Quando si lancia per la prima volta il Blu-Ray (oppure il freddo eseguibile da disco fisso) di PES 2016, si percepisce subito un tuffo al cuore: il filmato di apertura è accompagnato da "We Will Rock You" dei Queen, la stessa canzone che ha sancito i successi di quel gran titolo che corrisponde al nome di Winning Eleven 2006 (e PES 2). Questa edizione arriva nell'anno del ventesimo anniversario di una serie che ci ha deliziato per tante stagioni con capolavori indiscussi di divertimento e coinvolgimento all'interno del panorama delle simulazioni calcistiche: a partire da Goal Storm che proponeva Riggio e Coliuto in luogo di Baggio e Ravanelli, passando per le connessioni online "artigianali" su PC per giocare a distanza, fino a tanti altri capitoli che hanno segnato una generazione di appassionati calcistici videoludici; senza dimenticare l'inossidabile voce di John Kabira nelle controparti giapponesi.
Per poi attraversare un periodo piuttosto lungo di crisi coinciso con l'arrivo di PlayStation 3 e Xbox 360, e tanta fatica nel rimettersi in pista mentre la concorrenza raccoglieva consensi su consensi, scavalcando la simulazione di Konami in termini di critica e vendite. Lo scorso anno, con una scelta a nostro modo di vedere decisamente saggia, gli sviluppatori hanno deciso di posticipare l'uscita del gioco di qualche settimana, allo scopo di rinnovarne le fondamenta e sfruttare al meglio il Fox Engine - lo stesso motore grafico che "muove" Metal Gear Solid V - in grado di restituire un comparto grafico importante e, soprattutto, non più sofferente in termini di fluidità, che pure aveva piagato la saga nelle sue ultime iterazioni. Al netto degli endemici problemi legati alle licenze e al gioco online, Pro Evolution Soccer 2015 ha segnato finalmente quella inversione di tendenza tanto auspicata dai fan storici e dagli appassionati del genere; un ritorno alle basi riuscito e appassionante, che se vogliamo ha solo scalfito la superficie di un gameplay in grado di lasciare un ottimo retrogusto e far presagire grandi cose per i capitoli successivi.
Abbiamo messo sotto i ferri l'edizione 2016 di PES, tra gioie e dolori del gameplay
Montagne russe
Il rilancio dell'anno scorso ha prodotto un'onda lunga che PES 2016 prova a cavalcare il più possibile, per porre una pezza ai pochi mesi a disposizione per lo sviluppo (ricorderete che la versione 2015 uscì soltanto a fine novembre). Tirare a lucido il nuovo motore grafico e migliorare molti aspetti del titolo, legati soprattutto al gameplay e al feeling con il pallone, hanno richiesto una buona dose di lavoro extra, ma la risposta da parte della community è stata positiva e così Konami ha tirato dritto plasmando con ancor maggiore accuratezza una simulazione calcistica sempre divertente e capace di offrire un buon grado di realismo e profondità. Scesi in campo, bastano un paio di passaggi per ritrovare intatto il sapore del calcio virtuale del Sol Levante, con l'abilità del giocatore a farla da padrone nel creare azioni corali complesse e spettacolari, senza dover necessariamente arrivare in porta palla al piede esibendosi in una serie di contorti comandi da giocoliere. I controlli reattivi e precisi lasciano al giocatore il compito di sfruttare al meglio le caratteristiche peculiari di ogni singolo calciatore che, tuttavia, devono sempre essere messe a disposizione della squadra se si vuole sopraffare l'avversario.
Proteggere la palla in attesa dell'arrivo di un compagno, dribblare un difensore per creare superiorità numerica e sfruttare gli spazi scattando in profondità con il giusto tempismo sono azioni che danno soddisfazione oltre che richiedere quell'abilità di cui parlavamo precedentemente; non tanto nel danzare freneticamente con le dita sui tasti, quanto piuttosto nel saper leggere le situazioni e il comportamento dei giocatori in campo. I settaggi manuali rimangono preferibili per evitare la prevedibilità dell'azione di gioco, così com'è naturale che i giocatori più forti siano avvantaggiati in certe situazioni, ma il bilanciamento è stato ulteriormente affinato e se da una parte il Player ID riproduce a meraviglia gli atleti più famosi, dall'altra ci sono tutta una serie di aggiustamenti atti ad evitarne lo strapotere. Non è una novità che Ibrahimovic faccia reparto da solo sfruttando la sua fisicità per farsi spazio tra gli avversari e premettere ai compagni di salire, ma i difensori non si lasciano pregare nel raddoppio cercando di limitarlo al meglio. Sia chiaro, quando si trova l'imbeccata vincente con un passaggio in profondità o un filtrante alto rimane devastante con i tiri da fuori area, che però calano progressivamente di efficacia col sopraggiungere della stanchezza.
