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L’isola che non c’è

Lara Croft "naufraga" sulle console next gen: saprà sopravvivere al salto generazionale?

RECENSIONE di Massimo Reina   —   28/01/2014
Tomb Raider: Definitive Edition
Tomb Raider: Definitive Edition
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Come abbiamo scritto in precedenti articoli, negli ultimi anni il termine reboot è diventata quasi la parola d'ordine di parecchi sviluppatori di videogiochi. D'altronde, come avviene da tempo nel mondo del cinema, è più sicuro dal punto di vista commerciale puntare a sfruttare un brand già conosciuto, che vanta una solida base di utenti, e riproporlo in una versione adeguata agli standard tecnici attuali, piuttosto che progettare da zero qualche nuova proprietà intellettuale.

L’isola che non c’è

Anche se a dire il vero non sempre operazioni del genere hanno portato risultati positivi, al cinema come nel mondo dell'intrattenimento videoludico. Una delle eccezioni in tal senso è costituita dal Tomb Raider firmato Crystal Dynamics, software house che lo scorso anno è riuscita nel difficile compito di riportare in vita un franchise storico, ma ormai logorato dal passare degli anni e dallo sfruttamento intensivo di certe meccaniche e della sua protagonista. Lara Croft non era più il fenomeno globale degli anni '90, e la serie era ormai troppo ferma su sé stessa. Proprio per questo motivo lo sviluppatore ha puntato tutto sulla caratterizzazione della nuova Lara, diversissima dal personaggio stereotipato di un tempo tutta seno e salti spettacolari, rendendola più reale. Una giovane e inesperta archeologa che naufraga su un'isola misteriosa e inospitale dove deve imparare sulla propria pelle e in modo graduale a sopravvivere. Una scelta coraggiosa ma vincente, che ha finito per premiare la software house di San Francisco Bay, consentendole di raccogliere consensi a livello di critica, subito, e di pubblico, pian piano. Un titolo di questa levatura non poteva quindi lasciare insensibili i vertici del publisher, Square Enix, che hanno così deciso di realizzare un porting riveduto e corretto del gioco appositamente per le neonate console next gen.

Il reboot di Tomb Raider torna più bello che mai sulle console next gen grazie alla Definitive Edition

Una Lara più definita

La Definitive Edition di Tomb Raider non si propone di stravolgere l'impianto ludico del titolo originale, come vedremo più avanti, e neanche di modificarlo in maniera rilevante. Semmai tenta di migliorarlo. Il videogiocatore ritrova quindi la stessa identica avventura delle versioni PlayStation 3 e Xbox 360, arricchita però da una serie di rifiniture che non si limitano solo a un mero cambio di risoluzione. E quanto appena descritto appare evidente fin dalle prime battute del gioco. Una volta giunti sull'isola si viene inevitabilmente colpiti dallo scenario. Rispetto all'edizione originale abbiamo una maggiore profondità nell'immagine, soprattutto guardando all'orizzonte, grazie alla risoluzione nativa di 1080p che va a incidere pesantemente sulla definizione e sul dettaglio, e a una serie di ottimi effetti particellari e di luce dinamici che impreziosiscono gli ambienti, e restituiscono un mondo verosimile.

L’isola che non c’è
L’isola che non c’è

Il vento che suona fra li alberi una confusa melodia, accompagnato dallo stridio di stormi di uccelli che svolazzano nel cielo, e dalle foglie che si staccano dai rami e svolazzano nell'aria mescolandosi con il polline dei fiori, disegnando delle traiettorie irregolari prima di posarsi ai piedi di Lara. Tutto contribuisce a rendere vivi gli scenari, e viene gestito dall'engine del gioco con una certa fluidità, garantita da 60 fotogrammi al secondo quasi costanti su PlayStation 4. "Quasi" perché ogni tanto, a sensazione, nelle fasi più caotiche ci è sembrato di notare un lieve calo, ma si tratta di pochi frame e bisogna davvero essere pignoli per notarli. Il risultato finale di questa sorta di restyling è insomma un mondo "cinematografico" che prende vita. Sia chiaro, non ci troviamo di fronte a qualcosa di sconvolgente o di mai visto, né quindi di un prodotto che spreme al massimo l'hardware della console di Sony, ma certo il titolo non dà la sensazione di giocare ad un prodotto "vecchio" di una generazione. Una nota a parte lo merita il personaggio di Lara Croft, che inevitabilmente è quello che ha ricevuto le maggiori attenzioni da parte dei grafici. Se il modello poligonale della bella archeologa appare ancora più rifinito e gradevole, ben proporzionato e impreziosito dalla presenza di effetti quali il sudore sulla pelle, il fango che le si attacca addosso o le sporca la faccia, nonché dal naturale movimento dei capelli grazie alla tecnologia TressFX, diverso è il discorso per la conformazione del viso. Non che questi sia brutto, intendiamoci. Pure qui la presenza di un maggior numero di poligoni, di texture più raffinate e di una risoluzione più alta contribuiscono a rendere il volto della ragazza molto realistico. Semplicemente appare differente rispetto a quello visto e apprezzato dai fan nell'originale. Il punto di partenza è sempre quello della modella Megan Farquhar, ma alcuni lineamenti della ragazza sono stati modificati, e questo è andato a incidere poi sulla sua espressività. Per esempio gli occhi un po' più più scuri, la loro linea più tondeggiante e qualche altra rivisitazione del viso, di fatto ne hanno cambiato lo sguardo e in generale l'espressione, rendendola a volte un po' più dura e matura rispetto sempre alla versione PlayStation 3 e Xbox 360. E questo forse stona col personaggio della giovane spaurita che impara a sopravvivere raccontato dalla trama di questo riavvio della serie, e che molti avevano imparato a conoscere e ad amare. Questa sorta di evoluzione poteva probabilmente essere sfruttata per il sequel, visto che lì avremo una Croft più adulta e temprata dalle esperienze vissute sull'isola di Yamatai nel Triangolo del Drago.

