È ormai palese come Square Enix abbia riposto in Kingdom Hearts la speranza di capitalizzare al massimo gli ultimi anni di vita mediatica di PlayStation 3. Per quanto non sempre supportata da una proporzione corretta, la forbice è chiara: maggior installato, maggior potenziale di vendita. Una linea guida non nuova alla dirigenza del nuovo amministratore delegato Matsuda, impegnata in un supporto costante tra dispositivi mobile e vecchia generazione.
Dodici mesi dopo la prima, ottima compilation di remastered Nomura presenta quindi la seconda fatica di Square Enix Osaka, e anticipiamo volentieri il rullo di tamburi: seppur con qualche piccola critica, il team ha centrato ancora una volta il bersaglio. Parte della gloria - bisogna dirlo - va alla qualità intrinseca dei prodotti presi in esame: la capacità di Kingdom Hearts II di rimanere ancora oggi un magnifico esponente degli action jRPG è un valore aggiunto invidiabile, che eleva ancora di più la portata di ciò che in quel fine 2006 faceva capolino nel mercato europeo. Un plauso più modesto va rivolto invece al Birth By Sleep, e non per suo demerito: il team ha purtroppo messo da parte l'ipotesi di restauro, optando per un porting da portatile diretto che soddisfa, ma lascia talvolta con l'amaro in bocca unicamente per una visione di gameplay potenzialmente più ampia del capitolo per PlayStation Portable ma purtroppo - a conti fatti - inespressa. È un problema? No, solamente un peccato vista l'occasione presentatasi. A concludere l'opera l'immancabile sequela di filmati tratti dagli episodi minori, in questo caso il Coded per cellulari, ovviamente rimodulato nei doppiaggi e nel motore grafico. In marcia, il regno ci aspetta.
Due tra i migliori episodi di Kingdom Hearts arrivano finalmente in alta definizione!
Vecchi amici
Sono passati più di 8 anni, eppure nulla riesce a scrollare Kingdom Hearts 2 da quell'aria fiabesca così tanto cara alla Squaresoft degli anni '90. Cromie, narrazione, scelte stilistiche, personaggi, musiche ed atmosfere sono un marchio di fabbrica indelebile, proprio solo della casa giapponese. L'arrivo del titolo in alta definizione è oggettivamente indolore: l'aumento della risoluzione a 720p e l'implementazione di un filtro di MSAA restituiscono una pulizia pressoché perfetta, in grado di mascherare con intelligenza una mole poligonale ferma al nastro di partenza.
Il risultato vale la candela, specialmente nelle sezioni dell'OtherWorld, dove l'alchimia tra i filtri di illuminazione e le piattaforme con i motivi di ambientazione sopra impressi regala un quadro d'insieme in grado di mostrare sin dall'inizio dell'avventura l'eccellente lavoro di upscaling. L'impegno di Square non si ferma qui: seppur in maniera meno percettibile, il team ha apportato alcune migliorie al motore che muove le sequenze di intermezzo, mostrando un dettaglio di tratti e visi che grazie al maggior numero di pixel a schermo mantiene alto il livello produttivo della remaster. Il passaggio al DualShock 3 non ha portato cambiamenti a livello di controlli: la struttura di comandi e analogici è stata trasposta in maniera assolutamente identica. E questo fattore, in Kingdom Hearts 2, lo confermiamo come elemento positivo: il combat system è fluido, dinamico ed ancora oggi divertente, in grado di regalare inaspettate soddisfazioni grazie alle aggiunte piuttosto "cinematografiche" affidate ai QTE inseriti al tempo da Nomura. Preparatevi quindi ad un'avventura epica tra Heartless e Nessuno, in cui Sora si avvierà a conoscere i segreti dell'Organizzazione XIII, ma non solo. Pescando dalla versione Final Mix+, aspettatevi ancora più filmati, armi, sezioni, scrigni e tanto altro: un pacchetto sicuramente allettante che riesce ad appassionare i nuovi arrivati e accarezzare con rispetto le memorie dei fan storici, nonostante uno stile narrativo ormai piuttosto arcaico.
Il trio è cresciuto
Era un periodo piuttosto turbolento quello in cui Square Enix continuava ad aggiungere nomi su nomi alla lista di iterazioni su portatili di Kingdom Hearts. La casa giapponese, stretta tra la morsa di sviluppi travagliati e necessità di monetizzare in fretta con progetti minori, si lasciò andare ad un insieme piuttosto corposo di progetti destinati a tutto fuorché le home console. Birth by Sleep, per fortuna, si rivelò essere un degno spin-off, in grado di aggiungere ambientazioni, personaggi e addirittura nuove splendide tracce di Yoko Shimomura: ragionandovi a posteriori, Square Enix trattò l'episodio per PSP con un grado d'attenzione piuttosto alto.