L'ottima fisica della palla gioca poi un ruolo fondamentale in termini di rimbalzi e pesantezza, complicando il controllo soprattutto in presenza della pioggia, nuovamente presente in PES 2016. Il campo viscido accentua l'inerzia della sfera che tende a schizzare via durante il dribbling, complicando il controllo da parte di calciatori più impacciati nelle movenze, ma comunque reattivi. In tal senso, però abbiamo notato una tendenza eccessiva a scivolare in occasione di ripartenze o cambi di direzione in velocità, scoprendo in qualche caso buchi difensivi molto difficili da sanare anche chiamando a supporto il pressing di un compagno. Permangono inoltre alcuni automatismi in occasione delle rimesse laterali o dei contrasti, con i giocatori che nel primo caso corrono automaticamente verso il pallone rimanendo vittime dell'inerzia, e nel secondo perdono secondi preziosi a rialzarsi al posto di scattare in piedi e continuare ad aggredire il pallone. Altro neo da anni reiterato e mai completamente risolto riguarda i portieri, anche quest'anno affetti da qualche amnesia di troppo, soprattutto quando ci sono dei difensori nei paraggi; all'occorrenza rimane valida la possibilità di gestirli manualmente. Abbiamo notato una buona riproduzione del comportamento degli estremi difensori più famosi come Buffon o Neuer, che non mancherà di esibirsi in giocate audaci fuori area; il problema della reattività però si propone un po' per tutti, quando gli attaccanti scoccano il tiro all'interno dell'area: i portieri tendono a buttarsi di lato quando la palla si trova già nelle vicinanze, aprendo il fianco - è il caso di dirlo - a reti piuttosto facili in questo tipo di situazioni.
Fischietti ne abbiamo?
Con la mancanza dei famigerati binari le fasi di controllo del pallone sono stuzzicanti e congeniali all'azione corale, sorretta egregiamente dall'ottimo lavoro fatto dagli sviluppatori nella creazione di un'identità di squadra solida e riconoscibile. Viene riconfermato il Team ID che, attraverso complesse routine di intelligenza artificiale, tenta di riprodurre al meglio la filosofia di gioco delle squadre reali, ma non funziona solo con i club più forti. Oltre al possesso palla asfissiante di Bayern Monaco e Barcellona, le giocate aggressive del Paris Saint German e le azioni spumeggianti delle squadre inglesi, anche le compagini minori hanno dimostrato una buona varietà di dinamiche in base alla situazione. Incontrare una piccola in campionato vuol dire quasi sicuramente ritrovarsi di fronte a una squadra accorta, che punta tutto sul muro difensivo e le ripartenze per metterci in difficoltà, raddoppiando o triplicando sui giocatori che dettano il ritmo dell'azione per portare a casa il pareggio e un punto in classifica. La stessa squadra però non avrà timore di affrontarci a viso aperto se parliamo di un turno di qualificazione della coppa nazionale, dove la situazione da dentro/fuori la porta ad essere più offensiva, salvo poi richiudersi a riccio in caso di vantaggio.
Allo stesso modo i nostri compagni accompagnano costantemente l'azione, creando manovre avvolgenti impreziosite da triangoli nello stretto, imbucate e accelerazioni ad aggredire gli spazi scoperti. Insomma un sistema che fa reagire il collettivo in modo plausibile e dinamico, personalizzabile dal menu di gestione per dare un'impronta più personale che rispecchi il proprio stile di gioco, variando schemi, moduli e posizione in campo di ogni singolo componente della squadra. Il tutto è favorito dal ritmo di gioco, uno degli aspetti che avevamo maggiormente apprezzato nel titolo precedente, che in PES 2016 si presenta leggermente più veloce, traducendosi in cambi di fronte più frequenti e influendo soprattutto nelle fasi di giro palla a centro campo, dove giocare in orizzontale o abbassare il baricentro può rivelarsi un'arma a doppio taglio soprattutto a causa di un sistema di collisioni e un arbitraggio decisamente problematici. Se il primo tende praticamente sempre a favorire i giocatori più possenti e vigorosi, ad aggravare la situazione ci pensa il fatto che quest'anno i fischietti sembrano essere particolarmente silenziosi e se Konami non deciderà di intervenire a riguardo con una patch di bilanciamento, le polemiche non tarderanno ad arrivare. Senza usare mezzi termini, le due cose messe assieme tendono a sbilanciare il gameplay e minare quanto di buono descritto finora, soprattutto quando si alza il livello di difficoltà dell'intelligenza artificiale o si inizia a giocare contro avversari umani che sfruttano a loro vantaggio tale falla del sistema di gioco. Controllando una squadra fisica, portare un pressing molto aggressivo sui difensori paga quasi sempre visto che con la doppia pressione del tasto X difficilmente l'arbitro fermerà il gioco e il calciatore più prestante si troverà sempre con la palla tra i piedi, pronto a imbastire l'azione.
