di nicchia: c'è molto da leggere, però, e chi non conosce la lingua si troverà sicuramente in difficoltà.
Soul Hackers è un particolarissimo RPG per i più nostalgici e gli amanti delle sfide retrò
L'effetto 3D
L'effetto stereoscopico è stato adoperato con moderazione, eppure ha il grande pregio di rendere più coinvolgente l'esplorazione in prima persona dei dungeon, dando a corridoi e stanze una profondità convincente. Nei combattimenti, tuttavia, si limita soltanto a "staccare" i menù dagli sprite, ed è quasi impercettibile.
Demoni da passeggio
Il porting di Soul Hackers è fin troppo fedele all'originale: questa "nuova" versione per Nintendo 3DS non è stata praticamente ritoccata, per quanto riguarda il comparto tecnico, che risulta pertanto abbastanza discutibile se confrontato a titoli come il recente Etrian Odyssey IV, sia durante le esplorazioni sia durante le battaglie contro sprite privi di animazioni. Con l'altro gioco Atlus che abbiamo recensito qualche settimana fa, Soul Hackers condivide non poche caratteristiche: anche in questo caso, per esempio, l'esplorazione di zone e dungeon avviene completamente in prima persona. Se le strade di Paradigm X e alcune ambientazioni nel mondo reale sembrano uscite da una normalissima metropoli, lo stesso non si può dire di alcuni dungeon molto più "onirici" e inquietanti in cui saremo costretti ad aggirarci, coadiuvati per fortuna dalla mappa visualizzata interamente sullo schermo inferiore della console. In questi casi, tra una texture slavata e l'altra, dovremo spesso confrontarci con ingegnosi rompicapi e orde di demoni inferociti. Le battaglie, anche'esse in prima persona proprio come in Etrian Odyssey, sono la tipica faccenda da MegaTen: un passo falso può costare la vita all'intera squadra, composta da due personaggi umani e quattro demoni.
Quest'ultimi sono il cuore del gameplay di Soul Hackers, in quanto devono essere reclutati, cresciuti e gestiti come da tradizione: bisogna prestare attenzione al loro carattere, perché se entra in conflitto con il nostro potrebbero non ubbidirci, e bisogna tenere sempre d'occhio la quantità di Magnetite a disposizione, una risorsa che ci consente di mantenere i demoni attivi e che si consuma nel tempo. I demoni possono essere fusi tra loro per acquisire creature ancora più potenti che ereditano le abilità dei loro precursori, e possono essere reclutati attraverso il sistema di conversazione che, con un po' di abilità e un pizzico di intuizione, potrebbe permetterci di schivare completamente la maggior parte dei fin troppo frequenti combattimenti casuali. È tutto molto profondo e interessante, insomma, ma se noi siamo riusciti fin dall'inizio a districarci tra i complicati menù e la poco chiara interfaccia, sapendo come chiacchierare con i demoni e quando era il momento opportuno di farlo oppure no, è semplicemente perché conosciamo bene Shin Megami Tensei e le sue decennali caratteristiche principali di gameplay.
Soul Hackers non spiega praticamente nulla delle sue meccaniche, gettando il giocatore nella mischia senza alcuna pietà: non è mai chiaro dove bisogna recarsi per proseguire nella storia e molti servizi, come i negozi, ad esempio, sono sparpagliati per tutta Paradigm X e decisamente scomodi da consultare e utilizzare, benché fondamentali per il successo della nostra missione. Neppure la possibilità introdotta con questa versione per Nintendo 3DS di utilizzare i gettoni di gioco o lo StreetPass per acquistare bonus speciali o sbloccare demoni più potenti del normale semplifica la vita, nonostante si tratti di una feature implementata proprio per facilitare l'avventura ai nuovi utenti in difficoltà. In questo senso, insomma, si sente completamente l'età avanzata di un gioco che nel 1997 poteva apparire persino avveniristico, ma che oggi potrà essere apprezzato soprattutto dai nostalgici e da chi cerca un RPG bizzarro e incredibilmente intricato.
Conclusioni
In bilico tra il passato e un futuro che per noi ormai è presente, Soul Hackers non è invecchiato poi così bene. La poca chiarezza di interfaccia e meccaniche, la resa grafica decisamente antiquata e la difficoltà piuttosto elevata formano una combinazione micidiale per chi si avvicina al genere o gioca per la prima volta un MegaTen. Di conseguenza, ci sentiamo di consigliare Soul Hackers principalmente ai fan del franchise e ai giocatori con qualche anno sulle spalle in cerca di un'esperienza che faccia loro rivivere i tempi d'oro delle console a 32 bit.
PRO
- Trama molto intrigante
- Meccaniche profonde e complesse come da tradizione
- Ai tempi è stato senz'altro un pioniere...
CONTRO
- ... ma oggi si sarebbe dovuto svecchiare un po' di più
- Difficoltà decisamente elevata
- I temi oscuri e inquietanti non sono adatti a tutti