Dopo un paio d'anni di silenzi e informazioni sporadiche e contraddittorie, che davano in uscita su PlayStation 3 e PlayStation 4 quella che di fatto è una delle ultime esclusive PlayStation Vita, BigFest è finalmente arrivato sul mercato. Si tratta di un simulatore di festival sviluppato da On The Metal in collaborazione con Sony XDev Studio Europe, che promette di dare la possibilità di curare ogni aspetto nella promozione di un evento musicale. Dalla scelta alla crescita delle band, passando per la gestione del pubblico e dei servizi, tutto dovrebbe essere nelle mani del giocatore. Ma alla fine è davvero così?
BigFest sembra essere nato per dimostrare che non basta un'ottima idea per creare qualcosa di buono
BigDave ti dà una mano
La stagione dei festival è alle porte e il giocatore è chiamato a vestire i panni di un promoter con l'obiettivo di trasformare un'enorme area verde, ormai da tempo adibita a discarica a cielo aperto, in un luogo di raccolta per gli appassionati di musica. Il ruolo di cicerone al mondo degli eventi musicali spetta a BigDave, il capo dei roadie, che fin dalle prime battute mette a disposizione la sua esperienza per spiegare le meccaniche di base del gioco.
Così BigFest si configura da subito come il più classico dei gestionali: gli eventi musicali sono programmati in base a dei cartelloni, ognuno dei quali richiede il completamento di tre obiettivi che permettono di guadagnare stelle utili a sbloccare i cartelloni successivi. Nel corso di ciascun evento si deve decidere quali band far salire sul palco e fare in modo che pubblico e artisti si sentano sempre a proprio agio. Per farlo occorre innanzitutto tenere in equilibrio il numero dei visitatori con le strutture del festival: la possibilità di ampliare il campeggio, per esempio, permette di avere una maggiore affluenza fissa ma di contro rende necessario migliorare servizi come docce e toilette. Anche le attrezzature devono essere adeguate al numero di spettatori, che avranno maggiori pretese man mano che l'evento sarà diventato più grande. Aumentare il numero di casse, migliorare l'illuminazione oppure installare dei maxi schermi è un ottimo modo per far felici i visitatori, che hanno preferenze anche per quanto riguarda cibo, bevande e oggetti di merchandise. Bisogna quindi decidere quali bancarelle piazzare anche in base alle esigenze del pubblico, o alle condizioni meteo, tenendo sempre presente che ogni elemento può essere aggiunto solo in quantità limitate. Le docce disponibili dipendono infatti dalle dimensioni dello scarico, i watt sfruttabili per le attrezzature dalla potenza del generatore, il numero di licenze per le bancherelle varia in base al livello delle forniture, e così via.
Allenatore di band?
BigFest propone quindi una struttura gestionale di tutto rispetto, alla quale si aggiunge profondità con l'arrivo di vari disturbatori che tentano di rovinare anche i più solidi piani di guadagno: vanno allora allontanati clown incendiari, ladri, puzzolenti "punkabbestia" e ultrà vandali; ma c'è spazio anche per vampiri, lupi mannari e valchirie, così come per visitatori influenzati o affetti da infezioni micotiche che possono causare un'epidemia.
Per non parlare poi di disturbatori nudisti, spettatori che rischiano l'assideramento o altri colpiti da un'insolazione. Insomma, la fauna è quanto mai diversificata ed è un vero peccato che, nonostante tutti questi elementi, il gioco sia noioso e pieno di problemi di varia entità. La crescita delle band, per esempio, dovrebbe essere uno degli elementi di punta del titolo. A conti fatti risulta invece ripetitiva e basata su un sistema di esperienza imprevedibile. I gruppi aumentano di livello in maniera del tutto arbitraria e, senza preavviso, passano dal livello uno al dieci, dal dieci al tredici e poi al venti, per arrivare infine direttamente al cinquanta nel giro di pochi minuti. Con buona pace dei cartelloni che richiedono l'esibizione di artisti di fama compresa tra venticinque e trentanove. Anche le situazioni durante le esibizioni tendono a ripetersi all'infinito: cacciare i disturbatori, assecondare le band, riparare le strutture e modificare le bancarelle per venire incontro alle richieste dei visitatori. Se all'inizio il tutto richiede un pizzico di oculatezza (anche per via dell'inesperienza), con il passare delle ore la progressione diventa meccanica e il denaro comincia ad affluire a fiumi nelle casse anche senza un'interazione attiva con gli eventi.
Trofei PSVita
Con BigFest i cacciatori potranno mettere le mani su 13 trofei, compreso un platino piuttosto semplice. Si tratta di obiettivi legati al normale avanzamento del gioco e sono tutti sbloccabili in poco più di una decina di ore. Ma attenzione ai glitch: il trofeo oro "A big yellow taxi" potrebbe infatti non sbloccarsi per via delle cutscene di fine concerto. È quindi consigliabile concentrarsi appena possibile sulla rimozione dei cinquanta alberi richiesti, prima di confermare la selezione delle band per uno dei cartelloni.
Chitarra scordata
Le canzoni di BigFest arrivano dal catalogo Jamendo, un aggregatore di musica indipendente che ospita artisti senza contratto. Niente supporto dalla casa discografica Sony, quindi, ma non è questo il problema. I brani proposti non sembrano aver ricevuto alcun tipo di selezione e la qualità oscilla molto tra i vari artisti. Per questo diventano insopportabili i lunghissimi tempi richiesti per scaricare nuove tracce (se ne possono avere otto per volta), che annullano ogni ambizione alla sperimentazione che dovrebbe essere uno dei capisaldi del gioco. Nonostante il basso carico di giocatori, i server risultano pessimi anche in altre circostanze: all'avvio dell'applicazione, per esempio, è quasi impossibile accedere automaticamente alla modalità online e occorre forzare la connessione in un secondo momento. Si verificano poi alcune cadute della linea anche durante gli eventi, con conseguenti problemi di salvataggio a causa della continua sincronizzazione online, che in alcuni casi possono portare a glitch nel riconoscimento di oggetti sbloccabili. Alcune difficoltà si verificano anche con i cartelloni speciali, probabilmente i più divertenti per situazioni e linee di testo, e con la componente social. Quest'ultima dovrebbe permettere l'interazione con utenti di tutto il mondo tramite l'invio di disturbatori, ma in realtà i danni procurati sono visibili solo per un breve periodo e finiscono così per diventare un semplice metodo alternativo per accumulare denaro rapidamente nelle fasi avanzate del gioco.
Conclusioni
Si potrebbe continuare ma andare avanti servirebbe solo a ribadire un concetto già chiaro: nonostante un sistema manageriale ricco di variabili e una veste grafica curata, BigFest viene a mancare proprio in quello che dovrebbe essere l'elemento cardine di un videogioco, ovvero il divertimento. Visto che risulta più noioso e problematico di tanti free-to-play, è quindi difficile giustificare qualsiasi esborso di denaro per un titolo che pare essere stato immesso sul mercato con la consapevolezza di avere tra le mani un prodotto mediocre, nato da un'idea originale che è stata realizzata nel peggiore dei modi.
PRO
- Il concept di base è originale
- Alcune divertenti battute di BigDave
- Tanti elementi gestionali...
CONTRO
- ... coniugati in maniera banale e ripetitiva
- Il sistema di crescita delle band non funziona
- Problemi ai server, glitch e deludente interazione social