In uno scontro sulla carta tendenzialmente equilibrato come quello tra Real Madrid e Barcellona, i blaugrana sono costantemente sotto nel possesso palla, con Rakitić, Iniesta, Messi e compagnia costretti a puntare tutto sulle ripartenze in velocità per sorprendere la difesa avversaria e creare un'azione da gol. Il possesso palla prolungato, marchio di fabbrica dei catalani, viene costantemente annichilito da contrasti aggressivi e impuniti, e così succede ogni qualvolta si trovano di fronte squadre dalla differente fisicità: i più grossi vincono. Allo stesso modo il metro di giudizio sulle scivolate è troppo permissivo, con i tackle fischiati solo se sono abbastanza gravi da meritarsi il cartellino. Tuttavia è anche capitato che i direttori di gara ignorassero interventi plateali palesemente sulle caviglie del calciatore, negando non solo punizioni ma addirittura rigori e relativi cartellini che avrebbero inevitabilmente segnato l'andamento della partita. Questi dolorosi spigoli in parte non vengono sfruttati dall'intelligenza artificiale, ma contro avversari reali (dove, ammettiamolo, siamo tutto molto più competitivi) siamo sicuri che le partite non tarderanno a diventare delle "zuffe" influenzate dalle mancate decisioni arbitrali, minando un po' il divertimento. Un peccato perché, mai come quest'anno, le collisioni hanno una precisione invidiabile e danno un senso di pienezza nei contatti decisamente realistico.
Questioni di risoluzione
Abbiamo provato PES 2016 in versione PlayStation 4 a 1080p e 60 frame al secondo, ma è confermato che sull'ammiraglia Microsoft il Full HD non è stato raggiunto, visto che la risoluzione verticale conta sì 1080 linee di pixel, ma quella orizzontale solamente 1360 al posto delle tradizionali 1920. Non è possibile quantificare la differenza in termini di resa visiva senza provarla in prima persona, ma nonostante le promesse fatte da Konami sulla qualità indistinguibile tra le due console, viene da chiedersi come mai non siano ancora riusciti al secondo anno a non eguagliare la conta dei pixel sulle due console, visti anche i requisiti per PC decisamente abbordabili. Proprio su quest'ultima versione torneremo a breve per capire la differenza in termini tecnici e di gameplay rispetto a quella console; per concludere la panoramica, PES 2016 uscirà anche su PlayStation 3 e Xbox 360 con risoluzione 720p.
Licenze e non
Lo sanno anche i muri che Konami non ha accesso a moltissime delle licenze legate ai maggiori club e campionati anche per accordi di esclusiva da parte della concorrenza, ma per dovere di cronaca non possiamo fare a meno di sottolinearlo di anno in anno, sognando una competizione tra i due colossi calcistici basata più sul gameplay che sulla quantità di contenuti presenti nel disco di gioco. PES 2016 arriverà nei negozi forte delle licenze relative a UEFA Champions League ed Europa League - entrambe rinnovate recentemente fino al 2018 e vero punto di forza del gioco, grazie ad un'atmosfera semplicemente emozionante per tutti gli appassionati di calcio - affiancate alla AFC, alla Copa Sudamericana e alla Copa Libertadores, con le relative squadre partecipanti. A queste si aggiungono i campionati argentino, olandese (Eredivisie), spagnolo (Liga BBVA e Liga Adelante), francese (Ligue 1 e Ligue 2), tutti completamente licenziati sia per quanto riguarda i loghi della competizione che per le squadre che vi fanno parte.