TressFX

Il TressFX è una tecnologia sviluppata da AMD tramite la quale è possibile ricreare un movimento dei capelli naturale e convincente. Un processo molto interessante che opera disegnando e gestendo decine di migliaia di elementi minuscoli, con tanto di ombre complesse e anti-aliasing, rilevandone le collisioni in modo da non farli sovrapporre o compenetrare fra di loro o con altri elementi. Il tutto compiendo rapidamente dei calcoli che devono essere aggiornati molte volte ogni secondo per sincronizzare il tutto con i movimenti del personaggio. Il risultato è visivamente uno spettacolo che in futuro, col prossimo TressFX 2.0, coinvolgerà anche erba, pellicce e altri elementi di un gioco.

Trofei PlayStation 4

Sono 51 i Trofei disponibili in Tomb Raider: Definitive Edition: 41 di bronzo, 7 d'argento, due d'oro e uno di platino. Per ottenere i più semplici bisogna svolgere compiti abbastanza facili, come per esempio uccidere dieci piccoli animali e scuoiarli, completare una sfida oppure recuperare almeno il 25% delle reliquie del gioco. Mentre per quelli più difficili occorre modificare e aggiornare tutte le armi, vincere una partita classificata in ogni modalità multigiocatore o completare tutte le tombe opzionali, fino a ottenere l'agognato Platino, al completamento di tutte le altre sfide.

L'arte della sopravvivenza

L’isola che non c’è

Una volta superata la normale fase iniziale di stupore, generata dal nuovo impianto tecnico del prodotto, il giocatore inizia ad accorgersi di tutte le altre novità presenti in questo Tomb Raider: Definitive Edition. A cominciare dai comandi vocali che si possono impartire, attivandoli, tramite l'utilizzo di PlayStation Camera. In questo modo è possibile per esempio richiamare in video la mappa per poterla consultare, oppure intervenire sulle armi, per verificare quelle in dotazione o per decidere di cambiare quella in uso con la propria voce. Durante le sequenze più spettacolari, come quando la Croft rischia di precipitare da una collina o di essere trascinata via dalla corrente di un fiume, si possono sfruttare i sensori di movimento per intervenire sulla direzione giusta da far assumere alla ragazza, e farle evitare un ostacolo. Ci sono poi delle nuove funzioni legate al DualShock 4 che per certi versi non aggiungono nulla di rilevante al gameplay o al modo di giocare, ma certo contribuiscono in maniera divertente a immergere il videogiocatore nel mondo dell'avventura. Per esempio quando Lara esegue determinante azioni sullo schermo, come accendere una torcia, un fuoco o sparare, la luce del joypad sfarfalla di rosso arancione come a simulare le fiammate, o lampeggia di bianco a ogni colpo d'arma.

L’isola che non c’è

Attraverso lo speaker posizionato nella parte frontale del DualShock 4 si possono ascoltare alcuni dei rumori ambientali generati esplorando determinate aree dell'isola: i passi che echeggiano in una caverna, lo strisciare fra l'erba alta, lo scricchiolio di un ramo che si spezza o delle ossa di uno scheletro pestate accidentalmente. Il piccolo schermo del controller può invece essere utilizzato attraverso i comandi tattili per guardare da vicino e ruotare i manufatti recuperati, o per altre funzioni secondarie, come appiccare il fuoco. L'edizione definitiva di Tomb Raider include anche tutti i DLC fino a ora rilasciati per il gioco. Si tratta però perlopiù di contenuti aggiuntivi di contorno: per il multiplayer ci sono per esempio delle nuove mappe o qualche personaggio da schierare nelle fazioni Solarii o Superstiti, più le armi dell'Agente 47 di Hitman: Absolution, mentre per la modalità giocatore singolo ci sono vestiti, armi e oggetti extra per Lara, più una tomba segreta inedita da esplorare. Poca roba.

