Nonostante lo si usi spesso come comodo contenitore per qualsiasi gioco in cui la musica non fa solo da semplice accompagnamento, il genere dei rhythm game è in realtà come una luna a due facce.
Da un lato (quello che ormai sembra sempre più il 'dark side') c'è un filone fatto di periferiche di plastica, tasti colorati, tamburelli, adattatori per chitarre e tutto l'occorrente per simulare strumenti reali e far sentire il giocatore in una vera e propria jam session di musicisti. Sviluppato dal team londinese OutOfTheBit, Planet Quest fa invece parte dell'altra faccia. Quella dei Patapon, dei PaRappa the Rapper, degli Space Channel 5 e dei Rhythm Paradise. Tra questi, forse è proprio nel paradiso musicale di Kazuyoshi Osawa che si trovano le somiglianze più evidenti: un'esperienza semplice ma che entra in testa e stimola una voglia irrefrenabile e fisica di tenere il tempo col piede. Come quando si canticchia sotto la doccia o si tamburella con le dita sul volante dell'auto mentre si ascolta la radio.
Colorato e frizzante, Planet Quest è un gioco musicale assolutamente perfetto nella sua semplicità
Spazio-Disco
Ispirandosi dichiaratamente alla serie Katamari, Planet Quest eredita dalla follia di Keita Takahashi l'inclinazione al nonsense, con una premessa buffa, colorata e che non si prende affatto sul serio. Strampalati personaggi in costume ballano a ritmo di musica attorno a un pianeta, e il giocatore, controllando un piccolo UFO, deve catturarli con un raggio non appena passano sotto la navicella. Le meccaniche da tenere a mente si contano sulla mano di un alieno con tre dita: uno, con un tocco sullo schermo si spara il raggio; due, si perde un cuoricino se si manca il bersaglio o si colpisce un fiore; tre, si rigenera la salute ad ogni personaggio colpito. Lo scopo è quindi di andare il più possibile a tempo con la musica, cercando di incatenare dei tocchi perfetti per aumentare il moltiplicatore e portare il punteggio alle stelle. Considerando che l'UFO resta immobile, qualcuno potrebbe pensare che limitarsi a toccare lo schermo seguendo il ritmo sia troppo poco per un gameplay interessante, ma appena si comincia a giocare ci si rende subito conto che Planet Quest è perfetto così com'è. "Scratchare" il pianeta come fosse una console da DJ o aggiungere qualche altro input avrebbe soltanto ingolfato una formula essenziale ed efficace. Il resto, dopotutto, lo fa la musica.
Musica marziano!
In un rhythm game come Planet Quest, anche il migliore dei design crolla miseramente se non è accompagnato da una selezione di musiche all'altezza. Fortunatamente, il compositore del team, Simon Haines, ha fatto un lavoro eccezionale sul fronte dell'audio. Ciascuno degli otto pianeti è caratterizzato da un tema musicale unico, spaziando tra generi molto diversi che però sono confezionati in modo da non sembrare un'accozzaglia di brani incoerenti. Dallo spassoso e allegro livello reggae agli improvvisi cambi di ritmo del pianeta drum & bass, passando per l'ipnotizzante e ingannevole pezzo heavy metal, ogni giocatore troverà i suoi due o tre pianeti preferiti, ma ciascun brano è memorabile ed estremamente dinamico. All'aumentare del punteggio e al progredire dei livelli, le musiche si fanno più veloci, il metronomo impazzisce e diventa sempre più difficile stargli dietro, finché l'inevitabilità del game over non svela la posizione raggiunta nella classifica mondiale. Uno degli aspetti più sorprendenti di Planet Quest è però il fatto che, nonostante i brani siano "soltanto" otto, ad ogni nuova partita sembrano sempre freschi. Gli sviluppatori di OutOfTheBit hanno infatti messo in piedi un sistema di tracking musicale denominato SongBird, che realizza al volo dei remix e sincronizza il tutto con gli effetti grafici e le sequenze dei personaggi. Questo vuol dire che ogni pezzo mantiene il suo riff principale, ma che di volta in volta viene proposto in maniera un po' diversa.
Si affrontano così brani abbastanza riconoscibili da permettere all'utente di migliorare e incatenare combo sempre più lunghe, ma che non sono mai troppo uguali da rischiare di venire a noia. A questo punto qualcuno potrebbe fare l'errore di pensare che, con una buona colonna sonora e delle meccaniche che funzionano, l'estetica di un rhythm game passi in secondo piano. Eppure, Planet Quest non sarebbe la piccola perla che è arrivata su App Store senza la vivace presentazione curata da Alessandro Motisi e Arnaud De Bock. Le musiche di Haines e la dinamicità del sistema SongBird vanno infatti a braccetto con l'ottima grafica vettoriale disegnata grazie a Stork, motore proprietario che il team utilizza per creare sprite e fondali direttamente su iPad. Ogni livello è reso unico tanto dalla musica quanto dai colori dello scenario o dall'aspetto dei pianeti. Non si può non provare simpatia per il sorridente mondo reggae, mentre alcuni livelli cambiano colore ogni volta che si colpisce (o si manca) un bersaglio. Tra flash psichedelici e continui zoom-in e zoom-out, ogni sfida è pulsante e vivace, costringendo ad aguzzare la vista quando la telecamera si allontana, o a tenersi pronti quando si avvicina troppo. Nel complesso è un'esperienza elettrizzante, veloce e mai davvero prevedibile, col giocatore che cerca di tenere il ritmo come se il suo dito fosse direttamente collegato al piede che batte a terra.
Conclusioni
Planet Quest è sicuramente il gioco più interessante di un team dal portfolio parecchio atipico. Con origini italiane, sede in Inghilterra e una formazione di stampo internazionale, OutOfTheBit ha finora realizzato adattamenti di giochi di carte o da tavolo, e solo di recente ha provato a sperimentare nuove strade con il running game Sound Ride o il titolo competitivo Anima. Rispetto ai precedenti progetti del gruppo, tuttavia, Planet Quest è su un altro pianeta: un gioco musicale immediato, pieno di personalità e divertente, che ha l'unico "difetto" di essere compatibile esclusivamente con iOS 8, ma che rappresenta un motivo più che valido per aggiornare il proprio sistema operativo.
PRO
- Vivace, colorato e piacevolmente buffo
- Colonna sonora ottima, eterogenea e mai uguale
- Il gameplay è tanto essenziale quanto efficace
CONTRO
- Compatibile solo con iOS 8