Il campionato brasiliano e quello italiano invece non hanno nomi e loghi ufficiali, ma tutte le squadre sono regolarmente licenziate, ad eccezione del Sassuolo trasformatosi in Sansagiulo. In questo caso i nomi dei giocatori sono reali, mentre tutto il resto è frutto della fantasia degli sviluppatori. Lo stesso dicasi per le formazioni di serie B e la quasi totalità degli altri team europei. Nelle due divisioni del campionato inglese si salva solo il Manchester United, mentre per il Portogallo ci sono SL Benfica, Sporting Lisbona e FC Porto. Manca la Bundesliga, con le sole Bayern Monaco, Wolfsburg e Borussia Mönchengladbach a rappresentare il campionato tedesco, alle quali si aggiungono Zenith San Pietroburgo, Olympiacos, Sparta Praha, Basilea, Gent e Dinamo Kiev a completare la rosa dei team europei. Anche quest'anno le rose su disco dovranno essere aggiornate con la patch di Day One disponibile dal 17 settembre, che metterà a posto tutti i trasferimenti del calciomercato. Torna prorompente l'Editor con la possibilità di importare immagini nel gioco anche su PS4 lasciando libera la community di sbizzarrirsi nella creazione di loghi e divise di gioco per mettere una pezza alle licenze migliorabili. Dove Konami non si è spremuta particolarmente è nella veste grafica dei menu e nelle modalità, analoghe a quelle dell'anno precedente. Abbiamo ritrovato l'interfaccia a mosaico divisa in sezioni per le varie carriere e competizioni, con la schermata iniziale a raccogliere le scelte più recenti. Oltre alle classiche esibizioni e alle competizioni licenziate, coppe e tornei personalizzati, ci sono gli allenamenti liberi e quelli specifici, costituiti da una serie di prove a difficoltà crescente per impratichirsi al meglio con tutto ciò che il gameplay ha da offrire. La Modalità Campionato conferma la presenza delle leghe minori di Inghilterra, Spagna, Italia e Francia, la Master League e Diventa un Mito hanno una struttura simile rispetto allo scorso anno, ma hanno beneficiato dell'aggiunta di alcune opzioni e di un restyling dei menu resi più chiari e accessibili. Purtroppo al momento della prova non abbiamo potuto avere accesso ai server di PES 2016 e pertanto per quanto riguarda modalità come My Club e singole partite online dovremmo aspettare il day one e torneremo sull'argomento con uno speciale successivo, valutando netcode, bilanciamento e strutture di gioco delle singole offerte, tra cui la più interessante sembra essere anche quest'anno myClub con il suo mix di gestione manageriale e gioco sul campo.
Trofei PlayStation 4
PES 2016 mette a disposizione 40 trofei, molti dei quali identici a quelli del precedente capitolo. Ci sono innanzitutto quelli legati all'allenamento, con le prove che vanno superate almeno con una valutazione argento; poi quelli relativi alla Master League, ai campionati, alle prime vittorie nelle varie competizioni. Ne abbiamo di più difficili legati ad una serie di vittorie consecutive, con squadre di basso potenziale e quelli immancabili online, nel My Club e nelle partite contro altri avversari.
Spettacolo sugli spalti
Dopo il debutto dello scorso anno su PlayStation 4, il Fox Engine si riconferma ottimo se si guarda alla definizione dell'erba, alle luci dinamiche, alla risoluzione del pubblico e alla qualità dei modelli poligonali, sia per quanto riguarda le proporzioni che per la somiglianza con le controparti reali. I volti dei giocatori più rappresentativi, ma anche di una parte di quelli meno sotto i riflettori, sono semplicemente incredibili, sia per quanto riguarda la minuziosa riproduzione di dettagli quali capelli, barba e accessori indossati, sia per il già citato sistema di illuminazione, in grado di restituire un tono della pelle realistico e credibile. Per il resto abbiamo a che fare con un accurato lavoro di pulizia dell'immagine generale, sempre definita e bella da vedere tanto nell'azione in tempo reale che durante i replay che permettono di soffermarsi meglio sui dettagli. I momenti salienti godono infatti di un punto di vista sempre in grado di esaltare la spettacolarità dell'azione appena conclusa, e mai come quest'anno può risultare piacevole salvarli su disco fisso per rivederli in un momento successivo. L'introduzione della pioggia, oltre alle ripercussioni sul gameplay di cui abbiamo parlato in precedenza, contribuisce a scurire il campo da gioco e infradiciare i calciatori, ma la cosa più interessante rimane il meteo dinamico. Selezionando nelle Impostazioni Generali pre-partita il meteo casuale c'è una buona possibilità che inizi a piovere durante l'incontro, con la fisica della palla che si modifica al passare dei minuti. Come succede ogni anno, anche con PES 2016 il ventaglio di animazioni va ad ampliarsi rispetto al capitolo precedente, ma in occasione della corsa lenta o di alcuni tuffi dei portieri, i giocatori meno blasonati rimangono legnosi e poco fluidi. Questo è dovuto principalmente al Player ID che dona ai vari Neymar, Robben, Cristiano Ronaldo una falcata più aperta e movimenti più naturali, sia nel controllo palla al piede che nei cambi di direzione e nei tiri, denotando uno stacco da un lato esaltante per la beltà delle movenze di quest'ultimi, dall'altro evidenziando la mancanza dello stesso trattamento per i rimanenti. Tra le aggiunte spiccano le nuove esultanze da gestire direttamente con il pad: due si possono alternate in tempo reale controllando il giocatore, mentre altrettante danno luogo a una scenetta più articolata che riproduce esultanze realmente avvenute sui campi da gioco, come il selfie di Totti sotto la curva della Roma. In ultimo gli stadi, che come da tradizione per la serie sono purtroppo pochi, tra San Siro, Old Trafford, Allianz Arena e Juventus Stadium regolarmente licenziati affiancati da una manciata di location inventate.