L’isola che non c’è

A conti fatti le nuove funzionalità e i DLC non aggiungono nulla di particolarmente eclatante a quello che era già un prodotto decisamente ben confezionato, a partire da una trama che si sviluppa attorno al mistero dell'impero Yamatai, al mito della regina Himiko e all'atmosfera misteriosa dell'isola dove si svolgono gli eventi. Mentre il gameplay ruota intorno al personaggio di Lara, alla sua caratterizzazione e alla sua trasformazione in una donna più forte, raccontata in maniera lineare ma efficace, e fatta vivere in prima persona al giocatore. Un'esperienza di gioco intensa, drammatica e appassionante, con una giovane braccata, costretta a subire traumi fisici e psicologici, a combattere per la sua sopravvivenza e a uccidere. Tutti elementi che finiscono per aggiungere una nuova dimensione emotiva a una delle più grandi eroine del mondo dei videogiochi, e a creare una sorta di empatia col personaggio. La trasformazione della protagonista si ripercuote parallelamente sull'impostazione di gioco, che perde infatti molta della componente puzzle/esplorativa dei precedenti capitoli, guadagnandone in termini di struttura narrativa, sulla moda lanciata dalla serie Uncharted di Naughty Dog. In questo Tomb Raider: Definitive Edition, Lara Croft non compie mirabolanti salti acrobatici, non spara come un pistolero, né conosce le arti marziali.

L’isola che non c’è

Semplicemente tenta di restare viva, esplora, caccia, acquisisce esperienza utile per sbloccare nuove mosse di combattimento, si procura le armi (l'arco, una pistola, un fucile d'assalto e uno a pallettoni) e gli oggetti utili per potenziarle. Il tutto avviene in maniera progressiva, alternando sequenze di combattimento, esplorazione libera e arrampicate dinamiche grazie all'ottimo level design che intervalla efficacemente ambientazioni all'aperto e al chiuso, e sembra voler guidare per mano il giocatore per non fargli perdere nemmeno un attimo del costante flusso di eventi, che in crescendo permea un'avventura dal piglio cinematografico. L'isola si configura infatti come un microcosmo ben definito, tra cimiteri di navi, foreste e basi militari abbandonate, connessi tra loro da "corridoi" di raccordo, da attraversare secondo un avanzamento lineare. Per il resto il prodotto offre anche una modalità multigiocatore che si compone di quattro modalità, ma niente di veramente interessante: l'esperienza online offerta da Tomb Raider: Definitive Edition può quindi configurarsi come una piccola aggiunta alternativa al gioco principale. Nota finale per il comparto sonoro, identico alla controparte per PlayStation 3 e Xbox 360. Belli i campionamenti e i rumori di contorno, discreto il doppiaggio in italiano, che perde punti se confrontato con la versione originale in inglese per la mancanza di espressività e per la poca caratterizzazione di alcuni personaggi.

Conclusioni

Versione testata: PlayStation 4
Multiplayer.it
8.8
Lettori (313)
8.6
Il tuo voto

Avvincente, ben strutturato nonostante una certa linearità, emotivamente coinvolgente come pochi altri titoli della passata generazione di console, Tomb Raider si conferma valido anche nel suo passaggio su PlayStation 4, e il termine Definitive Edition ben si sposa con questa versione del gioco. Il prodotto è infatti davvero l'edizione qualitativamente migliore del reboot della serie, e non sfigura sulla nuova ammiraglia di Sony. Se dal punto di vista del gameplay il titolo riprende fedelmente ogni singolo elemento dell'originale, dall'altro la trasposizione su un hardware più potente ha portato benefici alla produzione in termini di fluidità e grafica. L'unico neo è semmai rappresentato dal costo, che di fatto non giustifica un nuovo acquisto per chi lo possiede già per PlayStation 3, Xbox 360 o PC. A nostro parere, se non avete mai giocato l'originale o se siete particolarmente appassionati alla serie, tanto da volere una collezione completa, allora questa edizione è imperdibile. In caso contrario potete pure guardare oltre, e lasciare la miglior versione di Tomb Raider per chi non ha avuto ancora la possibilità di provarla.

PRO

  • Il nuovo impianto grafico riesce ad esaltare al meglio scenari e personaggi
  • Bella la caratterizzazione della nuova Lara
  • Trama gradevole e gameplay avvincente
  • Design ispirato e vario

CONTRO

  • Il "nuovo" volto della Croft non piacerà a tutti
  • Il prezzo pieno del gioco non giustifica un nuovo acquisto per i vecchi possessori
  • Intelligenza artificiale dei nemici nella media