Avere due anni fa schifo. È tutto troppo grande, le distanze sono eccessive per il nostro andamento traballante e di fatto non capiamo un accidenti di quello che succede intorno a noi. Però possiamo gattonare sotto un comodino per sfuggire alle grinfie di un mostro orribile che ci dà la caccia. E poi abbiamo un orsetto inquietante che ci parla. Ci sono insomma tutti gli elementi per un gioco horror come non l'abbiamo mai sperimentato prima.
E da questo punto di vista Among the Sleep mantiene le promesse fatte ai finanziatori quando era ancora un progetto in cerca di fondi su Kickstarter. Il punto di vista del bambino è spiazzante e l'atmosfera satura di angoscia. La mini trama si sviluppa intorno a un tema forte, per altro facilmente intuibile prima ancora di arrivare a metà del gioco, e ci sono momenti in cui sapere che qualcuno è dietro di noi e ci sta inseguendo fa battere il cuore a mille, soprattutto perché, come succede quando si è bambini, voltarsi significa andare incontro a morte certa. Possiamo solo correre a quattro zampe sperando di infilarci in un pertugio prima che grosse mani nere ci afferrino. Questi momenti di tensione sono esaltati da una distorsione dell'immagine accompagnata da rumori sinistri. E il mostro che ci tormenta è l'incarnazione perfetta di un incubo infantile. Ma nelle tre ore scarse che dura il gioco sono batticuori sporadici che, lasciati da soli a sostenere l'azione, mettono in evidenza il vuoto che c'è intorno. Among the Sleep esplora un punto di vista insolito e pieno di possibilità per il genere horror, ma si mantiene in superficie, puntando tutto sulla forza dell'idea. Come le facciate delle case riprodotte negli studi cinematografici, una volta varcata la soglia si scopre che quello era il limite del mondo. Se però volete provare a vedere il mondo da una prospettiva insolita e sperimentare la paura dal punto di vista di un bambino di due anni, allora troverete ciò per cui avete pagato. Ma non sperate di andare oltre, perché oltre il gioco non esiste.
Among the Sleep ci mette nei panni di un bambino che scappa dalle sue paure. Funziona, ma c'è poco altro
Pensavamo fosse uno spasso avere due anni
L'introduzione è di grande effetto. Siamo seduti come goffi marmocchi pacioccosi sul seggiolone, con la mamma che ci imbocca. Poi qualcuno suona alla porta, una visita sgradita, che il giocatore inquadra facilmente. Ma che effetto fa sul piccolo protagonista? Lo scopriamo presto, perché dopo la torta filiamo a letto con la promessa che, al nostro risveglio, potremo giocare tutto il giorno con l'orso di pezza che la mamma ci ha regalato.
Quando apriamo gli occhi però è ancora buio, e una creatura spaventosa ci strappa l'amato peluche dal lettino. Di nostra madre nessuna traccia. La prima parte del gioco è un'esplorazione della casa del tutto simile a quella che abbiamo visto nella demo. Tinte bluastre dominano le stanze, mentre i rumori sembrano giocare con noi, tenendoci sul chi vive. L'orsetto, una volta recuperato, sale sulle nostre spalle e diventa una pila elettrica. Basta abbracciarlo per vedere comparire una luce. Come metafora sarà anche semplice ma è di grande effetto, così come il fatto che il bambino si copra gli occhi con le mani prima che compaia il menù principale. Fino a qui l'interesse per il gioco è molto alto e sale ancora quando raggiungiamo una specie di crocevia tra mondi, dove si passa dall'ambientazione horror a quella della fiaba nera. Purtroppo i quattro viaggi onirici che seguono il prologo si rivelano presto scarni e tediosi, una ripetizione di semplici azioni già sperimentate nella prima mezz'ora di gioco. Dobbiamo spingere piccoli oggetti per salirci sopra e girare le maniglie delle porte, aprire cassetti da usare come piattaforme e trovare oggetti per sbloccare percorsi prima inaccessibili. I puzzle sono inesistenti e la strada da seguire non ammette deviazioni. Un design effimero per il quale non vale la scusa del protagonista infantile, poiché le rare volte che l'orsetto parlante scende dalle nostre spalle per entrare in azione si capisce quanto potenziale sia rimasto inesplorato. Con l'aiuto del nostro amico peloso sarebbero state possibili un'infinità di azioni. Così come stanno le cose, invece, anche solo le due ore necessarie a finire il gioco sembrano troppe.
Dove sono i miei giocattoli?
La stanza del protagonista è l'unico ambiente di gioco che sembri autentico. Durante il prologo l'orsetto parlante scopre uno a uno i nostri tesori e insieme a lui ogni oggetto ci sembra significativo. Una volta usciti dalla nostra cameretta invece bastano pochi minuti per capire che non c'è niente nell'ambiente circostante che valga la pena esaminare.
Gli oggetti che arredano le stanze o che possiamo raccogliere non offrono informazioni sulla vicenda e danno l'idea di essere stati messi lì per caso. Anche se molti elementi hanno un aspetto infantile, non si avverte nessun legame con la vita del protagonista. Con la scusa degli scenari onirici vediamo intorno a noi cose piovute dalla fantasia degli sviluppatori con il solo scopo di riempire lo spazio. Dopo l'ennesimo oggetto raccolto e lasciato cadere solo perché è possibile farlo non ci diamo neppure più la pena di guardarci intorno. Tanto quali sono gli elementi chiave per andare avanti è chiaro, inutile perdere tempo con tutto il resto. Qua è là si scorgono solo disegni che riproducono il mostro che ci insegue e oggetti che alludono fin troppo apertamente al trauma con il quale dobbiamo confrontarci. Davanti al vuoto degli scenari, che se solo avessero avuto una storia da raccontare sarebbero stati mondi in cui rovistare con piacere, l'unica cosa che ci viene spontaneo fare è correre verso il finale. Purtroppo anche nelle ultime sequenze di gioco la storia è appena accennata. Manca qualcosa, ed è un vero peccato perché per un momento si tocca con mano la crudezza della realtà nella quale vive il protagonista, ma è solo un lampo. Poi arriva la luce e cominciano a scorrere i titoli di coda.
Conclusioni
Among the Sleep è molto convincente nel farci provare cosa significa essere un bambino di due anni prigioniero di un incubo. Quando scappiamo dal mostro non è paura quella che proviamo, è panico. Al di là di questo, però, rimane ben poco. Le azioni banali e ripetitive, gli scenari pieni di oggetti inutili senza una storia dietro e la superficialità dei puzzle svuotano le poche ore di gioco da ogni interesse. Anche la trama, che punta su un tema forte, disperde il suo potenziale senza andare fino in fondo. C'è un'idea brillante alla base di Among the Sleep, ma su quella gli sviluppatori si sono arenati, e con loro anche il nostro interesse per il gioco.
PRO
- Punto di vista insolito reso in maniera convincente
- Le fughe dal mostro sono momenti di vero panico
- Suoni scelti e disposti con molta sapienza
CONTRO
- Meccaniche di gioco superficiali e ripetitive
- Non c'è nulla negli scenari con cui valga la pena interagire
- Puzzle banali che non danno alcun piacere
- L'idea su cui si basa il gioco si poteva esplorare più a fondo
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore Dual core 2.4GHz
- RAM 2048 MB RAM
- Scheda video con 512MB di VRAM
- DirectX versione 9.0
- Sistema operativo WindowsXP SP2 o superiore