Vista la presenza di tutte le squadre della Liga, stride nuovamente la mancanza degli stadi spagnoli con la totalità delle partite che andrà a svolgersi quasi sicuramente al Konami Stadium non solo in campionato, ma anche in Champions, smorzando in parte il fascino della competizione continentale giocata sia in casa che in trasferta nello stesso stadio. La qualità resta altalenante nella realizzazione a seconda degli impianti, con alcuni ottimamente riprodotti, altri meno affetti da texture poco curate e cartelloni pubblicitari o loghi delle competizione in bassa risoluzione. Questi si notano soprattutto in occasione dell'ingresso in campo delle squadre, durante il quale una regia che riesce ad essere vocativa e coinvolgente finisce talvolta per mettere in bella mostra grossolane pecche estetiche. Il risultato complessivo rimane comunque ottimo: l'atmosfera durante la partita è eccezionale, gli spalti sono vibranti, restituiscono cori e boati in occasione di gol o tiri finiti a lato di poco e fischi quando i propri beniamini subiscono fallo. Il tutto unito alle coreografie di inizio gara, che con in sottofondo l'inno della Champions League restituiscono sensazioni uniche e suggestive. Peccato per la mancanza di un repertorio di cori maggiormente variegato, dal quale spicca solamente il grandioso urlo Champions dai tifosi del Napoli quando la squadra partenopea gioca in casa la manifestazione della massima competizione continentale. Fa segnare un piccolo passo in avanti anche la telecronaca affidata nuovamente al duo Fabio Caressa e Luca Marchegiani, più varia e meglio ritmata lungo il corso della partita. Purtroppo si notano ancora le difficoltà in sede di presentazione quando devono mettere assieme i nomi delle squadre contrapposte e dei giocatori in campo, e al posto di una frase armoniosa ne esce un annuncio pronunciato con toni differenti. La colonna sonora infine propone sonorità molto varie tra loro, spaziando dai già citati Queen con "We Will Rock You" fino a "Rather Be" di Clean Bandit, passando per pezzi dei Royal Blood, Vinyl Theatre e Saint Motel che hanno contribuito ad allietare la permanenza nei menù di gioco.
Conclusioni
PES 2016 ci ha regalato una serie contrastante di emozioni, diverse rispetto a quelle dello scorso anno provate in seguito a quell'inversione di tendenza operata dallo sviluppatore, che ha riacceso l'amore un po' sopito verso questa ventennale serie calcistica. Quando si respira la sua atmosfera e si apprezza il taglio grafico, quando si imbastiscono azioni ragionate ed esaltanti, il titolo di Konami riesce ad essere calcio puro, divertente e coinvolgente. Poi l'eccessivo peso dato alla fisicità dei calciatori e un inspiegabile comportamento permissivo degli arbitri abbassano d'improvviso tali sensazioni, riportando il titolo sulla terra assieme a un po' di frustrazione. È assolutamente possibile che gran parte di queste criticità possano essere risolte grazie ad una patch da parte degli sviluppatori, ma al momento PES 2016 è "solo" un buon gioco, con un retrogusto amaro che lascia intravedere quello che sarebbe potuto essere, ma che ad oggi non lo è ancora completamente.
PRO
- Grande varietà di azioni e soluzioni di attacco disponibili, supportate dal ritmo di gioco
- Fisica della palla credibile e realistica
- Ottimo comparto grafico, soprattutto per quanto riguarda i giocatori più rappresentativi e i replay
CONTRO
- Telecronaca migliorata, ma ancora non soddisfacente
- L'ottimo sistema di collisioni è troppo sbilanciato a favore dei giocatori fisici
- Gli arbitri fischiano solo in occasione dei cartellini, favorendo alla stessa maniera le squadre meglio messe fisicamente