Per tale motivo, prendere in mano oggi quella che - ricordiamo - è la versione Final Mix del titolo, si comporta bene a livello tecnico. La trasposizione è fedele, talvolta anche troppo: Square sceglie di aggiornare la risoluzione, lasciando pressoché inalterato il contenuto ludico e visivo del panorama di gioco. La ricchezza artistica degli ambienti, in grado di fare eccelsa figura su portatile, risulta purtroppo leggermente scarna su PlayStation 3. Non saranno rare le sezioni di mappa chiaramente riempitive, in cui un dettaglio d'ambiente piuttosto basso si fonde con la natura portatile del level design quindi - per forza di cose - limitata nell'ambizione. Ribadiamo che non è un difetto - il gioco su PSP così era e così rimane - ma semplicemente un ciglio alzato verso un potenziale purtroppo inesplorato di aggiunte non implementate. Il discorso prosegue per comandi e regia: l'interfaccia di menù ed inventario rimane identica, quindi al direzionale ed ai grilletti la navigazione tra gli input in battaglia, mentre la telecamera è esattamente come su PSP, quindi molto vicina al personaggio. Facendo una comparazione con l'ampio campo visivo di Kingdom Hearts 2, è un peccato che Square si sia attenuta così diligentemente ad un porting piuttosto che ad un lavoro in grado di limare quei difetti di visuale e telecamera fatti notare già su PSP. Le avventure di Terra, Aqua e Ventus equilibrano la limitata eredità da portatile regalando un tris di storie molto interessanti, aumentano così rigiocabilità e fascino dei twist di trama. Anche in questo caso, la versione Final Mix reca in dote nuove unioni, episodi e modalità per stimolare chi già illo tempore esaurì l'offerta del prodotto.
Dentro il codice
Come da copione, il terzo blocco di questa remaster è rappresentato da una lunga commistione di filmati e linee di testo statiche. Nel 2009, Square scelse di esplorare il mercato mobile applicando una formula episodica: da quell'esperimento nacque Kingdom Hearts RE: Coded. Nonostante l'arrivo retail occidentale nel 2011 su Nintendo DS, Nomura ha preso quello che è a tutti gli effetti l'unico episodio rimasto in grado di riempire lo slot cinematico della collection, arricchendolo di un motore grafico aggiornato, paragrafi aggiuntivi e doppiaggi registrati per l'occasione.
Due ore di contenuti su tre sono completamente nuove, fornendo finalmente un ponte ufficiale per i collegamenti tra Coded e Dream Drop Distance, che rimane a questo punto l'unico Kingdom Hearts che, a meno di stravolgimenti, non vedrà la luce su PlayStation 3. Quello del Coded è un ingresso di Kingdom Hearts nel mondo digitale - fatto di Bug e personal computer - decisamente atipico per il tono della saga, che ha sempre attinto dalla mancanza di collegamenti diretti con il mondo reale la propria forza; il lavoro fatto rimane comunque interessante da analizzare e godersi premendo play, magari tra una sessione con i capitoli principali e l'altra. Square Enix mantiene quindi su alti livelli il proprio attuale brand di punta, garantendo un'esperienza adatta a neofiti e veterani. Un aspetto finale che rimane quantomeno curioso da far notare è quello relativo ai tempi di caricamento: inaspettatamente, il tempo che la transizione tra gameplay e scene di intermezzo impiega non è poco. Un elemento apparentemente paradossale eppure reale: ci saranno casi in cui bisognerà attendere diversi secondi per caricare nuove parti di mappa o per tornare a premere tasti dopo una cinematica. Evidentemente gli algoritmi di anti-aliasing e l'aggiornamento degli scenari pesano sui caricamenti della mappa, anche se non segnaliamo fenomeni di pop-in delle texture.
Conclusioni
La saga di Kingdom Hearts conclude la sua breve vita su PlayStation 3 con una collection piuttosto ricca: i capitoli inseriti da Square-Enix sono forse i più rappresentativi dell'evoluzione del franchise da quel lontano 2002. Il lavoro di aggiornamento estetico è visibile in entrambi gli episodi, seppur la struttura degli stessi differisca per risultato finale, pad in mano. Messi da parte aumento di risoluzione e frame rate, Kingdom Hearts 2 aveva e ha tutt'oggi le carte in regola per rimanere un sempreverde ludico in ogni suo aspetto. Confermiamo invece le impressioni sulla visuale e l'assenza di migliorie in termini puramente di design per il Birth by Sleep: il porting da portatile è ottimo da un punto di vista tecnico e sicuramente indirizzati ai puristi, ma avremmo apprezzato un lavoro differente su telecamera ed interfaccia. La sequenza del Coded riempie finalmente alcune lacune di storia, cementando ormai il ruolo di filler cinematici dei capitoli minori. Ad un giusto prezzo di distribuzione in Italia di 39.90€, sia che abbiate iniziato giocando con la prima Collection dodici mesi or sono, sia che mangiate da anni pane e Keyblade, questo è il momento migliore per calcare quelle terre fantastiche. In attesa del terzo - e viste le tempistiche, speriamo ultimo - episodio della storia di Sora.
PRO
- Risoluzione e MSAA sono un toccasana
- I contenuti del Final Mix
- Due splendidi episodi principali
CONTRO
- Peccato non siano state migliorate visuale e interfaccia di Birth by Sleep
- Tempi di caricamento talvolta lunghi